IL COMMENTO Se l’allerta meteo diventa una barzelletta
Diciamocelo senza fare troppi giri di parole, le allerte meteo costantemente diramate dalla Protezione Civile stanno diventando, e vogliamo essere generosi, una vera e propria barzelletta. Un marinaio come me abituato a leggere i bollettini meteo da una vita si sorprende sempre di più nell’assistere alle loro emanazioni. Trasecolo, davvero non riesco a capire. Si avverte l’impressione netta che qualcuno abbia l’assoluta necessità di mettere al sicuro la sua carica istituzionale. Martedì, ad esempio, dalla lettura di Windy si evidenziava che mercoledì avremmo avuto una bella libecciata ma che la pioggia sarebbe stata poca. Il risultato? Manco a dirlo, mercoledì ecco arrivare implacabile l’interruzione delle scuole (con la chiusura dei plessi di ogni ordine e grado sull’intera isola) e di molte corse di navi e aliscafi. Un film già visto, insomma.
Ma adesso mi sia consentito un breve racconto. A metà degli anni cinquanta un centinaio di ischitani, tra cui il sottoscritto, frequentavano l’Istituto Nautico di Procida, recandosi sull’isola tutti i giorni. In cinque anni avremmo avuto non più di cinque interruzioni delle corse delle piccolissime imbarcazioni che allora facevano servizio per Napoli. Quando vi era tempesta se spirava il libeccio o scirocco si andava in porto. Se il cattivo tempo era dai quadranti nord si scendeva a terra dietro il Castello o alla Coricella con le barche a remi che accostavano le navi. Ed allora ecco le considerazioni da fare. I capitani Riccio, Monti, Pilato e quelli della Span erano più capaci degli attuali? No, di certo. Piuttosto, e su questo non vi è dubbio, erano più coraggiosi ma non più capaci perché gli attuali comandanti con navi più grandi hanno più difficoltà ad entrare in porto anche se le navi sono tecnicamente meglio fornite di apparati idonei a manovrare in spazi ristretti.
Ed allora? E’ un andazzo. Sta venendo meno il senso di responsabilità. Il tipo di società esistente negli anni cinquanta si è letteralmente trasformato. Allora la gente, tutta la gente, sapeva che alcune cose andavano fatte perché i tempi erano duri. Un invito ai Sindaci. Distinguete tra mare cattivo e bombe d’acqua che potrebbero creare qualche pericolo e provvedete in autonomia nel decidere di non mandare a scuola tutti gli studenti isolani in una giornata come quella di mercoledì.