LE OPINIONI

IL COMMENTO Se la societa’ dimentica gli anziani

Li vedi sulle fermate del pullman, aspettano che passi oppure meglio ancora chi li riconosce e magari gli da un passaggio. Per dove? Non è importante, si scambiano due chiacchiere, possibilmente indietro nel tempo, quando occupavano un posto in società invece di essere come adesso, un numero come tanti. Mani che hanno lavorato tanto, che hanno sfamato, accarezzato, calmato bambini diventati gli uomini di oggi, mani che adesso sono alla ricerca di un’altra mano, per una carezza, per una conferma, per tutto l’amore dato, per allontanare la paura di essere rimasti soli. Eppure sono stati, madre o padre e ci hanno accompagnato e sostenuto, senza pensare mai di non farcela e spesso adesso sono soli. Hanno perso la compagna o il compagno, i figli sono fuori per lavoro, o sono troppo impegnati per potersene occupare e il fardello della solitudine incombe su di loro. Li incontri al supermercato che fanno la spesa e ti chiedono di prendere quel prodotto perché non ci arrivano, oppure di vedere la data di scadenza, e in un attimo ti raccontano metà della loro vita, con tutta la vivacità che hanno ancora negli occhi, poi torneranno a casa e troveranno il silenzio e magari non cucineranno nemmeno quello che hanno comprato, mangiare da soli, oppure in compagnia della tv, non è poi così invitante, e la solitudine diventa ancora più pesante. Ma in una società che invecchia e in un isola turisticamente diventata per vecchi cosa offre per i nostri anziani? Nulla!

Noi siamo cresciuti con i nonni, hanno avuto un ruolo fondamentale nella nostra crescita, sempre presenti in casa a dare il loro sostegno. Mia nonna mi accompagnava all’asilo, mi veniva a prendere, mi dava i soldini per le caramelle, era la mia confidente, il mio avvocato, era subito pronta per difendermi, con me era tornata madre, di sua nipote e con qualcosa in più, il tempo illimitato che poteva dedicarmi. I suoi racconti, ero troppo piccola per poterli ricordare, ma ne conservo ancora il ricordo prezioso della sua dedizione, perché io l’ascoltavo, la guardavo, le prestavo l’attenzione giusta per le sue perle di saggezza. Erano anche altri tempi, adesso i bambini sono troppo occupati, tra la scuola, le attività pomeridiane e gli immancabili tablet e smartphone. Ed è proprio come diceva mia nonna, “ la vita è una ruota e non dobbiamo dimenticarcene “, diventeremo di nuovo genitori, dei nostri genitori, i ruoli si invertono. Il cambiamento è difficile da gestire, abituati a considerare i nostri genitori come delle rocce, veri e propri pilastri a cui appoggiare tutte le nostre difficoltà, ci ritroviamo a passare il testimone, e accompagnarli in questa fase di vita che rivela tutta la loro fragilità, la loro dipendenza da noi, senza dimenticare di abbracciarli, di prendere tra le nostre mani anche la loro anima, scambiare un sorriso, noi che ne abbiamo ricevuti tanti da bambini. Ci chiedono di essere pazienti, quella stessa pazienza che hanno avuto con noi, un gesto affettuoso, con quello stesso amore con cui ci hanno cresciuto e chiedono, di non farli sentire un peso, di non considerarli un peso.

Lo chiedono con quegli occhi un po’ velati, con le mani tremanti, con quel cuore dove ci siamo addormentati tante volte da piccini. La vecchiaia dei genitori è un opportunità per noi per ricambiare tutte le attenzioni che abbiamo ricevuto, e noi in quanto figli non possiamo far altro che accettare di essere responsabili della loro vita. Eppure c’è poco per loro, in ogni Comune ci dovrebbe essere un centro ricreativo dove potersi incontrare, svolgere delle attività, prendere un caffè in compagnia, giocare a carte, con un servizio navetta per poi riaccompagnarli a casa, per farli sentire più indipendenti e invece c’è il vuoto e non riescono a riempire i loro spazi. Non esiste la mentalità di pensare allo svago per la loro fascia di età, potrebbero persino svolgere dei piccoli lavori, dare lezioni, ma servono proposte serie rivolte a loro, non sono invisibili, hanno ancora tanto da dare, siamo noi a dimenticare troppo spesso che è solo grazie a loro, se occupiamo un posto nella società, dobbiamo riempire il loro tempo con degli spazi dedicati, diventano come bambini un po’ cresciuti e hanno bisogno di attenzioni e non può pesare solo sulla famiglia, è tutta la comunità a doverli amare di più.

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