ARCHIVIO 3ARCHIVIO 5

Il “no” all’arresto di De Siano, confermata la linea della commissione

ISCHIA – Il giorno dopo è quello di un film già visto, nel quale vanno in scena i protagonisti della vita politica nazionale, più e meno noti, comprimari e gregari. E soprattutto il giorno nel quale i media nazionali si sforzano di promuovere paragoni più o meno azzeccati e di far passare il principio di come anche dinanzi al Senato si possano applicare due mesi e due misure quando bisogna decidere se concedere o meno l’autorizzazione all’arresto che di fatto viola l’immunità parlamentare. E così, dopo che Domenico De Siano ha evitato di finire agli arresti a furor di popolo (o meglio, a furor di aula, con un largo plebiscito) i paragoni ed i precedenti si sprecano. Si ricorda, ad esempio, che un “fortunato” come il senatore lacchese era stato a suo tempo l’alfaniano Antonio Azzolini: anche nella circostanza su giocato il “jolly” del sospetto delle persecuzione da parte dei magistrati nei confronti dell’indagato, colpevole solo di rivestire una carica politica. Con De Siano, checché se ne dica, è andata pressappoco così e quel pressappoco a ben pensarci stona pure.
CONFERMATA LA LINEA DELLA COMMISSIONE

 

Non c’erano i presupposti, per farla breve, per spedire ai domiciliari il coordinatore regionale campano di Forza Italia, attualmente indagato nell’ambito dell’inchiesta rifiuti nei Comuni di Forio, Lacco Ameno e Monte di Procida, con le accuse di concorso in corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e concorso in turbativa d’asta per gli appalti ottenuti poi dalla società Ego Eco. Un quadro accusatorio che era stato confermato anche dal Riesame, che però ha annullato l’ordinanza relativamente alla contestazione di associazione per delinquere, e questo alla fine ha pesato come un macigno nella decisione presa nella capitale. Questo inciso si è rivelata, di fatto, una vera e propria ciambella di salvataggio. Perché se i giudici avevano deciso che ci fossero i presupposti perché Domenico De Siano finisse ai domiciliari, dall’altra ha escluso la sussistenza dei gravi indizi relativamente ad uno dei capi di imputazione contestati. E proprio su questo si sono basati i senatori (e per la verità in precedenza la stessa commissione), cogliendo la palla al balzo. Il ragionamento fatto è stato molto semplice e starebbe tutto in una interpretazione condivisibile o meno: l’associazione per delinquere rappresenta la fondamenta dell’accusa al senatore lacchese, venendo meno cade l’intero castello. E fa nulla se precedentemente una serie di magistrati (cinque, in totale, tra pm, gip e giudici del Riesame) la pensano in maniera diametralmente opposta. Il resto è storia già conosciuta con il relatore del caso davanti all’aula, il presidente Dario Stefano, che ribadisce quanto già osservato in prima battuta e scrive che da tutto questo deriva “una manifesta infondatezza dell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari”. Malgrado il Riesame abbia in realtà affermato esattamente il contrario: ovvero che De Siano merita i domiciliari.

CONTINUA A LEGGERE SU IL GOLFO IN EDICOLA

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex