CRONACAPRIMO PIANO

Il messaggio di Pettorino: «Le aree marine protette patrimonio delle comunità»

L’ammiraglio ha trascorso alcuni giorni sulla nostra isola per una serie di appuntamenti istituzionali: in questa intervista a Il Golfo tocca diversi e interessanti punti, partendo dall’importanza della tutela ambientale per regalare un futuro prospero alla nostra isola

Ammiraglio, a Forio l’importanza che viene tributata alla Guardia Costiera è testimoniata anche dall’impegno della pubblica amministrazione.

«I lavori nel porto di Forio costituiscono un momento importante. Ringrazio l’amministrazione comunale e il sindaco Francesco Del Deo per l’impulso che ha dato alla sistemazione dell’area portuale, che credo sia fondamentale: il porto è il luogo di arrivo dei visitatori, e accoglierle con una struttura come quella che verrà tra poco realizzata e completata è indispensabile per dare un’idea di un paese accogliente, di una comunità pronta a ricevere e di un luogo dove si potranno trascorrere giorni in serenità e tranquillità. Ecco perché il rifacimento della struttura portuale era necessario, e naturalmente a noi fa molto piacere che si possa dare adeguata sistemazione agli uffici della Guardia Costiera».

«I lavori dell’area portuale di Forio consentiranno di accogliere al meglio i visitatori, in quanto il porto è il biglietto di presentazione per un paese»

Ha incontrato anche i colleghi del locale ufficio, che all’impegno quotidiano dovranno aggiungere l’ulteriore pressione data dai flussi dell’alta stagione. Che impressione ha avuto da questo faccia a faccia?

«Sono colleghi motivati, pronti a eseguire in maniera puntuale i loro compiti e i loro doveri. Li conosco e sono una garanzia di sicurezza e legalità per tutto il nostro territorio».

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Le aree marine protette hanno rappresentato una svolta, soprattutto in Italia. Crede che il loro numero andrebbe incrementato?

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«Noi abbiamo una percentuale di mare protetto tramite le aree marine riconosciute ancora non sufficiente. Questa parte di pare viene ampliata col “santuario dei cetacei”, che in realtà non è un’area marina protetta e non ha provvedimenti diretti alla conservazione come nelle aree marine. Le aree marine protette sono una sorta di nursery per la fauna e costituiscono siti in cui la biodiversità del mar Mediterraneo – che ospita 17mila specie diverse tra flora e fauna – può trovare maggiori possibilità di conservazione e riprodursi in maniera adeguata. Lavorare sulle aree marine protette e sul loro ampliamento è un bisogno di cui tutte le comunità che hanno tratti di mare pregiati, come le isole dell’arcipelago campano, devono farsi portatori: si tratta di un patrimonio che avrà dei riflessi positivi sull’intera comunità e su tutta l’economia del luogo».

« Lavorare sulle aree marine protette e sul loro ampliamento è un bisogno di cui tutte le comunità che hanno tratti di mare pregiati, come le isole dell’arcipelago campano, devono farsi portatori: si tratta di un patrimonio che avrà dei riflessi positivi sull’intera comunità e su tutta l’economia del luogo»

Il diportismo resta spesso un fenomeno particolare, a volte anche“selvaggio”. Secondo Lei è migliorata la sensibilità di chi naviga in mare?

«Guardi, la situazione è questa: la sensibilità è migliorata, il numero delle imbarcazioni aumenta, e quindi diventa una sorta di “rincorsa”. Quando avremo raggiunto la quota di zero incidenti in un anno, significherà che la grande pressione esercitata dal diportismo avrà raggiunto la grande consapevolezza in tutti i diportisti. È chiaro che come Capitaneria noi tendiamo a ciò come obiettivo costante, essendo deputati al controllo».

«Serve ancora una maggiore consapevolezza nel diportismo: la sensibilità è migliorata, ma il numero delle imbarcazioni aumenta, e quindi diventa una sorta di “rincorsa”».

Cosa manca a Ischia per affrontare le sfide del turismo del futuro?

«Dobbiamo conservare il nostro mare: dobbiamo lavorare molto sulla depurazione, e a Ischia c’è molto da fare, e dobbiamo lavorare sull’uso sostenibile delle risorse marine. Questi sono i temi sui quali una comunità come quella ischitana si deve confrontare giorno dopo giorno perché questa comunità ha bisogno del mare per il suo sviluppo, per il suo futuro e per la sua futura economia».

Da questo weekend un’area della pineta di Ischia sarà dedicata agli uomini della Capitaneria. Lei ha sottolineato l’importanza del ricordo.

«Non c’è futuro senza memoria. Di questo è consapevole ogni popolo, il quale deve coltivare la propria Storia. Ischia ha una grande Storia, uomini di Ischia hanno lavorato sul mare, e alcuni hanno anche perso la vita sul mare e per il mare. Oggi Ischia è una perla riconosciuta in tutto il mondo, un autentico dono della natura e se è quella che è oggi lo dobbiamo anche al lavoro di tante persone che sul mare hanno speso la vita».

