LE OPINIONI

IL COMMENTO Un terremoto che si vuole dimenticare e nascondere

di LUCIANO VENIA

Per 130 anni l’isola di Ischia pur risultando di origine vulcanica e poggiando su un campo vulcanico si dice di 32 crateri è stata immune dagli effetti di un forte terremoto. Mia nonna nata nel 1899 e morta nel 1960, e che non ho mai conosciuto essendo nato dopo – ha evitato di affrontare questo dramma. Questo oblio ha riguardato sei generazioni di isolani. Tutti noi, i nostri padri e i nostri nonni. Vero è che Ischia ha sempre avvertito i sismi dell’irpinia come nel 1930, nel 1962 e da ultimo nel 1980 ma questi, pur di notevole intensità e potenza, hanno provocato solo danni limitati. Pure il Matese periodicamente genera terremoti qui avvertiti ma tutto sommato di minimo impatto. Diversamente negli ultimi secoli l’area del Maio-Fango nella parte collinare di Casamicciola ha rappresentato l’epicentro di molte scosse diffuse lungo gli anni specialmente dell’800. Noi ricordiamo le cronache del 1883 coi suoi 2900 morti dichiarati o quello antecedente del 1881 con quasi 200 vittime ma eventi significativi sono avvenuti anche nel 1275, 1796, 1828 con ulteriori scosse di minore forza in altri decenni.

Questi strani sismi molto localizzati e molto distruttivi accompagnano la storia dell’isola tanto che le antiche cronache parlano di “tremuoti” spesso accompagnati da boati e fenomeni geofisici altri. E infatti il movimento ondulatorio, sussultorio e di torsione censito anche nel 2017 è singolare per diramazioni, effetti, traiettoria. Il Mercalli a seguito della catastrofe del 1883 suggerì di ricostruire nella zona oggi detta di Perrone poiché aveva studiato gli effetti minimi su quella area di Casamicciola al contrario di un panorama fatto altrove di rovine indicibili. Il 1883 offre testimonianze di fotografie, disegni, cronache di stampa davvero sconcertanti con la riproduzione degli edifici sventati, squassati, crollati, atterrati e immensi cumuli di macerie sotto le quali centinaia e migliaia di corpi di isolani e turisti restarono offesi e tolti alla vita costringendo a scavare e riempire ampie fosse comuni in più punti o inumazioni di urgenza diffuse. Così nel teatro eduardiano entrò poi la esclamazione “qua succede Casamicciola” per indicare una sciagura catastrofica. Anche a seguito dell’avvenimento del 21 agosto 2017 uno scienziato, stavolta il Prof. Giuseppe Luongo, vulcanologo esperto e studioso del vulcanesimo e dei sismi dell’isola di Ischia, ha con garbo ma con forza invitato le pubbliche autorità a non ricostruire nelle zone dell’epicentro ritenute ad alto rischio ma a scegliere insediamenti diversi. Nell’area del cratere ha proposto il prof. Luongo si dovrebbe realizzare un centro di ricerca e studio mondiale per approfondire le conoscenze scientifiche di sismologia e vulcanologia all’insegna del recupero ambientale. Chi è nato in quelle zone specie gli anziani ovviamente resiste e si oppone a una tale determinazione e forse tutti cercherebbero di rivendicare il diritto a vivere ancora laddove si è nati e per lungo tempo si è vissuti. Ma ancora oggi evitiamo tutti di porre e di porci la domanda fondamentale: Che accade a Casamicciola periodicamente? Che cosa è avvenuto il 21 agosto?

