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Il mare, l’isola, la scrittura: «Un altro libro? Racconterei Berlusconi»

L’armatore Salvatore Lauro a tutto campo in una inedita ed emozionale intervista al nostro giornale: dal successo del volume che racconta l’isola della dolce vita, passando per il futuro dell’azienda che guarda da lontano dopo aver optato per il passaggio generazionale. Poi le intuizioni del padre Agostino, le parole al miele sul compianto cavaliere ed un aneddoto: «Con la “nave azzurra” dimostrò di capire l’importanza delle vie del mare, ancora oggi poco sfruttate»

Ne abbiamo già parlato diffusamente in sede di presentazione e non solo ma voglio rifarlo dopo qualche mese. Partiamo dal tuo libro “Il mare dentro, dalla dolce vita alla tempesta perfetta” e dal modo originale e inedito di raccontare e raccontarsi. Che cosa ha voluto rappresentare?

«In primo luogo significa un ricordo ed anche una dedica a mio padre. L’uomo che mi ha insegnato tanto, anche a pescare. Sembra banale, eppure in questo momento così particolare saper fare cose assume un’importanza fondamentale. Oggi quello che manca sono proprio i tutor: ci sono le risorse, ma sono assenti le figure che insegnano e indirizzano, quelle che invece esistevano una volta. E questo rende labile la gioventù che resta sospesa, come appesa a un filo. Tornando al libro non posso fare a meno di ricordare la prefazione di Edward Luttwak, che ha un punto di osservazione lontano dall’Italia, in quell’America che in questo momento è al centro dell’attenzione generale. Il mio libro guarda soprattutto a Ischia quindi devo ringraziare l’isola e anche molti personaggi presenti sul territorio che mi hanno aiutato: penso a Rocco Barocco ma anche a Tonino Baiocco che ha scritto una delle pagine. Tutti coloro che sono intervenuti hanno ricordato fatti e circostanze che in alcuni casi io non conoscevo o che magari avevo dimenticato. E poi…».

E poi?

«Beh, nel libro si raccontano gli anni d’oro, quando Ischia sovrastava Capri ed era capitale del turismo d’èlite con personaggi che hanno davvero scritto la storia di questa meravigliosa isola, non a caso di recente eletta come la più bella del mondo. E ci sono diversi vip che con la loro presenza ne hanno accresciuto fama e mito».

Cosa vuol dire vivere cosa vuol dire vivere avendo il mare dentro?

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«Significa avere con una situazione dentro certamente non così usuale. Vedi, nonostante la posizione di centralità nel Mediterraneo possa indurre a credere il contrario, l’Italia non è mai stata un paese marittimo, ma ha considerato quasi sempre il mare solo come risorsa per usufruire di una spiaggia e fare il bagno. Il mare non è stato considerato e pensato come attività economica, per far crescere i giovani, per sviluppare la nautica da diporto o il commercio in tutte le sue più disparate forme: in sintesi, è sempre stato visto come qualcosa di secondario o marginale e mai come una reale opportunità di sviluppo per il paese. All’epoca c’era chi chiedeva l’autobus, chi pensava al treno, al motociclo, alla bicicletta. E quando mi recai dal compianto Silvio Berlusconi a proporgli la cosiddetta “Nave azzurra” lui ebbe l’intuito di comprendere che si trattava di un qualcosa di importante, innovativo e fuori dagli schemi abituali. Capì che era un mezzo di trasporto che lo avrebbe aiutato a vincere: cosa poi puntualmente accaduto perché girando con questa nave, da Genova fino a Venezia, ebbe fortuna ed inglobò di fatto l’intera Italia. Ne parlo anche nel libro, che naturalmente contiene tante altre storie e aneddoti. Raccontate, lo ripeto, da chi la storia della nostra isola l’ha scritta per davvero».

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Ha parlato di Ischia che sovrastava Capri ed è chiaro che questo fa nutrire inevitabilmente nostalgia verso il passato. Che effetto fa invece guardare le vie del mare di oggi e tornare indietro nel tempo ricordando la figura di suo padre, Agostino Lauro, sempre presente in banchina e vegliare su tutto e tutti. Ecco, di questo settore lui è stato un pioniere. Che ricordo ne ha Salvatore Lauro?

«Facendo un salto a ritroso nel tempo, mio padre ebbe una serie di intuizioni davvero brillanti. Capì innanzitutto che era inutile fare una sorta di “passeggiata” ed effettuare scali e fermate a Forio, Lacco Ameno, Casamicciola, Ischia, Ischia Ponte, Procida, Napoli. Papà comprese che la linea diretta Ischia-Napoli rappresentava il futuro. Non solo, l’intuizione che arrivò a rimorchio fu quella di creare un cordone ombelicale con l’isola, permettendo un numero maggiore di partenze giornaliere, cosa impossibile prima perché con tutte quelle fermate intermedie al massimo era possibile calendarizzare una corsa Ischia-Napoli e una in direzione opposta. Fu così che ischitani e turisti iniziarono a potersi muovere contemporaneamente sia in arrivo che in partenza. Lui viveva la bitta, la banchina, la giornata, capiva in anticipo quali fossero le esigenze dell’utenza e questo fu chiaro anche quando per la prima volta portò in servizio da e per Ischia gli aliscafi. Ridusse il costo del biglietto per i residenti del 50 per cento, e fu la prima iniziativa del genere. Ecco, a ben pensarci il paradosso è che l’alta velocità via mare è arrivata prima di quella terrestre che all’epoca non esisteva eppure questo non ha mai costituito un riconoscimento e mi riferisco alla modalità di trasporto e non certo all’iniziativa dei singoli armatori. La mobilità terrestre viene sempre avvantaggiata rispetto a quella via mare, basti pensare a quello che succede sulla tratta Napoli-Sorrento con la Circumvesuviana e con i collegamenti marittimi. La verità è che su certi vettori si spendono soldi a palate mentre altri non vengono neppure presi in considerazione: almeno a questo punto non si finanziasse nulla, visto che si erogano fondi a fronte di servizi che non producono assolutamente risultati e vantaggi per la comunità».

