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AL TURISMO DELLE CICALE AL TURISMO DELLE LOCUSTE . QUANDO CESSA L’INNOVAZIONE.

Anche se non è elegante tessere le lodi del giornale per cui si scrive, sento il dovere di registrare – con piacere – il salto di qualità che il Golfo sta facendo, grazie al contributo di idee che vi stanno apportando qualificati esponenti del mondo industriale, dell’informazione, della cultura, in questo periodo estivo. Da Benedetto Valentino a Paolo Chiariello, da Salvatore Ronga al Ceo del Regina Isabella Giancarlo Carriero, a Salvatore Lauro, per non parlare dell’intervista al manager italiano Flavio Cattaneo. Tutti hanno colto una parte della verità sullo stato della nostra economia, della nostra società, del nostro turismo. Il nostro turismo, cresciuto in maniera caotica ed improvvisata, ha vissuto di rendita grazie alle brillanti intuizioni di pochi illuminati imprenditori, che hanno fatto da apripista. Gli altri hanno trovato comodo andare al traino. Pochi sono andati verso la modernità, l’innovazione, molti hanno pensato esclusivamente ad aumentare la ricettività, tralasciando il potenziamento dei servizi. Spesso ci siamo lamentati dei trasporti marittimi, di situazioni di duopolio o oligopolio, però convengo con Salvatore Lauro , quando afferma che nel settore sono stati comunque compiuti passi di modernità ( nella bigliettazione on line, nella intermodalità, nel creare sistema). Mi dicono mirabilia per l’organizzazione digitale e il Centro Elaborazione Dati di Luigi Polito, Imperatore Travel. Mentre taxi e microtaxi sono all’anno zero e non è solo un problema di romantici ritorni all’Ape Calessino. Non è concepibile che non abbiano un servizio di radiotaxi, un applicativo moderno per prenotazioni, chiamata urgente, come è paradossale la situazione di parcheggio duale al Porto di Casamicciola, come lamentato da Cattaneo, dove per una parte è previsto solo il pagamento in monete. Non è possibile che continuiamo ad importare e distribuire le merci nella maniera primordiale in cui lo facciamo da decenni. Perché non è mai stato affrontato con serietà il problema di un Terminal, di una stazione centralizzata di stoccaggio e smistamento delle merci? Perché Ischia ignora la logistica? E gli stabilimenti balneari vi sembrano all’altezza dei tempi? Offrono servizi insufficienti, con poca o nessuna attenzione per portatori di handicap, senza alcun stabilimento attrezzato per animali. Dell’assoluta assenza di una politica per attrarre il turismo giovanile è già stato detto molto sul Golfo. Aggiungo solo che le società e Associazioni, come Platypus Tour ( turismo scolastico ed esperienziale), Ellegi Spettacoli ( Divertimento) T.I.F.E.O. ( Ischia International School Festival di Musica, Danza e Moda), partite con entusiasmo, non hanno trovato alcun supporto nelle pubbliche amministrazioni locali. Poco è stato fatto sotto il profilo della formazione e aggiornamento del personale impegnato nell’attività turistica, vanificando l’opera meritoria di Scuole, come l’Istituto Alberghiero che, ovviamente, non possono seguire i giovani oltre la loro vita scolastica. Va molto meglio in agricoltura, dove giovani intraprendenti stanno portando idee, aria e strumentazioni nuove. Il commercio è quello che langue di più, essendo stato stravolto dall’onda irrefrenabile delle vendite on line dei colossi del commercio mondiale.

