LE OPINIONI

IL COMMENTO Sala Ischia

Il nostro Presidente regionale De Luca, quello – per intenderci – che chiama “cialtroni” gli esponenti del Governo e, secondo il quale, tutti gli altri sono “dementi” mentre lui è l’emblema dell’intelligenza e dell’efficienza, scopre le carte e fa capire il vero scopo della campagna mediatica “Isole Covid Free”. Come si sa, contemporaneamente in vari luoghi d’Italia, si sta svolgendo sul tema “Passaggi” una campagna a favore della diffusione del libro. In questo ambito, la Scabec (Società in house della Regione Campania) ha promosso e finanziato la Fiera del Libro, che si terrà a Palazzo Reale a Napoli dal primo al 4 luglio prossimi. Certo, è opportuno promuovere la lettura di libri in una Regione in cui, su 100 lettori in Italia, solo 4 sono residenti in Campania, mentre – ad esempio – 22 lettori sono residenti in Lombardia. Certo, è positivo che la Fiera di Napoli sia dedicata allo scrittore cileno Luis Sepulveda, purtroppo scomparso l’anno scorso. Ma si avverte puzza di strumentalizzazione, di campagna politica e di autoesaltazione di un Governatore autocratico, se mettiamo insieme tre elementi. Elemento uno: Luis Sepulveda è stato scelto non per i suoi meriti letterari, bensì per il fatto che è stato vittima del Covid. Elemento due: tre delle sale del Palazzo Reale dedicate a “Napoli Città Libro” sono state rispettivamente intitolati alle “isole Covid Free”, Ischia, Procida e Capri. Dovremmo esserne fieri? Certo, qualcuno, ingenuamente, penserà di sì. Mi permetto di pensare e dire che, da ischitano, mi sento “ utilizzato”.

Terzo elemento:Il Presidente della Regione, quantunque laureato in Filosofia, ha una concezione della cultura e degli intellettuali contraria ad ogni principio di libertà di pensiero e favorevole ai “cortigiani” dal pensiero “mobile ed elastico”, una cultura che si adatta facilmente al vento di turno che spira in quel di Santa Lucia . E’ nota a tutti, ormai, la vicenda del Festival di Ravello, incentrato sulla musica, in uno scenario da favola. Il Comitato di gestione della Fondazione Ravello (ovviamente “allineato” ai parametri culturali di De Luca) dopo aver scelto come Presidente il raffinato scrittore Antonio Scurati (che negli ultimi tempi si è cimentato con la descrizione storica di “M” come Mussolini) ne ha provocato le dimissioni, in quanto aveva ritenuto fuori luogo invitare, come ospiti, lo scrittore Roberto Saviano e il Ministro della Salute Roberto Speranza. Questo invito, per De Luca, è “cialtroneria culturale”. Lasciamo per un attimo da parte Roberto Saviano, personaggio discusso (i pareri si dividono tra chi ritiene “realisticamente” importante la descrizione gomorristica della città di Napoli e chi invece ritiene che l’asetticità della descrizione, l’assenza di un giudizio etico, la mancanza di qualsiasi “luce alternativa di speranza e legalità” abbia finito col creare un clima di imitazione di stilemi e modelli pericolosi per la gioventù).

Concentriamoci su Roberto Speranza, Ministro della Salute. De Luca dovrebbe spiegare perché, per la Fiera del Libro si può reclamizzare le isole Covid Free e per la kermesse di Ravello non si può ospitare il Ministro della Salute. Forse perché De Luca si ritiene l’unico reale interprete della salute dei cittadini della Campania? Forse perché Speranza è “demente e cialtrone”, mentre lui è il salvatore dei campani? A mio avviso, sono più che giustificate le reazioni di quanti hanno condannato la “ censura” culturale di Ravello, così come hanno fatto bene coloro che hanno preso le distanze da una Fiera del Libro che suona piuttosto come la Fiera della Vanità. A mio avviso, va sottolineata e condivisa la posizione del Direttore de Il Corriere del Mezzogiorno, Enzo d’Errico, che in un editoriale dal titolo “Non andrò alla Fiera del Libro” ha scritto parole scolpite sulla pietra: “Chi intaglia parole per mestiere ne conosce a fondo la potenza. Ma sa pure che, talvolta, si rivelano consunte, prive della necessaria efficacia. E che, a quel punto, bisogna cedere il campo ad un gesto”. E il gesto d’Errico lo ha fatto, non si allinea alla folta corte degli intellettuali “flessibili” Non si può andare ad una Fiera che in teoria deve esaltare la cultura e gli scrittori, organizzata dallo stesso personaggio che ha emesso , qualche giorno prima, un editto bulgaro contro uno scrittore,Roberto Saviano e un Ministro della Repubblica. Aggiungiamo il paradosso che a Salerno, città che consacrò il Sindaco sceriffo, alla Festa del Libro viene invitato il figlio Roberto De Luca a presentare il suo libro. Al che, Roberto Saviano, rifiutato al festival di Ravello, ha ironicamente commentato: “Un grande letterato! ”Ma i seguaci salernitani di Don Vincenzo dicono che il festival di letteratura a Salerno è una “ casa di vetro”. Più che di “vetro” a me pare che questi Festival e Fiere siano di “specchio”, dove qualcuno ama mirarsi e rimirarsi.

Ritornando a d’Errico del Corriere del Mezzogiorno, egli aggiunge nel suo editoriale: “Non mi va di fare come tanti – compresi alcuni giornalisti – che sbandierano in pubblico la propria indipendenza e dietro le quinte si comportano altrimenti, partecipando al banchetto. Mi limito a mormorare la frase di Bartleby lo scrivano: Preferisco di no!” Ricordate il personaggio antisistema Bartleby, dello scrittore Herman Melville? Quanti, oggi, hanno ancora il coraggio di dire “ no” di fronte alle lusinghe del potere? Per quanto ci riguarda, senza alcun bisogno di recarci alla Fiera del Libro a Napoli, nel Palazzo Reale di De Luca, continueremo ad andare alla Libreria Imagaenaria ad Ischia Ponte e scegliere liberamente i libri che riteniamo belli e scevri da ogni sciocco servilismo culturale.

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