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Il decreto sicurezza e la deriva (anche) isolana

DI VITO IACONO

Nella ormai cronica apatia ed indifferenza, una consuetudine per la nostra Isola, è entrato in vigore il “famigerato” decreto sicurezza, che sembrerà impossibile ai più, ma riguarda anche l’isola d’Ischia che, fino a prova contraria, è in Italia. E allora? Che si fa? Nulla! Si segue la scia, per quelli a favore e quelli contrari ad un provvedimento che soddisfa la pancia elettorale dei piccoli uomini al governo del Paese e quella di cittadini esasperati, ma non si capisce da cosa. Troppo comodo riferire la insicurezza del nostro Paese e della nostra Isola alla presenza degli extracomunitari che ci fanno comodo quando assolvono a compiti e lavori scomodi, o magari fittano le nostre case con canoni “interessanti”.

Nessuno che si preoccupa di mettere in campo politiche sociali all’altezza del tempo e delle specifiche problematiche, nessuna azione finalizzata a favorire un processo di integrazione serio nel rispetto di valori che dovrebbero essere alla base di una Società: accoglienza, amore, solidarietà. E così si alimentano stati di indigenza e di disagio, che spesso assumono una deriva di difficile convivenza e di violenza, per non parlare di processi di isolamento e di pericolosa ghettizzazione forte in alcune aree della nostra isola. La vita umana, i diritti umani, la paura di chi fugge dalle guerre, dalla fame, non possono essere o diventare occasione di scontro politico e men che meno di propaganda, dall’una e dall’altra parte, non in un paese democratico e civile, non in Italia. Al di là dei tecnicismi e delle legittime eccezioni mosse dai Sindaci, alcuni di loro neanche mi sono tanto simpatici, non è concepibile che l’Italia per decreto rinunci a riconoscere la protezione umanitaria.

È un fatto, ed è un fatto gravissimo e lo è ancora di più se questa misura investe cittadini già residenti ed integrati nel nostro Paese che già godono di titoli, permesso di soggiorno e diritti. È certo vi è un problema sicurezza nel nostro Paese, episodi gravi negli ultimi mesi hanno visto protagonisti extracomunitari ed hanno “favorito” una deriva xenofoba e razzista legittimando (?) uomini e norme, ma non erano mica di colore o venuti da fuori quelli della guerriglia fuori lo Stadio Meazza prima di Inter-Napoli, come non lo erano quelli allo Stadio Rispoli, come non lo era quello dello spray urticante a Corinaldo, come non lo sono quelli che nella quotidianità e nella storia hanno contaminato la nostra Isola delle peggiori forme di devianza e deviazione della società Isolana. Una società che ha fallito nel formare le giuste coscienze, nell’educare le nuove generazioni, nel rendere il proprio Paese, le periferie, i luoghi di incontro dei propri giovani sicuri ed accoglienti e che pensa di scaricare con vergognosa ignavia le responsabilità sulla eccessiva presenza di immigrati. Chiudo con un pensiero ai 32 migranti in balia delle onde da 14 giorni a bordoSea Watch 3, ai 3 bambini che hanno passato il Natale chiusi nella stiva di quella nave in mezzo al mare, spero che qualche cittadino provi vergogna, che il Paese provi vergogna e che la vergona e la forte indignazione sgonfi il petto di chi non è degno di rappresentare le istituzioni del nostro Paese, la storia antica ed importante del nostro Paese. Un Paese bello, accogliente, di persone buone e generose, che nel tempo, per scappare alle nostre guerre, alla nostra fame, in tanti, in troppi, giovani soprattutto, ed ancora oggi, sono costretti ad emigrare alla ricerca di speranza, di futuro, per vedere gratificati e soddisfatti i propri talenti, le proprie conoscenze, le proprie ambizioni. Sono convinto che hanno trovato e troveranno altra accoglienza. E così sia!

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