POLITICA

Sanità: mollare Pozzuoli ed accorparsi ad Ischia

Di Guglielmo Taliercio

PROCIDA – Cinquantatre anni laureato in scienze infermieristiche e infermiere professionale,  eletto in Consiglio Comunale alle elezioni del 31 Maggio scorso nella lista “La Procida che Vorrei” con un bottino personale di 487 preferenze, assessore alla sanità del Comune, Carlo Massa, per la prima volta in una intervista pubblica mette in risalto, senza peli sulla lingua, luci ed ombre della stessa.

Partiamo dall’attualità: Mini ambulanza, com’è andata?

«Considerato i lavori che stanno interessando varie zone dell’isola, negli ultimi 10 gg, abbia intensificato le nostre richieste nei confronti dei tanti interessati a partire dalla dott.ssa Iovino, al dott. Golia, al sig. Di Maio e alla dott.ssa Abbate affinché si riuscisse a chiudere il contratto per il fitto della mini ambulanza, cosa che è stata fatta e colgo l’occasione per ringraziare tutti per il risultato ottenuto dall’isola di Procida».

Assessore vogliamo parlare delle luci ed ombre dell’attuale servizio sanitario sull’isola?

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«L’attuale struttura di via De Gasperi, in larga parte, non risponde alle esigenze della collettività. Cardiologia: le cose funzionano bene con il Dott. Petrillo anche se manca la strumentazione per Holter cardiaco e pressorio; Laboratorio analisi: Va integrato con altri esami in più i tecnici, non avendo la firma digitale, devono inviare i risultati a Pozzuoli, qui vengono firmati, poi restituiti a Procida, il tutto crea un disservizio al paziente aumentando ansia e tensione per il risultato con particolare riferimento ai marcatori oncologici o per chi è sottoposto a terapia anticoagulante. Radiologia: lista di attesa spaventosa con un servizio attivo solo tre volte a settimana, per lo più per poche ore. Il disservizio è accentuato dal fatto che il mezzo di contrasto per la TAC non sempre è disponibile ciò, anche, per l’alternanza continua del personale. Ciliegina sulla torta, poi, la macchina per la TAC fatiscente e obsoleta. Tutto questo accade dalle ore 8,00 alle ore 13,00 mentre il seguito è ancora più sconvolgente infatti, se il sanitario di turno in Pronto soccorso necessita di eseguire una TAC urgente deve chiedere prima l’autorizzazione telefonica a Pozzuoli e poi poter operare, fermo restante che la risposta, il più delle volte, non è immediata. Altra lacuna da colmare la dotazione di un ortopantomografo utile per la radiografia dei denti in quanto l’esistente funziona a intermittenza. Sala Operatoria: è in grado di affrontare le emergenze chirurgiche ma, purtroppo, non viene per nulla utilizzata per tale scopo ma solo per banali interventi di chirurgia ambulatoriale. Due casi che hanno richiesto l’intervento immediato dello staff presente sono andati a buon fine solo grazie alla professionalità dello stesso che, addossandosi tutte le responsabilità, risolve le problematiche. Sul piano logistico, poi, vicino alla sala operatoria si trova una stanza dedicata alla rianimazione arredata con tanto di monitor e respiratore che puntualmente, all’occorrenza, non viene utilizzata, così come in Pronto Soccorso, invece di lettini per le visite stazionano stabilmente delle barelle per il trasporto. Ciò non vuol dire che bisogna buttare tutto ma la domanda nasce spontanea:  Perché avere tanti uomini e mezzi senza utilizzarli? Con quali costi? Turni di lavoro del personale: Non è più pensabile che si possano avere turni lavorativi di 24 ore cosa che cozza contro tutti i principi di efficienza del personale. Questo, nella pratica, si riversa anche sul paziente il quale per l’impossibilità di poter essere seguito dal medico, verrà trasferito in terraferma, oppure potrà ritrovare lo stesso nella struttura non prima che siano passati 40gg. Tutto ciò contribuisce al fatto che, a fronte dei costi per il mantenimento, i nove posti di degenza sono utilizzati poco o niente a fronte di una richiesta che potrebbe essere fortemente superiore se consideriamo che sull’isola sono circa 7.000 i cardiopatici e oltre un centinaio i pazienti oncologici. Il servizio OSS (Operatore socio sanitario) è sostituito con personale della PAF con la qualifica di aiuto barelliere. Per quanto riguarda, poi, il Distretto Sanitario, la gestione è piuttosto confusa anche se, per certi aspetti, offre un servizio che va migliorato. L’ambulatorio di ortopedia, per esempio, che oggi è limitato alla sola visita o visione delle radiografie e TAC, va implementato, considerato il numero elevato di accessi al P.S. per traumi e fratture, con quanto occorrente per le ingessature o rimozioni del gesso così come per la pratica delle infiltrazioni endoarticolari».

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A livello organizzativo non sarebbe il caso di portare tutti gli ambulatori e strutture amministrative presso l’ ospedale?

«Sarebbe preferibile avere tutto in un unico punto, compreso 118 e guardia medica che attualmente stazionano in immobili, sempre a carico dell’ASL, in via Libertà, anche perché in tutta Italia è così. Presso la struttura di via A. de Gasperi, riorganizzando l’intero stabile, ad esempio rimuovendo un’ambulanza che occupa da tempo immemore spazio, che chissà quanto costa completo com’è di pensilina ed impianto elettrico, senza sapere quale funzione abbia, si potrebbe recuperare altra metratura utile. Inoltre, aggiungo, attualmente il territorio è gestito da un solo pediatra che copre una popolazione infantile di circa 1.200 assistiti ed è chiaro che, in casi simultanei di richiesta di intervento, le attese si allungano così come aumenta l’ansia per genitori e piccoli pazienti».

Per quanto riguarda il trasferimento dei pazienti in terraferma cosa va migliorato?

«La procedura, spesse volte, è farraginosa e poco chiara fatto che, in una situazione di emergenza, crea ulteriore tensione e agitazione a paziente ed operatori. In più, per quanto riguarda il servizio idroambulanza, all’atto del trasferimento viene utilizzato l’infermiere di turno in Pronto Soccorso ed è più che naturale chiedersi: se il servizio è gestito dal 118 perché il paziente lo accompagna l’infermiere dell’Ospedale? Questo comporta che l’unità utilizzata non viene sostituita presso la struttura sanitaria lasciando vuota la casella».

A questo punto la domanda è d’obbligo: Qual è il modello di sanità che l’assessore Massa Carlo ritiene si debba applicare?

«Al momento la struttura sanitaria dipende direttamente da Pozzuoli senza una propria direzione sanitaria e senza un caposala (mansioni attualmente svolte da un collega infermiere). Questo comporta una dispersione di energia nella filiera del comando. Quindi, per aumentare l’efficienza bisogna scorporarsi da Pozzuoli ed accorparsi ad Ischia il tutto con un autonoma direzione sanitaria. Ischia e Procida hanno esigenze che insieme potrebbero risolve, poi, la struttura sanitaria d’Ischia è ben fornita di professionalità e mezzi con tre sale operatorie, U.T.C., rianimazione per 10 posti letto, pediatria, nido, etc. Proprio in quest’ambito ritengo che una delle prime cose da organizzare su Procida è un laboratorio di oncologia così che i pazienti procidani possano, in loco, aver le cure necessarie. (Ciao prof.)».

 

 

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