Restiamo a parlare di vie del mare. Di recente l’Alilauro ha acquisito un nuovo aliscafo traghetto che già stuzzica la fantasia degli utenti delle vie del mare. Da armatore di lungo corso le posso chiedere che valore aggiunto potrà portare?

«E’ una domanda che non andrebbe rivolta a me. Sai bene che ho lasciato la guida del gruppo, ho passato la mano, che poi è quello che dovrebbero fare tutti gli ischitani…».

In che senso?

«Uno dei problemi che a mio avviso attanaglia l’isola è quello del passaggio generazionale. Ischia si è bloccata, impantanata, perché non riesce a trasferire la conoscenza, il know how, le giuste capacità alle nuove generazioni, non comprendendo che queste saranno sicuramente migliori di noi. E in fondo, se noi abbiamo operato su questo territorio, è anche per lasciarlo perché i giovani crescessero e nello stesso tempo venissero fuori affermandosi. Però ci vuole coraggio e da queste parti, ad onor del vero, spesso è mancato. Non posso sapere quale sarà l’evoluzione dell’azienda, so che quest’anno ha messo a segno tre investimenti significativi: il Bastia per Capri, il mezzo veloce che ha un’altra destinazione e il mezzo veloce che viene denominato “Caos”. Un nome non casuale, perché viviamo in un mondo moderno che ha un costante bisogno di rigenerarsi ma tornando alla tua domanda davvero mi risulta difficile capire quali saranno le valutazioni che il management aziendale farà per questo nuovo mezzo. Ma sono certo che l’azienda si sta preparando ad affrontare le sfide che proporrà il futuro, che per ovvi motivi non è soltanto il Golfo di Napoli. Quel che è certo è che si parte e prende spunto dalle origini, raccogliendo il testimone di Agostino Lauro e proseguendo lungo quel solco. Lo si intuisce anche da un magnifico trailer che è stato realizzato e dal successivo documentario che è stato presentato per ricordare il nostro capostipite. Quest’anno l’azienda taglia il traguardo degli 80 anni, che sono tanti e dalla seconda passa alla terza generazione: ne è stata fatta di strada, spero ne venga percorsa ancora parecchia».

Voglio chiudere con un telegramma. In tanti hanno raccontato Ischia e hanno raccontato Salvatore Lauro sul suo libro. Ma a parte Agostino Lauro, qual è il personaggio su cui Salvatore Lauro scriverebbe volentieri un libro tra quelli che ha incontrato in vita sua?Dovesse sceglierne uno a bruciapelo, senza rifletterci sopra più di tanto?

«Non avrei dubbi, sicuramente Berlusconi. Il cavaliere è stato un personaggio eccezionale, anche nell’attività politica che tra l’altro una volta si svolgeva in maniera decisamente diversa da quanto accade oggi. Personalmente, ho anche creato un blog che ancora contiene le attività parlamentari che mi hanno visto protagonista quando ho ricoperto per due legislature il ruolo di Senatore della Repubblica. Io ho svolto un lavoro notevole sul territorio, eppure questo non è stato quasi mai riconosciuto né apprezzato anche se devo ritenere che questo sia accaduto perché non è stato portato a conoscenza in maniera adeguata. Ma devo constatare che anche oggi la gente non sa cosa si faccia in Parlamento e a questo si deve aggiungere un sempre più costante allontanamento dei cittadini dalla vita politica anche perché nel frattempo anche le leggi elettorale sono cambiate. Non c’è più il rapporto diretto tra l’elettore e colui che è stato eletto e questo è un aspetto determinante, ovviamente in senso negativo. Eppure la conoscenza di un territorio, specialmente quando bisogna varare una legge, è assolutamente fondamentale e da queste parti ne abbiamo un esempio chiaro…».

Quale?

«Oggi Ischia sta vivendo un problema che tra l’altro è sentito su tutto il territorio regionale campano e mi riferisco alle demolizioni di case abusive oggetto di condanna passata in giudicato con l’annessa sanzione accessoria. Qui è mancata una legislatura “buona”, il varo di una legge che potesse permettere in un modo o nell’altro di porre fino a questo autentico sconquasso, perché questa è davvero una problematica nella quale si perde tutti. Personalmente avrei utilizzato proprio l’autonomia per affrontare e risolvere questa annosa problematica, che sull’isola al netto di ogni altra considerazione ha una valenza in più. In fondo se sei in terraferma e ti succede una disgrazia del genere puoi andare in un Comune limitrofo e tutto sommato non cambia nulla. Ma se un isolano deve lasciare la sua terra, capirete che è ben altra cosa, perché l’esistenza quotidiana si trova ad essere completamente stravolta. Poi si resta basiti se si considera che anche dal punto di vista costituzionale viene sancito che la casa è fondamentale. Gheddafi diceva che se un libico non può disporre della sua tenda non è un uomo libero. Ecco, dico che anche chi non ha la propria casa non può considerarsi libero. Fare delle leggi con criterio è un aspetto fondamentale per un paese che voglia definirsi civile, ecco perché oggi più che mai è importante essere rappresentati da persone capaci e competenti a livello nazionale e regionale. Ai giovani e soprattutto alle donne il compito di far crescere e magari cambiare il nostro paese».

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