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“Il duopolio Giosi-De Siano è finito, ma vogliono ripescarlo”

Di Francesco Ferrandino

ISCHIA. Di padre in figlio. Gabriele Trani, quindici anni (1975-1990) da assessore, è stato al fianco del grande Enzo Mazzella, sindaco d’Ischia nel momento di massimo sviluppo del comune isolano. Un’epoca ancora oggi rimpianta da molti cittadini. Di recente, in famiglia il testimone è passato al figlio Gianluca, attuale Presidente del Consiglio Comunale. Che, secondo il papà, ormai non ha più niente da imparare.

Lei è stato un protagonista dell’epoca d’oro dello sviluppo di Ischia: cosa ricorda con più piacere di quegli anni?

«Il ricordo più bello, tra i tantissimi che ho, è soprattutto la grande voglia di operare per il bene del paese, con un gruppo di persone che ci credeva davvero. Esisteva un grande rispetto per la collettività, che peraltro era ricambiato: credo che questa sia la cosa più bella che ho avuto la fortuna di vivere nella mia avventura politica».

Ha avuto modo di amministrare a stretto contatto con Enzo Mazzella, che fu sindaco di Ischia tra il 1978 e il 1988: ci può tracciare un ritratto? Quali erano i suoi pregi? E i suoi difetti?

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«Un grande uomo e un grande politico. Di qualità ne aveva tante. Quando cominciai a dedicarmi alla politica, ho dovuto fare una sorta di “corso accelerato” per mettermi al passo con i vari aspetti della realtà amministrativa, e quando s’incontravano le immancabili difficoltà, Enzo era sempre pronto a collaborare con tutti per risolverli, aveva nel sangue la predisposizione alla politica, oltre a una grande preparazione personale. È stato una guida così autorevole, che chi lo seguiva finiva per fare proprie le scelte proposte da Enzo, ma lo faceva con convinzione, non era una mera accettazione passiva. Ecco, diciamo che Enzo Mazzella ti metteva in condizione di capire, e quando comprendevi il suo punto di vista, ti rendevi conto che quella era la soluzione migliore. Non era obbligato a “comandare”. Portava i collaboratori a condividere una scelta, senza imporla. Nelle discussioni accettava anche i consigli, ma non imponeva mai le decisioni rivendicando il suo ruolo di preminenza. Questo ne faceva un vero leader. Permetteva sempre il più ampio dibattito, all’interno della Giunta come dei gruppi del Consiglio, oppure nel direttivo del partito. Ciascuno maturava da sé la convinzione che quella era la scelta giusta. La sua forza e quella della sua amministrazione era questa: si ragionava insieme, e poi si passava concretamente all’azione. In quegli anni realizzammo diverse opere pubbliche di rilievo, come l’esproprio della Pineta, l’inaugurazione del centro sportivo, della piscina. Anche quando inizialmente c’erano orientamenti contrari, grazie al dibattito si arrivava sovente all’unanimità. Non c’erano forzature, perché non ve n’era bisogno. I fatti hanno parlato per lui: tante cose che ha realizzato, oggi sono ancora lì a testimoniare della bontà delle scelte effettuate dalla sua amministrazione. Dopo di lui, c’è stato un enorme vuoto politico».

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Quindi, da quel che ci sta dicendo, se dovessero domandarle qual è stato l’ultimo momento d’oro di Ischia, Lei risponderebbe riferendosi proprio a quello di Enzo Mazzella?

«Non sono io a dirlo, lo dice la gente di Ischia, che ancora oggi si richiama spesso alla giunta del sindaco Mazzella. È sufficiente farsi una passeggiata nei nostri bar, dove le persone amano dibattere di politica, oppure domandare ai dipendenti comunali: tutti hanno un enorme rispetto e un grande ricordo di quella stagione politica. Un significativo indice rivelatore è dato dal fatto che oggi molti cittadini non hanno idea di chi sia l’assessore di turno, il consigliere, mentre hanno ancora bene impressi i nomi e le cariche degli esponenti dell’epoca. Io stesso, ancora oggi, vengo spesso indicato col titolo di “assessore”. Non voglio assolutamente fare paragoni critici fra quel periodo e l’attuale, ma la percezione di moltissime persone sembrerebbe confermare le mie parole. Di sicuro, prima c’era una partecipazione, un collegamento, un contatto stretto tra la cittadinanza e gli esponenti politici, mentre oggi la scena politica ischitana è dominata da tante piccole vicende riguardanti gruppi e sottogruppi, intenti a ostacolarsi a vicenda, senza che si riesca a capire il senso di tutto ciò. Insomma, oggi la politica locale è davvero di piccolo cabotaggio, senza un orizzonte e senza un progetto di ampio respiro. Fra l’altro, non voglio esprimere giudizi troppo specifici, che alcuni potrebbero ritenere influenzati dal mio “coinvolgimento” personale (il dottor Trani si riferisce ovviamente al figlio Gianluca, Presidente del Consiglio comunale di Ischia, ndr)».

