CRONACAPRIMO PIANO

Il Decreto Ristori e le sue misure dividono l’isola

Per Francesco Pezzullo (Confesercenti) «questi aiuti non bastano ma sono il primo passo». Diversa l’opinione di Marco Laraspata: «Troppe attività lasciate fuori. Questa è una guerra tra poveri»

Nel Decreto Ristori il Governo ha approvato un pacchetto di misure per il sostegno ai lavoratori e ai settori produttivi coinvolti dalle limitazioni del DPCM 24 Ottobre 2020, nonché dal perdurare dello stato di emergenza legato alla crisi Covid. I fondi stanziati sono dunque destinati al ristoro delle attività economiche interessate, direttamente o indirettamente, dalle restrizioni imposte almeno fino al 24 novembre, e che potrebbero essere estese in caso di eventuale lockdown.

LE REAZIONI DELL’ISOLA

«Le risorse presenti nel Decreto Ristori sono un concreto passo avanti, ma non ancora sufficiente per dare un reale sostegno alle attività colpite dal DPCM del 24 ottobre. Chiediamo infatti che vengano inserite nei sostegni attività oggi non ricomprese nella classificazione dei codici Ateco – spiega Francesco Pezzullo Presidente di Confesercenti Ischia – Sono state accolte parte delle richieste formulate da Confesercenti, che ha ottenuto che i fondi stanziati siano immediatamente erogati alle imprese e, soprattutto, l’aumento delle risorse messe a disposizione portandoli da 2 a 5 miliardi di euro. Chiediamo però sostegni adeguati, certi e veloci per tutte le attività colpite, nessuna esclusa. Pur sottolineando che la salute pubblica è una priorità, tuttavia possiamo dire che anche l’economia è in terapia intensiva per l’impatto negativo della seconda ondata e delle misure di restrizione». «Sono tante le aziende presenti sull’isola di Ischia che non hanno riaperto dopo il lockdown di marzo – continua Pezzullo – e dopo una stagione come questa chissà quante potranno sopravvivere fino ad aprile». «Non dimentichiamo – continua il responsabile zonale di Ischia della Confesercenti – che la nostra isola vive di turismo e che le attività commerciali inevitabilmente vivono di stagionalità e turismo. Ciò significa che il periodo migliore dovrebbe cominciare in concomitanza con la Pasqua e manca davvero troppo tempo per pensare di sopravvivere». Chiosa poi Pezzullo: «Questo decreto rappresenta un primo passo, seppur non per tutti, ma non basta. Sono davvero poche le imprese che possono sopravvivere fino alla prossima stagione e sull’isola pagheremo le conseguenze del Covid ancor più delle attività presenti sulla terraferma».

Deluso dal Decreto Rilancio, invece, Marco Laraspata, presidente di Aicom Isola d’Ischia. «Quando il Presidente del Consiglio Conte ha presentato il decreto, in prima battuta sembrava un provvedimento interessante perché si diceva che sarebbero stati concessi contributi a tutti. Nella realtà, però, non è così. È stata data una mano agli alberghi, alla ristorazione ed a tante altre attività. Ma tantissime sono state dimenticate». Laraspata è amareggiato e deluso. E non nasconde il suo stato d’animo. «Sta diventando una guerra tra poveri. Il Coronavirus ha messo in ginocchio tutti. Ma ci sono davvero tante attività che non sono state prese in considerazione dal Decreto e ciò è inaccettabile». Ed illustra: «Il terziario, ad esempio, non è proprio stato preso in considerazione. Come associazione sindacale isolana ho segnalato ai nostri rappresentanti nazionali ed al Presidente della Camera di Commercio di Napoli le nostre istanze. Il commercio all’ingrosso, il dettaglio dell’abbigliamento, i panifici al dettaglio. Questi sono solo alcuni codici Ateco rimasti fuori e si tratta di attività ferme anche se in teoria aperte». Laraspata, poi, evidenzia un altro paradosso: «I lavoratori stagionali del turismo avranno l’indennizzo così come previsto dal decreto. Dimenticati, invece, gli stagionali del commercio. Impensabile». E qui l’amarezza del presidente Aicom di Ischia. «La verità è che sono state prese in considerazione le categorie che sono scese in piazza a protestare contro le chiusure. E questo è ingiusto. Credo che i sei sindaci dell’isola di Ischia debbano portare le istanze isolane a Roma. Le peculiarità dell’economia isolana sono tutte sue. Non è la stessa rispetto alla terraferma. Con questi contributi a pioggia e per pochi non risolviamo nulla». «Siamo in ginocchio – chiosa Laraspata – e presto tante attività cominceranno a chiudere».

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