IL COMMENTO Un figlio di emigranti

Ancora una volta il nuovo Papa è un emigrante, non dell’America del Sud, come per Papa Francesco, ma dell’America del Nord. Anche Leone XIV è figlio di uomini che si sono messi in cammino, in questo caso dalla Francia, che usciva da una devastante guerra con l’Impero Austro-ungarico, per fuggire dalla miseria e ricominciare una nuova vita. Mi ha ricordato un po’ la nostra storia, dei tanti ischitani che tra la fine dell’Ottocento hanno lasciato l’isola in cerca di fortuna, chi per l’America del Sud, chi per gli Stati Uniti e altri ancora per l’Australia. Sono figlia di una nonna nata a New York, nacque a Brooklyn, i suoi genitori erano di Casamicciola e decisero di lasciare l’isola in seguito del terribile terremoto del 1883. Distrusse gran parte del piccolo comune termale, e la sua famiglia partì per gli Stati Uniti per sfuggire alla miseria ed aprire le porte alla speranza di una vita migliore, ricordo ancora nei racconti di mia nonna, che la sua famiglia quando arrivò in America, venne sbarcata ad Ellis Island, dove fu sottoposta ad estenuanti visite mediche e a lunghissime attese. Per mia nonna fu diverso lei nacque a Brooklyn, ma ne parlava sempre, tanto sarà stato traumatico per i suoi genitori l’ingresso negli Stati Uniti. Mia nonna fece ritorno in Italia, in seguito alla morte del padre, ma doveva sposarsi con un americano, era una ragazza bellissima e mio nonno ischitano s’innamorò di lei, solo vedendola. Ogni sera andava sotto casa sua alla Sentinella a Casamicciola e le esprimeva tutto il suo amore, suonandole serenate con il suo mandolino, le dolci melodie, toccarono il cuore di mia nonna che non partì più per New York e sposò mio nonno.
Nonna Lilly mi diceva tante cose, ma questa storia me la narrò mio nonno Salvatore molti anni dopo la sua morte, mi disse che mi voleva fare un regalo, aprì una credenza e prese il mandolino, mi raccontò la loro storia e me lo pose tra le mie mani, con quella lenta delicatezza con cui si maneggiano le cose preziose. Mi fece fare una promessa, quella di portarlo sempre con me, perché rappresentava la storia della nostra famiglia. E così ho fatto sempre, lo conservo gelosamente e troneggia nella mia credenza. L’elezione del nuovo Papa ha rievocato i miei ricordi, un passato comune, che lega tante famiglie sparse nel mondo. Le nostre origini, siamo stati emigranti, tanti ischitani in passato hanno lasciato l’isola per un futuro migliore e gli inizi sono stati difficili, ma gli Italiani soprattutto negli Stati Uniti con la professionalità si sono fatti strada in un paese in evoluzione, e in tanti non sono più ritornati, come la famiglia di Jimmy Kimmel, famoso conduttore televisivo che ha raccontato delle sue origini italiane, precisamente di Casamicciola, anche i suoi familiari partirono in seguito al terremoto del 1883. Questo Papa, figlio di immigrati italiani, francesi e spagnoli, nato a Chicago, formatosi tra gli Stati Unito, Roma e il Perù, rappresenta una sintesi del mondo globale. “I miei nonni erano tutti immigrati”, ha dichiarato con commozione, rievocando le radici familiari che hanno plasmato il suo sguardo aperto, accogliente e sensibile verso chi cerca una nuova casa oltre le frontiere.
Il tema dell’accoglienza non è per Leone XIV una mera questione politica, ma un imperativo evangelico. Lo ha dimostrato più volte, anche con parole forti e chiare. Solo tre mesi fa, criticò apertamente il vicepresidente statunitense JD Vance per le sue politiche anti-migranti, confermando una visione che rifiuta la logica del rifiuto e dell’esclusione: «Non possiamo costruire muri contro chi fugge dalla miseria e dalla guerra». Il mondo ha bisogno della sua luce. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Questo suo discorso di esordio preannuncia esplicitamente l’invito al confronto, a deporre le armi per una pace che costruisce e non distrugge.