Il merito esiste ma non abita a Ischia
di Graziano Petrucci
Premessa 1. Voglio tentare di articolare un discorso, seppur in maniera generica, in relazione alla prossima partecipazione di Roger Abravanel a Ischia. Si tratta di concetti sui quali ho detto già in altre occasioni ma che, tuttavia, hanno bisogno di esser ripetuti e, mi auguro, assorbiti. Il saggista italiano, già consulente della multinazionale McKinsey & Company che si occupa di consulenza strategica, oggi impegnato nel settore della private equity e parte di alcuni consigli di amministrazione come Luxotica, interverrà nell’appuntamento organizzato a maggio dalla Fondazione Opera Pia Iacono Avellino Conte. Premessa 2. Qualche tempo fa il sito lavoce.info pubblicò una ricerca – a cura di Giovanni Pica, professore associato di economia politica presso l’Università degli Studi di Milano – in cui si stabiliva la correlazione tra la prosperità di una società e la sua mobilità sociale. Ovviamente alla mobilità sociale si lega l’idea di uguaglianza di opportunità nella società stessa, in cui anche chi parte da una condizione svantaggiata ha la possibilità di emergere e salire (o scendere) la scala sociale. Si parla in questo caso di prosperità della società, vale a dire che il reddito pro capite e la possibilità di occupazione sono migliorate. Tutto ciò si può stabilire attraverso un indice di mobilità sociale, per ciascuna provincia nel nostro paese, derivante dal confronto tra la variabilità dei redditi all’interno delle famiglie identificate attraverso il cognome, con la variabilità complessiva dei redditi. In sintesi quanto più è bassa la mobilità sociale in una determinata provincia tanto più omogenei sono i redditi all’interno di ciascuna famiglia rispetto alla variabilità complessiva di questi, e viceversa. Per farla breve, in un luogo dove la mobilità sociale è bassa, per conoscere il reddito di un individuo basta sapere a quale famiglia appartiene. I risultati della ricerca furono riassunti su una cartina – nella foto – e le province del nostro paese venivano identificate per colore. Dal blu chiaro, che indicava una maggiore mobilità, a quello più scuro cui si associava una scarsa mobilità. Anche se forse l’analisi avrebbe avuto bisogno di altri approfondimenti per capirne meglio le dinamiche, com’è facile immaginare la maggior parte delle regioni del sud- cui si unisce la Campania divisa per zone: riuscite a vedere Ischia?-, sono di colore blu scuro. Lo studio tendeva a rendere chiaro che la mobilità sociale si collega a una serie di esiti economici. Per esempio i talenti individuali possono essere favoriti da una migliore allocazione e generare un livello elevato dell’attività economica, finanche stimolando una crescita della società o di suoi segmenti. Magari a qualcuno gli viene di collegare il tutto al concetto di “merito”, e fa bene. Sarebbe interessante vedere l’andamento nello specifico sull’isola, sebbene forse qualche eccezione sparsa qua e la negli uffici, sia pubblici e sia privati, è possibile trovarla. La prima impressione è che su questa isola “felice” –più scoglio “ghetto mentale” che terra aperta al mare delle possibilità e al mondo – sia presente più di uno strato cristallizzato, tra gli altri per esempio, proprio dal fattore “parente alla famiglia X”. Il che richiama per conseguenza il nesso tra potere economico ed esercizio del “potere” (pensiamo a quello che si esercita in politica: lo vedete pincopallo junior figlio di pincopallo senior, per esempio candidato alla carica di Sindaco? Ecco, e via così su questa strada si procede in altri settori). Si potrebbe azzardare una connessione tra tale “potere” e la costruzione di un “merito” ad hoc per qualcuno al quale attribuire la direzione – che so – dell’azienda di famiglia, dell’impresa o di un comune. O, più in generale, in alcuni di questi personaggi si potrebbe scovare la causa del ritardo che come zona turistica abbiamo accumulato negli anni in termini di servizi, di cultura della crescita e della sua gestione ed espansione per converso della cultura della “non crescita”, di economia e della sua espansione, della competitività e della sua tenuta. Da ciò, si apre un’altra prospettiva. Anzi, una riflessione apparentemente scollegata dalla realtà isolana. In molti paesi le famiglie con reddito più alto si possono permettere sia connessioni sociali migliori e sia di poter investire sul capitale umano. E qui torna, complice la considerazione di sopra, la “costruzione del merito” per figli e affini di X e l’esclusione di chi non può permetterselo – perché non può contare sulle stesse connessioni- da quella “fascia”. A Ischia, come nel resto d’Italia, non si premia il capitale umano. Forse nella moltitudine si può trovare chi, in effetti, quel “merito” lo merita davvero. Se qualcuno durante questa lettura volesse girare la frittata e metterla sul politichese ideologico per farci una polemica inutile, la questione non ci interessa. Il ragionamento ci interessa, invece, nella misura in cui le diseguaglianze, sul territorio isolano, continuano a rimanere tali creando di fatto una società multiforme ma per niente “mobile”, dunque bloccata nel suo modo di pensare e nella sua evoluzione. Premessa 3. Un’altra cosa che voglio evidenziare è il tipo di giornalismo che si fa sull’isola. Fatte le dovute eccezioni, neppure queste a volte sono costanti, l’evoluzione di una società dipende anche dalla cultura cui si associa il mondo dell’informazione. Le inchieste condotte da molti media locali sono poche e spesso non sono in grado di muoversi né a tutela delle fasce più deboli (quando parlo di debolezza, non mi riferisco soltanto ai disagiati o agli emarginati ma al cittadino che potrebbe essere un imprenditore contro il potente di turno, o il dipendente schiavizzato da datori di lavoro, costretto a lavorare dodici ore al giorno senza retribuzione adeguata mentre i sindacati sono conniventi). Né in forma totalmente indipendente (cosa, questa, che potrebbe far storcere il muso a qualcuno). Per intenderci, mancano testimonianze o interviste mirate con la finalità di stabilire e definire quali sono le reali condizioni dei dipendenti – manca pure chi dovrebbe mostrare il coraggio di farsi avanti per tutelare i propri diritti -; oppure se è il caso di premiare quell’impresa che svolge il suo ruolo nella società secondo le regole. Premessa 4. Il discorso nella prima e nella seconda parte, apre a un panorama che è arrivato il momento di considerare. Specie ora che siamo di fronte ad eventi economici eccezionali da cui però bisogna imparare a cogliere le opportunità. In prossimità delle prossime elezioni a Ischia dobbiamo pretendere molto di più da chi ambisce a giocare con la fascia di sindaco. Non possono mancare domande su programmi, pianificazioni, problematiche legate all’economia e al merito dell’intero territorio isolano e soluzioni. Il dramma è che certi personaggi, tra cui si palesano più di altri molti satrapi affetti dall’ego ipertrofico, se non gli parli di ombrelloni in prima fila e cene al ristorante non ti capiscono.
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