LE OPINIONI

IL COMMENTO Se il tassista non è tassista

L’Isola d’Ischia piace ai turisti stranieri e italiani per il mare, le terme, il Castello Aragonese, la Mortella, il cibo, il clima e la ‘dolce vita’. Un po’ meno per i tassisti, che dovrebbero andare a lezione di buone maniere. Qualcuno si chiede: sono i tassisti che sono gentaglia o è la gentaglia che decide di fare il tassista? Beh sarebbe facile rispondere ma si cadrebbe nel dire che tutti i tassisti sono gentaglia. E invece no! Ci sono Salvatore, Peppe, Pino, Gianni, Francesco… Sono tanti i nomi di persone corrette, oneste, serie e rispettose che svolgono il loro ruolo in maniera perfetta. E sono proprio loro che i sindaci e questo giornale hanno il dovere di tutelare. Sono loro che devono meritare il rispetto e non entrare nel girone dei “tassisti non tassisti”. Qualche giorno fa si è verificato un episodio spiacevolissimo a Ischia. Un tassista ha aggredito verbalmente e pare fisicamente un suo collega reo di aver effettuato una corsa “organizzata” dal porto di Ischia ad un hotel di Forio. Il tutto davanti agli occhi increduli della turista americana che, impaurita per l’aggressione, si è messa a piangere.

Molti hanno scritto per manifestare indignazione o solidarietà. Che una buona parte di tassisti ischitani assomigliano poco a tassisti e moltissimo ad attaccabrighe e cafoncelli di bassa legaè una certezza e i casi degli ultimi giorni lo confermano. Quando un tassista alza le mani o la voce su colleghi o turisti, significa che l’ospitalità ischitana sta andando in frantumi. Purtroppo loro sono il primo biglietto da visita che il turista ha con l’isola. Uno pensa alla frase di Truman Capote che mentre scendeva dal vaporetto inciampò e ruppe l’orologio. Il commento dello scrittore Raffaele La Capri, in merito a questa scena, era che l’isola non era il posto per la fretta e la furia delle cose ed infatti Truman Capote vi rimase quattro lunghi mesi.

Evidentemente i tassisti dell’epoca non fecero fuggire i turisti e nel caso specifico, Truman Capote ma erano accoglienti e ospitali. Ci sta che un giorno e diverso dall’altro e ci sta che si è arrabbiati così come nervosetti. Ma l’aggressione, la volgarità, l’inciviltà non va bene, è una mancanza di rispetto nei confronti dei colleghi che lavorano con serietà, con correttezza. E allora vorrei dire a questi “tassisti non tassisti”: se i turisti scappano, tu non guadagni, la tua famiglia non l’aiuti. Questi “tassisti poco tassisti” meriterebbero una squalifica a vita, non foss’altro che per l’esempio offerto a tutta l’isola e alle persone presenti.

E ci aspettiamo che questi “tassisti non tassisti”, alcuni di loro sembrano usciti dalla sceneggiatura del film “La guerra dei cafoni”, ci iniziano a parlare di famiglia come giustificazione: “io tengo famiglia”. Oppure del mutuo di casa, il mantenimento dei figli, la crisi, la pandemia e magari aggiungiamoci anche all’elenco i cani e le rate della motocicletta. Messaggio sottinteso: il “tassista non tassista”non si è comportato male aggredendo il collega ma per proteggere il tenore di vita dei suoi cari. Ed ecco che nasce la famiglia come attenuante.

Ma ora basta! Tutti abbiamo famiglia, tutti viviamo la crisi, tutti usciamo da una pandemia. Voi siete parte integrante del turismo ischitano e dovete rispettare le regole ma sembrate più battitori liberi del cattivo gusto e dell’inciviltà. Se volete aiutare veramente la vostra famiglia, comportatevi in maniera rispettosa, corretta, seria.Ora è troppo tardi per le scuse. Bisogna intervenire e dare l’esempio. Il passare dei giorni non farà dimenticare questa storia. Chi non sa stare in una comunità, nella nostra società deve stare a casa. E’ una sua scelta non nostra. Ora è troppo tardi, ci sentiamo traditi. Difendiamo i tassisti seri, non i “tassisti non tassisti” con laloro legge del ceffone, oh pardon, del cafone.

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