Io da subito ho compreso che pur essendo abbastanza rilevante la Magnitudo dell’evento essa non è paragonabile alla forza atomica del 1883. Oltre questo, spesso rimuoviamo del tutto il dolore e i lutti già registrati due anni prima e cioè nel 1881; eppure di essi restano tremende e tristissime cronache di orazioni funebri per le decine di vittime e un panorama di crolli e disastri. Ma poi Casamicciola e l’isola intera vollero subito andare oltre e dimenticare. Si pensò, sulla scorta di altre testimonianze antiche, che essendoci stato un sisma nel 1881 difficilmente ne sarebbe arrivato un altro poco dopo e più forte. Così si riedificarono case, alberghi e riaprirono accorsati stabilimenti termali e nel periodo dell’alta stagione artisti da ogni parte del mondo facevano tappa in una stazione termale unica per bellezza. Le testimonianze orali tramandavano la notizia incredibile che gli abitanti del Porto di Ischia avrebbero appreso del fatto solo molte ore dopo o persino il giorno seguente quando videro sfilare davanti alle coste isolane i brigantini dei soccorsi provenienti da Napoli. Vero è che l’evento interessò gli altri cinque comuni con centinaia di case distrutte da Serrara a Barano, da Panza a Forio, da Lacco a Casamicciola ma non Ischia Comune, tranne una abitazione nella curva di Sant’Alessandro sovrastante il porto. Ebbene il 2017 ha confermato la veridicità di quella affermazione. E infatti alle 20.57 del 21 agosto mi trovavo a Ischia al Corso Vittoria Colonna seduto a un bar e all’improvviso vi è stato un black out, subito ho pensato a un sovraccarico per il caldo e i condizionatori tutti sparati al massimo. Mi alzo all’impiedi, faccio qualche passo e avverto una sensazione incredibile. La terra diviene “acqua” e sento delle onde come quando ci si approssima al bagnasciuga con l’acqua del mare che lambisce i piedi. Allora capisco: Terremoto! Per la conformazione sotterranea delle rocce o delle faglie Ischia Porto viene salvata dal sisma casamicciolese, sempre, e le cartografie del prof. Luongo dimostrano che un sisma XI grado Mercalli qui arriverebbe del 4^ o 5^ nonostante i pochissimi km in linea d’aria dall’epicentro. Un mistero geologico e una fortuna per Ischia.

E così è stato anche stavolta; l’onda che al Maio ha seminato la morte ad Ischia Porto è arrivata come la movenza lenta di una culla. Trascorsi i pochi istanti del fenomeno ricordo di avere pensato, povera gente deve essere stato un forte terremoto con epicentro in Irpinia o in Sicilia e si è propagata l’onda fino a qui. Solo dieci minuti più tardi scendendo verso il Porto, i telefonini cominciarono a restituire le foto delle case crollate a Casamicciola e Lacco e sulla rete comparivano video della gente in strada; mentre da Sky Tv la conferma, il sisma riguardava l’isola. Il bilancio gravissimo con due morti, cento feriti e centinaia di case danneggiate nei tre comuni di Casamicciola, Lacco e Forio. Eppure l’evento è durato solo tre secondi. I video che riprendono una vettura in strada che si muove come mossa da mille mani o le feste familiari, filmati disponibili su you tube, raccontano attimi terribili. Pur essendo il 21 agosto un evento di molte volte inferiore per potenza a quello del 1883 se invece di durare pochi attimi esso si fosse verificato per gli stessi tredici secondi del 1883 la devastazione sarebbe stata forse davvero molto grande. Grazie a Dio questo non è accaduto. Abbiamo quindi il dovere di interrogarci e di decidere con coscienza cosa fare nell’ottica della prevenzione e della precauzione per non trovarci tra un anno, dieci, cinquanta o cento a fare un nuovo amaro conteggio. Il 21 agosto è stato un segnale, un allarme, un richiamo e deve essere un monito per restare in guardia e minimizzare i rischi. Non sappiamo se con questo sisma si sia inaugurato un cluster, un grappolo di eventi o si sia trattato di un fenomeno a sé stante. Per saperlo occorrere comprendere cosa è stato, perchè si è generato, se il pericolo è cessato o ancora persiste. Il gioco del silenzio è il modo peggiore di rispondere alla forza soverchiante della natura.

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