IL COMMENTO Ve lo ricordate il Covid?
DI GIORGIO DI DIO
Ve lo ricordate Giovanni? Giovanni non era più così giovane ma neanche tanto vecchio. Certo i suoi problemi di salute ce li aveva. Il Covid gli faceva paura. Aveva il terrore che se lo prendeva e lo ricoveravano, lo intubavano, lo buttavano su un letto con il pannolone e neanche lo cambiavano, perché i problemi erano tanti e tempo per queste cose non ce n’era. Giovanni aveva chiesto il vaccino ma il medico gli aveva detto che con le sue patologie non lo poteva fare. E ve lo ricordate Andrea? Andrea era un infermiere della terapia semintensiva covid. Da qualche giorno avevano ricoverato Giovanni una persona non così giovane, ma neanche tanto vecchia. Giovanni non si era potuto vaccinare e aveva preso il covid. L’aveva preso male il maledetto covid. Un esempio della situazione drammatica creata dal virus. Giovanni non riusciva a respirare , non poteva staccarsi dall’ossigeno nemmeno per inumidirsi le labbra arse. Gli occhi di Giovanni chiedevano aiuto e Andrea si disperava di non poter fare di più di quello che faceva. Il fatto è che solo guardandolo negli occhi non poteva capire di cosa avesse bisogno di più. Ma Andrea sapeva lavorare di fantasia. E gli sembrava di capire che chiedesse di poter avere vicino la moglie o quella figlia che telefonava tutti i giorni e nessun gli poteva rispondere. E allora cercava di sorridergli ma sapeva bene che lui non riusciva a vedere il sorriso nel volto chiuso in una tuta e coperto di maschera e visiera. E poi anche lui era esausto anche se sapeva che non poteva mollare. Non doveva mollare mai. Eppure, Andrea aveva anche lui una famiglia che lo aspettava, aveva i figli che volevano la sia attenzione. Ma lui non aveva tempo per la sua famiglia lui doveva assistere gli altri quelli che stavano morendo e li doveva assistere anche se il vaccino non lo avevano voluto ed era per questo che erano finti lì.
E ve lo ricordate Stefano? Stefano faceva l’autista nell’esercito. Stefano era alla guida di uno dei camion, il 18 marzo 2020 . Un camion che faceva parte di quella fila lunghissima di camion a Bergamo. Non portavano pasta , né pane, né sale, né zucchero. Portavano cadaveri solo cadaveri. I camion attraversavano Bergamo di notte verso Modena e Bologna. Trenta camion in fila i cui motori sembrano un lamento nel silenzio. Perché a Bergamo non c’era posto nemmeno più per i cadaveri e la gente aveva a malapena la forza di far scendere le lacrime chiudendosi dentro il dolore troppo forte. Io credo che oramai abbiamo tutti dimenticato. Ma la giustizia no, la giustizia non ha dimenticato. La giustizia ha fatto le sue inchieste, ha cercato i suoi colpevoli. Diciannove ministri e funzionari di alto profilo sono stati messi sotto inchiesta. La magistratura ha perseguito persone che si sono trovate all’improvviso a gestire una epidemia mondiale sconosciuta e imprevedibile, con un tasso di infezione altissimo, mortale. Persone che hanno subito un calvario giudiziario, perché hanno fatto degli errori. Ma chi poteva non commettere errori in quella situazione così incredibilmente caotica?
Oramai la vicenda si è conclusa e tutte le accuse sono cadute, tutto è stato archiviato. Cosa è rimasto se non l’assurdo di un’indagine partita soprattutto perchè le grida mediatiche della piazza volevamo un colpevole per qualcosa che non capivano, per lenire in parte un dolore che non sopportavano? Queste inchieste dovrebbero tenere conto di tutti i limiti e di tutte le garanzie di una situazione di una tale emergenza che se ne trovano pochissime nella storia. Ma tutte le garanzie sono scomparse nel processo soprattutto mediatico determinato soprattutto dal dolore e dalle ferite della pandemia che sono ancora aperte. Gli accusati sicuramente si sono sentiti disorientati da questa sete di giustizia sommaria esercitata nome del popolo italiano ma dal sapore solo fantasioso. Ci sono state sicuramente delle lacune nelle azioni dei politici dei funzionari, ma erano pianamente giustificate dall’eccezionalità della situazione e, comunque non hanno fatto danni che non siano quelli che la situazione stessa ha determinato. I processi sono durati quattro anni e si sono rivelati inutili. Anzi non avrebbero mai dovuto iniziare perché la magistratura deve perseguire i reati, quelli veri, ma non le persone che hanno fatto di tutto per aiutare la popolazione e non per avere visibilità o notorietà.
Il Covid è stato un evento drammaticamente eccezionale. La reazione doveva per forza di cose essere altrettante eccezionale. E persone che dopo che si sono messe in gioco per gestire questo evento, sono state anche accusate di negligenza avevano il diritto di essere difesi di più dai loro colleghi dagli amici, dalla gente. La magistratura deve fare il suo dovere con assoluta indipendenza e non deve avere influenze esterne, ma ha un prestigio da difendere questo non deve essere messo in dubbio da iniziative che non hanno un fondamento credibile. Questa volta ci sono capitati un gruppo di politici e funzionari, colpiti da una maxi-inchiesta giudiziaria, dopo che si sono trovati a gestire la prima fase della pandemia, praticamente quella più difficile e con maggiori incertezze. Inchiesta che ha suscitato numerosi interrogativi soprattutto perché è un’inchiesta che entra nel campo penale e, deve tener presente tutte le garanzie previste per il particolare momento, anche per non mettere a rischio interventi essenziali e fondamentali per una guerra che per essere combattuta ha bisogno di tranquillità. Finalmente ora possiamo dire tutto è bene quel che finisce bene.
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