Un aneddoto positivo e uno negativo della sua lunga carriera politica?

«Beh, di positivi ne ho davvero tanti… Non riesco al momento a tirarne fuori uno in particolare, però direi che forse, l’unico vero momento negativo era costituito dal fatto che, siccome l’azione politica della giunta era coronata da molti successi, a un certo punto, per fare un paragone “calcistico”, quasi tutti i componenti della “squadra” si sentivano dei “Maradona”, e a quel punto nascevano tentazioni di sgambetti reciproci. In tale contesto, Enzo Mazzella cercava sempre di ammorbidire simili atteggiamenti personalistici. Ma la sua abilità stava anche nel costante dialogo con l’opposizione, sapeva ascoltarla senza prevaricarla. Era una vera dialettica politica, in cui il sindaco cercava sempre di comprendere le istanze della minoranza, anche cercare di anticiparle. Enzo sapeva che la maggioranza e l’opposizione tendevano comunque a proporre soluzioni per il bene del paese (o almeno così dovrebbe essere). E il segreto era proprio questo: dialogare con l’opposizione, comprenderne le istanze, e poi anticiparle. In tal modo riuscivamo spesso a disinnescare eventuali punti di attrito o probabili polemiche sull’azione di governo. Mazzella inoltre poneva molta attenzione sulla continuità di un progetto politico, tendeva a riconfermare la giunta se essa aveva dato buona prova di sé. Al massimo apportava qualche aggiustamento, non di più, perché la “macchina” nel complesso funzionava bene. Un’altra caratteristica degli anni dell’amministrazione Mazzella, era costituita dal fatto che la nostra attenzione non si limitava a Ischia, ma avevamo incessanti contatti e riunioni con tutte le altre amministrazioni dell’isola. Oggi, quasi tutti i politici del comune ischitano non spingono mai il loro naso oltre i confini amministrativi. La loro conoscenza del territorio e delle relative problematiche si ferma dalle parti di Sant’Alessandro in un senso e dei Pilastri nell’altro, quasi come se quelle due località fossero una sorta di “Colonne d’Ercole” oltre le quali non è dato conoscere alcunché. Quindi spesso non conoscono la situazione dei comuni limitrofi. Oggi si parla molto di Comune Unico, ma la sensazione è che esso possa nascere soltanto dall’azione di un De Siano o di un Giosi. Non c’è ampiezza di orizzonti».

Appunto, sull’isola ormai da anni esiste questo duopolio Ferrandino-De Siano: lo trova positivo per il territorio, oppure secondo Lei è giunta l’ora di voltare pagina?

«La vita è una continua sinusoide. Tutto ciò che è positivo, col tempo può diventare negativo, e viceversa. Non voglio esprimermi su eventuali bilanci delle azioni politiche dei due esponenti che Lei ha citato, che di sicuro hanno realizzato alcune cose positive così come avranno anche compiuto alcuni errori, però io credo che a un certo punto diventa necessario un ricambio. Si parlò tanto dell’accordo tra i due, l’”inciucio”, la “pastetta”, il “caularone”, che inizialmente sembrava funzionare, poi si ruppe, e oggi si parla addirittura di un possibile nuovo accordo. Gli elettori sembrano trattati alla stregua di animali ammaestrati, sempre pronti a obbedire alle mutevoli volontà dei due leaders. Al di là dei risultati, credo che l’epoca di De Siano e Ferrandino sia finita, abbiamo bisogno di un naturale e totale cambio generazionale. A mio parere, bisogna fare spazio a una nuova leva di uomini politici».

