IL COMMENTO Stefano Caldoro da Craxi a Meloni

Come definire la carriera politica dell’ex Governatore di centro destra della Regione Campania, Stefano Caldoro? Potremmo definirla “Carriera di un libertino”, ovviamente non nel senso sessuale della parola, ma in senso politico di chi attraversa, con disinvoltura, tutto l’arco politico italiano, privilegiando le mire individuali rispetto ai legami ideali e politici di partito. E agli ischitani “Carriera di un libertino” dice molto. Riporta alla mente l’opera di Strawinskij, il cui libretto fu scritto da Wystan Auden e Chester Kalman, ispirati a loro volta a Maria Senese, Baba la Turca,del Bar Internazionale a Forio . Ma perché mi interessa parlare e proporre ai lettori la carriera di Stefano Caldoro? Perché è un caso emblematico di incoerenza politica,oggi molto diffusa e che trova equivalenti anche nella nostra isola. Perché, da giovane militante del PSI, conoscevo e stimavo il padre Antonio (Tonino). Perché in seguito ho conosciuto lui, giornalista, consulente aziendale, parlamentare, laureato in Scienze Politiche. Perché vorrei capire come un socialista riformista può, partendo da Bettino Craxi, transitare per Berlusconi e Forza Italia (e fin qui passi, perché è stato il medesimo percorso fatto da molti ex socialisti, con la diaspora provocata da tangentopoli, i quali diedero prevalenza a un sentimento “ri-sentimento” anti comunista diffuso e forse anche giustificato) per approdare infine nelle braccia della Meloni. Intendiamoci, io rispetto chi milita convintamente e coerentemente nella destra, per quanto sia lontana dalle mie convinzioni, ma faccio fatica ad accettare che da socialista si possa diventare fans della Meloni e di Fratelli d’Italia. E’ vero che è stato autorevolmente detto: “Solo gli stolti e i morti non cambiano mai idea (James Russel Lowell, che fu ambasciatore degli Stati Uniti in Spagna) oppure “Chi non cambia mai idea non cambia nulla (George Bernard Shaw); ma c’è un limite a tutto: “cambiare” è una cosa, “ribaltare” è tutt’altra cosa.
Queste migrazioni da sinistra a destra o viceversa mi sanno tanto di opportunismi e ricerca spasmodica di nuove collocazioni e posti di potere. In tale ottica, non apprezzo affatto che Caldoro, ormai bollito a livello regionale, si sia dimesso in attesa del nuovo incarico (arrivato puntualmente) assegnatogli dalla premier: ruolo di facilitatore-mediatore con le rappresentanze sociali. Che caratteristiche ha Stefano Caldoro per meritare questo importante incarico? Esperienza politica: è stato Sottosegretario, Vice Ministro, Ministro per l’attuazione del programma di Governo, oltre che Governatore della Campania. Tratti signorili e dialoganti. Toni pacati e moderati. Una certa attenzione per le compatibilità di bilancio, prima alla Cassa Depositi e Prestiti, in qualità di consigliere e poi alla Regione Campania, in qualità di Presidente. Coniugato con una brillante scienziata, di fama internazionale, Anna Maria Colao. Una carriera notevole, nel cui percorso non rimane però traccia di memorabili iniziative. Nel nuovo incarico affidatogli da Meloni dovrà raccordarsi, oltre che col Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Mantovano, anche con la Ministra Calderone e col Ministro Foti. Foti e la mediazione non ci stanno insieme, come il radicale e propagandista Foti non si sposa col moderato Caldoro. Pare che, in questi ultimi giorni, Giorgia Meloni abbia tentato un disgelo con tutti e tre i Sindacati e in quella sede (Sala Verde di Palazzo Chigi) ha annunciato la nomina di Stefano Caldoro a Consigliere di Palazzo Chigi per le relazioni con le parti sociali. Tra i vari argomenti che saranno oggetto di confronto tra Governo e Sindacati c’è anche una vasta rivisitazione e riprogramazione del PNRR. Insomma, prima che emerga, in tutta la sua dimensione, l’enorme ritardo del PNRR, si tenta di coinvolgere il Sindacato, finora tenuto ai margini. Essendo teso e difficile il rapporto tra le rappresentanze sociali e Meloni e, peggio ancora, con Foti, si tenta con un ex socialista il riavvicinamento. Il provvedimento che dovrebbe fungere da sciogli ghiaccio tra Governo e Sindacati è l’abolizione del subappalto a cascata, principale fonte di incidenti gravi sul lavoro. Ma è un paradosso che si voglia ripristinare l’intermediazione sociale con un intermediario come Stefano Caldoro. L’intermediario degli intermediari! Ma Stefano Caldoro si sente a suo agio nel tentare di strappare un onorevole accordo sul trattamento dei lavoratori proprio nel momento in cui i partiti di Governo e, addirittura, il Presidente del Senato invitano i cittadini a non andare a votare e far mancare il quorum per i referendum che dovrebbero aumentare la tutela dei lavoratori? Allora, possiamo tranquillamente dire che la carriera politica di Stefano Caldoro è attualmente nel tratto decrescente di una parabola.
Non sono mai stato forte in matematica ma so che è sbagliata la locuzione “parabola discendente” perché non esiste una parabola che sia solo discendente, c’è una fase ”crescente” e una “calante”. E Stefano non si illuda, la fase crescente della sua parabola politica è finita da un pezzo e gli resta quella calante. Ma che l’affronti su una sponda politica opposta a quella da cui era partito è motivo di forte rammarico. Ma, alla fine di queste amare considerazioni, sento il dovere di dire che ci fu un momento in cui solidarizzai totalmente con Stefano Caldoro. Fu quando il suo rivale politico, Nicola Cosentino, parlamentare poi condannato a 10 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, cercò di distruggerne l’immagine pubblica, con un dossier vile e falso sulla vita privata. L’incoerenza politica è una cosa, la delinquenza è tutt’altra cosa!.