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Il cuore di Goffredo: «Così ho voluto ricordare Cassandra»

Secondo l’avvocato, componente del Comitato “La strada del Buonsenso”, l’ennesima tragedia della strada impone una reazione che non sia solo emotiva: «Se la cultura della sicurezza non viene dal cittadino, devono essere le istituzioni, le amministrazioni, le forze dell’ordine a fare tutto il necessario affinché questa cultura si crei»

«È stato un gesto scaturito da un moto di dolore e di rabbia». Il giorno dopo, Mario Goffredo commenta l’immagine che lo ha immortalato a piazza degli Eroi con un cartello che mostrava agli automobilisti la scritta “Basta morti in strada”, poche ore dopo la tragedia che aveva portato via Cassandra Mele, la 37enne caporal maggiore dell’esercito travolta con la sua bici da un’automobile. «Conoscevo Cassandra – continua l’avvocato Goffredo – era una persona squisita, una sportiva, una ragazza dagli occhi buoni e giusti. Mi stringo intorno ai suoi familiari, che conosco, consapevole dell’immensità di questo dolore. Quando la incontravo, Cassandra mi ha sempre dato buone vibrazioni ed energie, e sapere di questa morte assurda è stato davvero terribile, così come è terribile che su questo territorio ciclicamente si verifichino queste tragedie.

«Quando ho saputo dell’incidente di Cassandra non riuscivo a rimanere a casa, volevo fare qualcosa, e allora ho preso quel cartello e sono andato in piazza. Speravo che altri mi avrebbero affiancato, fino a creare una massa di persone per dire “basta”: avrebbe potuto essere un modo per dimostrare che questo territorio non tollera più simili disgrazie»

Quando ho saputo di Cassandra, non riuscivo a rimanere a casa, volevo fare qualcosa, e allora ho preso quel cartello e sono andato in piazza. Sinceramente in cuor mio speravo che altri mi avrebbero affiancato, fino a creare una massa di persone per dire “basta”, ma purtroppo non è andata così. Per carità, non me ne faccio eccessivamente un cruccio, né pretendo che altri dovessero seguire il mio gesto, ma poteva essere un modo per dimostrare che questo territorio non tollera più simili disgrazie». L’amarezza è tanta, specialmente pensando a quanto è stato fatto negli ultimi anni per sensibilizzare la comunità isolana a vari livelli, a partire dalle scuole, e Mario Goffredo insieme agli altri componenti del Comitato “La Strada del Buonsenso” è sempre in prima linea: «Capire quale sia stata la dinamica e le cause effettive dell’incidente è qualcosa che compete alle istituzioni e autorità preposte. Non sappiamo nemmeno quanto abbia giocato la fatalità o meno, dunque è del tutto fuori luogo avanzare giudizi o fare processi. Non sarebbe affatto giusto: oltretutto sono sempre del parere che queste sono sempre tragedie che riguardano non solo la vittima, che paga il prezzo più alto e amaro, ma riguardano tutti coloro che sono coinvolti, le loro famiglie, esistenze che vengono duramente colpite.

«È necessario reagire, con l’urgenza dello stato emergenziale e con interventi strutturali, non estemporanei. All’urgenza bisogna unire politiche ordinarie di controllo, di prevenzione, di presidio del territorio, di mobilità alternativa che riducano il numero di auto circolanti, ma che diventino ordinaria amministrazione. Senza una reazione costruttiva, saremo costretti sempre a rivivere queste tragedie»

Noi, cittadini e componenti di questa comunità, al cospetto di simili tragedie, dobbiamo capire come e dove possiamo intervenire. È un fatto che il nostro territorio viva ripercussioni più o meno gravi legate al traffico veicolare che ormai ha raggiunto le dimensioni della più totale degenerazione. Oltre a un numero di veicoli abnorme, sono purtroppo frequenti comportamenti alla guida davvero inaccettabili, per la natura del territorio, per le dimensioni delle strade, per il numero di veicoli esistenti, per quello che dovrebbe essere un ambiente insulare, che dovrebbe evocare uno scenario differente dalla frenesia cittadina e dai grandi agglomerati urbani. Invece noi presentiamo tutte le controindicazioni di un paese iper-urbano, iper-antropizzato. E queste condotte di guida sono ancora più inaccettabili, a dispetto dei drammi che ciclicamente ci colpiscono, ove si pensi alla guida col telefonino, ai sorpassi in situazioni di rischio altissimo e gratuito». Una enorme casistica che però, come ribadisce Goffredo, è legata a una questione oggettiva: «Bisogna affrontarla a viso aperto, da rimarcare anche con una certa determinazione, come abbiamo già fatto. Ieri (martedì, ndr) abbiamo incontrato il Commissario Re che si è appena insediato alla Polizia di Ischia, e abbiamo detto chiaramente che le istituzioni sono assenti. Quello che dovrebbero fare non viene fatto: non puntiamo il dito verso qualcuno in maniera specifica, ma verso tutti. Se la cultura della sicurezza e della prudenza non viene dal cittadino, devono essere le istituzioni, le amministrazioni, le forze dell’ordine a fare tutto il necessario affinché questa cultura si crei. Così non si può andare più andare avanti. E devo dire che dal vicequestore Re c’è stata una risposta molto positiva, mi è sembrata una persona molto concreta. Domattina (oggi, ndr) abbiamo un incontro al Comune di Ischia, dove si svolgerà un tavolo congiunto a cui spero partecipino sia le amministrazioni sia le forze dell’ordine: è necessario reagire, con l’urgenza dello stato emergenziale, però con interventi strutturali e non estemporanei. All’urgenza bisogna unire politiche ordinarie di controllo, di prevenzione, di presidio del territorio, di mobilità alternativa che riducano il numero di auto circolanti, ma che abbiano carattere – ripeto – strutturale, che diventino ordinaria amministrazione, e non solo mere reazioni emotive legate al dolore di una tragedia. Senza una reazione costruttiva, saremo costretti sempre a riviverle».

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