Quanto si avverte oggi, anche a livello locale, l’assenza dei partiti ed il loro radicamento sui territori?

«Guardi, è davvero tutto cambiato. Si avverte moltissimo tale assenza. All’epoca, ogni partito riuniva settimanalmente il suo direttivo, democristiani, socialisti, comunisti, missini. E nel partito si decideva la “linea”. Ricordo ancora, quando talvolta non ero d’accordo con le idee dei miei colleghi, l’intervento di Enzo Mazzella, che invariabilmente affermava: “Andiamo in sede di partito, deciderà il partito”. Oggi i partiti non esistono. A Ischia a dire il vero abbiamo una sezione, che però finora non produce idee per l’amministrazione. Il mio caro amico Mizar, che scrive anche per il vostro giornale, spesso mi chiede quando si aprirà la sede, quando verrà il momento di cominciare a riunirci. Purtroppo, la constatazione è quella: i partiti non hanno reale seguito tra la gente, sul territorio. Tuttavia, credo che qui a Ischia il fenomeno sia accentuato rispetto ad altre zone d’Italia, dove le sezioni locali dei partiti sono molto più attive. Sull’isola, invece, si tende a credere che la politica coincida soltanto col momento elettorale, quel mese precedente alla consultazione, e poi tutto tace per i successivi cinque anni. È tristissimo, ma è un fatto che qui, a livello locale, è ormai risaputo. Prima delle elezioni, la sezione di partito di Ischia riapre, ma soltanto per dare man forte nel reclutare potenziali elettori telecomandati, per poi tornare in quiescenza. Tuttavia voglio pensare e credere che le cose possano cambiare. Dovremmo ricominciare dalla base, dai giovani, che oggi sono totalmente estranei alla politica. E devo dire che a Ischia c’è già un certo movimento di giovani che stanno cominciando a riunirsi regolarmente. Quando la sede locale del PD aprirà effettivamente i battenti, ci saranno molti ragazzi pronti a fare politica nel modo corretto, pronti a credere davvero nell’azione politica, e non più semplici figuranti buoni solo a garantire serbatoi di voti, come avviene oggi».

Gli ultimi sindaci ischitani sono stati Gianni Buono, Luigi Telese, Peppe Brandi e Giosi Ferrandino: chi è stato il migliore e perché?

«Lei cita molti nomi di amministratori che non hanno avuto modo di completare il proprio mandato. Difficile dare un giudizio del genere. Diciamo che Peppe Brandi avrebbe potuto essere un buon sindaco, forse il migliore, perché aveva molta esperienza, ma non fu fortunato nel finale della sua avventura. Luigi Telese fu fatto cadere da quegli “strani” giochi. Gianni Buono aveva ottimi progetti, ma probabilmente era supportato da una squadra non del tutto all’altezza.  Giosi ha completato un primo mandato con risultati generali molto positivi, per poi subire un calo rilevante nel secondo quinquennio, per i motivi che tutti ben sappiamo. Quindi non saprei dare un giudizio netto».

Da un Trani all’altro: in politica, oggi è subentrato suo figlio Gianluca: in che cosa è più bravo del papà ed in cosa invece ha ancora da imparare?

«Gianluca è entrato molto rapidamente nei meccanismi dell’azione politica, avviando una fattiva collaborazione con il sindaco Giosi Ferrandino, che poi però, nel tempo, è venuta meno per motivi sui quali, Lei mi comprenderà, non voglio esprimermi in questa sede. Gianluca è molto più bravo di me nel captare velocemente i vari aspetti della vita politica, anche nel costruire i rapporti istituzionali opportuni. Ad esempio, un’iniziativa molto significativa che Gianluca portò avanti con successo fu la convocazione di  tutti i sei consigli comunali dell’isola, in occasione della lotta per il mantenimento della sede del Tribunale a Ischia. Fu un evento davvero inedito, importantissimo per ottenere quello che tuttora è un obiettivo fondamentale per la comunità isolana, e che mi fece comprendere la larghezza di vedute, l’apertura mentale di Gianluca. Mi chiede cosa deve ancora imparare da me? Le dico che, anche a costo di sembrare troppo influenzato dal legame familiare, Gianluca da me non ha più niente da imparare».

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