«La sfida del turismo del futuro per Ischia passa anche per la depurazione e l’uso sostenibile delle risorse marine: su questo dobbiamo ancora lavorare»

Lei ha avuto una carriera lunga e prestigiosa: un bilancio o un ricordo importante della sua esperienza nella Capitaneria.

«Sto per concludere il mio percorso professionale lungo oltre quarant’anni: è un pezzo importante della mia vita. Calcando la tradizione della mia famiglia isolana, ho servito il mio Paese sul mare, su quelli che erano gli interessi dell’Italia sul mare e nel mare. Ho ricordato che dal mare noi ricaviamo il 3% del nostro prodotto interno lordo, ma se a questo uniamo ciò che ricaviamo dal turismo balneare, allora tale percentuale cresce di molto. Aver lavorato per lo sviluppo del Paese, e facendolo in un ambiente che mi è familiare e che amo, il mare, mi ha spinto a impegnarmi con grande passione, al punto che oggi, che mi sto approssimando alla pensione dopo 44 anni al servizio del mio Paese, dico una cosa che può sembrare strana, ma che è vera: mi sembra di non aver mai lavorato, proprio perché l’ho fatto con tanto amore e con tanta passione. Vorrei dire a tutti i giovani: cercate di amare il vostro lavoro, e di farlo con passione il vostro percorso professionale, perché farlo con passione e con amore rende due cose: innanzitutto rende molto di più quello che si fa, e inoltre aiuta a far vivere meglio noi stessi e anche gli altri».

«Ho lavorato al servizio del mio Paese per 44 anni, ma è come se non avessi mai lavorato, perché l’ho fatto sempre con amore e con passione: vorrei dire ai giovani di amare il proprio lavoro e di farlo con passione, perché così ne guadagnerà la qualità del lavoro svolto e aiuta a vivere meglio noi e gli altri»

Lei chiuderà la sua esperienza professionale con l’immersione al largo di Ventotene per rendere omaggio al “Santa Lucia”, il postale affondato il 24 luglio 1943.

«Depositerò una corona sul relitto del “Santa Lucia”, che per anni aveva collegato anche l’isola d’Ischia con la terraferma e che durante la guerra collegava le isole Pontine con Gaeta. Lo farò in ricordo di quelle sessantacinque persone che morirono, tra cui anche un ischitano, Ettore Albanelli, ma anche in ricordo di tutti coloro che hanno dato la vita sul mare. È un momento simbolico, importante per me, in quanto fino a pochi mesi prima su quella nave era imbarcato mio nonno, del quale porto il nome, e se oggi ho vissuto con questa divisa per tanti anni l’ho fatto per ripercorrere una tradizione che apparteneva anche alla mia famiglia, cioè quella del lavoro sul mare».

«Il fenomeno dell’immigrazione tocca tutti noi. È un problema che va risolto “a terra”, impedendo cioè a imbarcazioni fatiscenti di prendere il mare, altrimenti ogni volta si andrà incontro a tragedie come quelle che la cronaca riporta»

La tragedia del “Santa Lucia” si ricollega a quelle che si verificano in mare ai giorni nostri, con migliaia di morti annegati mentre tentano di raggiungere le nostre coste.

«Il fenomeno dell’immigrazione è importantissimo, che tocca tutti. Purtroppo è anche molto divisivo: su esso non si riesce ad elaborare un’etica condivisa. È questo il problema. Io ritengo che questo grande tema,che appartiene all’attualità ma che apparterrà anche al nostro futuro non può che essere risolto “a terra”: dovremmo cioè evitare che queste imbarcazioni fatiscenti, al limite della galleggiabilità, senza un equipaggio composto da marinai, senza dotazioni di sicurezza, si avventurino nel mare. Ogni volta che un barcone lascia le coste africane per dirigersi verso le coste europee e verso l’Italia, è una sconfitta di tutti. Il vero successo lo avremo quando questi viaggi potranno e dovranno essere effettuati in maniera “normale”, altrimenti traversate del genere non possono che portare a lutti e a tragedie. Per questo il problema va risolto “a terra”, cioè laddove queste persone partono».

«Chiuderò il mio percorso professionale depositando una corona sul relitto del “Santa Lucia”, in ricordo di quelle sessantacinque persone che morirono, tra cui anche un ischitano, Ettore Albanelli, ma anche in ricordo di tutti coloro che hanno dato la vita sul mare»

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Carlo

Ammiraglio Pettorino l’area marina protetta di Ischia è Regno di Nessuno, perché come ben sa Ischia non ha i depuratori e per questo l’Italia viene multata dall’Europa. Anzi ci può spiegare come sia stato possibile istituire un area marina protetta senza depuratori ?!? Lei che rappresenta lo Stato, la Guardia Costiera si occupa di tutelare il nostro mare e visto che noi contribuenti vi garantiamo gli stipendi, ci può spiegare come sia possibile che Ischia abbia un area marina protetta senza depuratori ? Ci piacerebbe tanto ricevere una sua risposta visto che vi fregiate per questo Regno di Nessuno !

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