Ci sono però dei segnali di resipiscenza, a livello di potenziamento degli organi associativi di categoria, con l’inserimento di giovani in grado di trainare il commercio fuori dalle secche in cui sta immerso. All’inizio di luglio, il corrispondente ischitano di Repubblica, Pasquale Raicaldo, intervistò due fra i i più grandi economisti mondiali, che alloggiavano al Regina Isabella. Uno di questi, Edmund Phelps, neokeynesiano, premio Nobel 2006, svelò quella che per lui è la chiave di un’economia di successo: “ L’innovazione”. Phelps dice chiaramente che la spinta innovativa di un paese deve partire dal basso e cita l’America di Lincoln del diciannovesimo secolo, quando il Paese fu percorso da una vera e propria “fascinazione per l’innovazione”. Bisogna continuamente esplorare e innovare. Dal ’60 – ’70, secondo Phelps, in Italia ( io ci aggiungo Ischia) non si innova più, tranne lodevoli eccezioni. A questo proposito devo citare un saggio centratissimo di Pietro Greco, divulgatore scientifico, dal titolo “ La storia di Ischia, storia di innovazione” contenuto nel volume “ Ischia Patrimonio dell’Umanità – Natura e cultura” a cura di Ugo Leone e Pietro Greco. E questo saggio lo segnalo in particolare al Presidente Carriero, al quale, in un articolo di tempo fa, segnalai pubblicamente e lo feci anche con Peppino Di Costanzo, Presidente dei Termalisti, che sarebbe stato giusto ed opportuno, per il 2018, celebrare un evento importante che 100 anni prima aveva riguardato proprio la struttura del Regina Isabella. In piena guerra, nel 1918, un grande matematico italiano e senatore del Regno, Vito Volterra, venne a Lacco Ameno per preparare il terreno alla visita della scienziata più famosa del mondo: Marie Curie. Nell’estate del 1918, per un mese, Marie Curie studiò le acque termali di Lacco Ameno e di altre zone dell’isola.

Come ci ragguaglia Pietro Greco, Marie Curie si rese subito conto che le fonti radioattive di Ischia erano tra le più importanti del mondo. Avevo, nell’articolo sul Golfo, suggerito di organizzare un grande evento scientifico per celebrare quell’importante visita di 100 anni fa. Peppino Di Costanzo aveva dimostrato un certo interesse. Ma niente si è verificato e anche questa occasione è stata sprecata. Peccato, perché abbiamo il dovere di sottolineare i grandi successi di un passato di innovazione per ritracciarne il percorso e rilanciare l’isola per il futuro. Per un turismo di qualità, quale ormai un po’ tutti auspichiamo, non bastano le ordinanze per il decoro cittadino, ci vuole ricerca, inventiva, passo coi tempi, innovazione. Cito, a sostegno, due leggi specifiche su Ischia ( oggi le definiremmo “ leggi speciali”) che furono emanate addirittura in tempo di guerra e di fascismo. La prima fu il R.D. del 22 luglio 1939 n. 1450 che istituiva l’Ente Autonomo per la Valorizzazione dell’isola d’Ischia, che aveva il compito di pianificare e coordinare i servizi dell’isola, valorizzare le risorse naturali e promuovere l’isola all’esterno. Nell’ottobre 1942 apparve un importante articolo di Guido Ruata, pubblicato sulle “ Vie d’Italia” a cura della Consociazione Turistica Italiana ( diventata poi CIT) e, opportunamente riportato alla luce da Anna Pilato, su La Rassegna d’Ischia di giugno 2007, articolo che si intitolava – per l’appunto – “ Rinnovamento dell’isola d’Ischia”. Lo stesso Ruata segnalava, oltre alla legge istitutiva dell’EVI, anche la legge 14 settembre 1941, dal titolo “ Provvedimenti per la valorizzazione della zona dell’antico Comune di Lacco Ameno” che aveva lo scopo di valorizzare le acque termali e le sorgenti di gas e vapori, le spiagge, migliorare l’attrezzatura alberghiera, la ricerca e lo sfruttamento di minerali radioattivi e loro derivati. Fu, allo scopo, costituita un’apposita società, la V.I.R.I.L., a capitale misto ( Stato, Banco di Napoli e il privato, senatore Leopoldo Parodi Delfino).

Il territorio interessato di questa legge era abbastanza esteso,comprendendo tutto il bacino idrotermale di Santa Restituta e della Rita, le spiagge del litorale e la zona collinare che fa da contrafforte all’Epomeo. Addirittura il piano di sviluppo prevedeva un collegamento marittimo veloce ( 25 minuti) Lacco Ameno-Torregaveta ( in coincidenza con la stazione Cumana e la via Domiziana). Possibile che 80 anni fa si era più lungimiranti di oggi? Possibile che Ischia debba arrendersi ad un lento ma inesorabile declino? Non sappiamo né vogliamo più innovare? E’ qui che deve scattare l’orgoglio di chi ancora ambisce a definirsi “ imprenditore”. E’ qui che deve scattare il fremito, la “ fascinazione per l’innovazione” come ci ha opportunamente suggerito l’economista mondiale Edmund Phelps.

Franco Borgogna

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