LE OPINIONI

IL COMMENTO Se delinquenza e accoglienza camminano a braccetto

DI ANTIMO PUCA

«Grazie, grazie mille per l’ospitalità, siamo stati davvero benissimo qui da voi», sorridono i turisti, zaini in spalla, uscendo da un b&b. A pochi passi da loro, proprio all’angolo di un civico, svettano sul muro alcune scritte. Nello stesso momento, mamma e figlio senza casco sfrecciano con il motorino davanti al muro in questione e sfiorano una coppia di francesi che scattano foto tra i vicoli. È difficile, anche nell’isola dei controsensi, trovare un posto in cui la malavita e l’accoglienza siano tanto prossimi. Turismo e camorra. Vinerie glamour appena inaugurate e negozi senza insegne. Abusivi trasformati in stanze di comfort per i vacanzieri. È l’ossimoro perfetto. Nel bene. E, soprattutto, nel male. C’è una tensione silenziosa. Che sa di attesa. Di onda che si ritira. Di calma. Che potrebbe diventare tempesta da un momento all’altro in caso di intervento delle forze dell’ordine. In cortili interni di civici occupati abusivamente. Si intravedono diverse automobili, tutte ben messe e parcheggiate in maniera piuttosto ordinata. Anche i palazzi sono ben tenuti. Molto meglio di altri edifici dal fascino del decrepito che si alternano a stabili appena ristrutturati o in via di manutenzione. Non a caso in alcune zone si incontrano giovani che ripuliscono alcune colonne. Sono restauratori assoldati dai condomini. Tornando all’esterno dei condomini occupati, ci sono macchine con tanto di autista con i gomiti appoggiati al volante. Sono ferme. Sembrano presidiare il territorio. Forse una vedetta. Forse no. Le scritte che inneggiano al “sistema”, si trovano a una manciata di metri. I turisti alla caccia di selfie ricordo, ne passano di continuo, le fotografano senza farci caso e le esportano sui social e in giro per il mondo. Come a ricordare che l’isola ha due anime. Quella degli angeli e quella dei diavoli che si combattono costantemente per tracciare i propri confini. È tutta una questione di confini. L’anima nera e l’anima bianca si pestano i piedi. L’isola del boom turistico e quella dei vicoli dell’abusivismo e del sistema, praticamente, coincidono. Alberghi, stabilimenti balneari, ristoranti stellati e ormeggi per yacht di lusso. Tutto questo fa di Ischia un obiettivo sensibile per le infiltrazioni mafiose e per il riciclaggio di denaro sporco. Una presenza invisibile ma crescente della criminalità organizzata. B&B. Sei su quattro abusivi.

Non ci stiamo a criminalizzare chi mette a frutto la propria casa. Questo sta diventando un modo per promuovere il “turismo diffuso” e anche trovare mezzi alternativi al sostentamento. In certi casi, alternativi alla schiavitù dell’essere dipendente di una struttura alberghiera. Fra l’altro, molti albergatori che contestano queste strutture, essi stessi ne hanno. Il problema della casa è un problema sociale che non dovrebbe risolvere il privato. È sempre la politica che non ha adottato o saputo adottare gli strumenti previsti per Legge, come le case popolari o incentivi all’affitto. La politica e le istituzioni devono rappresentare innanzitutto una diga morale. Serve una sinergia tra tutti i soggetti presenti sul territorio. Una sinergia tra Istituzioni, Polizia di Stato, Forze dell’ordine e polizia locale sia nel presidio del territorio sia nelle azioni investigative con l’obiettivo di mantenere alta la guardia sul fronte di sicurezza e legalità e per controlli straordinari sulle residenze. A volte, non sempre, questo è un modo per uscire dalla schiavitù di un imprenditore privato. Preoccupa anche la microcriminalità. In particolare con riferimento alle attività ricettive alberghiere ed extralberghiere. Segnalati episodi di microcriminalità puntiforme ai danni di turisti e di operatori del settore turistico. In questa fetta di paradiso conosciuta e riconosciuta nel mondo attraverso tv, social e mass media insomma si stende, con una forza più che evidente, la mano sinistra dei clan. Un cortocircuito tra realtà e finzione che stenta ad abbandonare questo crocevia di palazzi signorili e palazzi popolari. La mentalità da “sistema” è viva e vivida, purtroppo. La regola è che non ci sono regole. Almeno, non per chi le infrange. C’è chi ci ha provato e ci prova, però, a farle rispettare. Intorno ai cassonetti si notano diversi inviti, anche conditi da parolacce, a non «gettare rifiuti ovunque». La strada, infatti, è pulita. Qualche luce c’è. Mamme e figli sorridenti escono da palazzi storici. Bambine felici si alternano su una bicicletta rosa negli ampi e silenziosi cortili delle parrocchie. Le loro voci colorano un silenzio fatto dei sorrisi ignari dei turisti e di tensione. Quella dei clan che presidiano e della vita che scorre del bene e del male. Sono vicini. Troppo vicini.

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