IL COMMENTO Vorrei un’isola di una bellezza senza uguali
DI ARIANNA ORLANDO
A te basta la felicità di essere l’abitante di una graziosa isola nel Mediterraneo ma a me no, io voglio che la mia isola sia di una bellezza senza eguali al mondo. Scrivo dall’altezza di una sedia ma le cose sono tanto difficili da farmi sentire sulla sedia più alta del cosmo e da qui l’universo è emblematico e immenso e le cose da scrivere sono nascoste sotto un pulviscolo di ombre e oggetti. Solo una cosa è bella: la forma s-regolata dell’isola, di notte e di giorno, con il bel tempo e con il maltempo. Elsa Morante diceva che nessun affetto al mondo può eguagliare quello della madre e io sento di darle ragione al punto che ritengo irraggiungibile il punto d’amore tra un figlio che ama la terra-madre e lei: terra compatta, terra d’origine. La storia nella Genesi racconta che l’uomo è stato fatto d’argilla, acqua e terra mischiata, e io allora mi sono detta che forse Dio deve avere impastato ciascun uomo con la terra da cui proviene perché tanto è magnifico e grande e inspiegabile questo legame che la storia non potrebbe essere andata in altro modo che così.
La mia isola proviene da un luogo profondo del pianeta, sputata fuori da una tosse del nucleo di fuoco, poggiata sulle spalle di Tifeo, amata da Zeus e da Dio. Isola delle scimmie, isola dei vasi, isola della coppa di Nestore, del canto, delle tradizioni, del pane e pomodoro più buono possibile. Pare di vedere un miraggio perché Ischia pullula di bellezza in ogni dove, dalle acque marine che le cingono il corpo come un velo di sposa a quelle interne, innocenti e calde, come un miracolo del ventre. E la terra è grassa, rigogliosa. È bella arsa al sole d’estate, fredda e secca d’inverno. È bella gonfia d’acqua, è bella se non piove da giorni. Le case compaiono al posto degli alberi, sui fili indecisi della terra che ogni tanto si muove. Dalla cima del monte Epomeo, che mi ha sempre ricordato un uomo vecchio come mio nonno ora, mi pare di vedere il mondo dalla cima dell’universo. Da quel punto tocco la distanza con il cielo, da quel punto procedo in discesa verso il mare che mi accoglie a braccia aperte. Leggiadre si sospendono le foglie intorno ai rami, come luci rosse e gialle attorno alle ringhiere verdi dei balconi nei giorni di festa. E ci piace in questo spazio intermedio fra il mare e le altre isole vivere d’amore per te, Isola bella! Ci piace la festa del Santo a settembre, le derivazioni dolciarie da altri porti- ci piace importare il cannolo, la sfogliatella, le lingue di gatto – ci piace la zingara e ci piace l’erba grassa sotto i piedi, il tramonto a fine agosto sospeso sulla linea azzurra del cielo mentre il caldo sembra scioglierci i piedi. E ci piace dire come si chiama il luogo da cui veniamo e soprattutto ci piace, quando ci allontaniamo da questa terra rigogliosa, tornare.
Già, l’unico neo isolano è quello di una umanità corrotta, per tutta questa bellezza violata…
Che tristezza!