CRONACAPRIMO PIANO

Il “no” di Padre Mario

DI GIOSUE’ ROSACROCE

Troppi veleni, troppe verità che emergono, la rivoluzione voluta dal vescovo d’Ischia mons. Gennaro Pascarella per il Ponte molto probabilmente fa marcia indietro per il “no” di Padre Mario Lauro. E sarebbe una cosa clamorosa o forse no, a giudicare dal “terremoto” che è scaturito da quella che oggettivamente era una rivoluzione a tutto tondo nella geopolitica della Chiesa isolana. Le acque agitatissime avrebbero portato il Presule a desistere dalla riforma voluta dall’ex vicario e dai focolarini. E già! Un Pascarella da manipolare per fare il bello e cattivo tempo è stato servito da Lagnese, che con i suoi pellegrinaggi alla sede di Pietro, con le mani sempre piene di limoncello e rucolino ci ha fatto il servizio. Ha convinto il Vescovo di Pozzuoli a prendersi la rogna di questo presbiterio soggiogato da falsi servitori di Cristo, (vedi guru e adepti focolarini affiancati da un sacerdote anziano) descrivendogli una Diocesi diversa da ciò che poi ha dovuto verificare di persona non essere. Padre Mario Lauro, ci dicono (e le indiscrezioni sono oltremodo fondate…), non se la sentirebbe di dare un dispiacere al popolo e a don Carlo Candido e ha deciso di dire a Pascarella che lui si tira fuori dalla decisione presa nelle settimane scorse. E con quello che è successo – e che verosimilmente ancora deve succedere – come si farebbe a dargli torto…

La Diocesi di Ischia

Troppi veleni, ci ripetiamo, in questa Chiesa d’Ischia che ne appesantiscono il cammino. È il veleno che hanno in corpo quelli che amano il potere e per il quale sono pronti ad usare ogni astuzia del maligno pur di raggiungere l’obiettivo. L’obiettivo è stato, con la complicità di Lagnese, di fare le epurazioni ed edificarsi una chiesa di chiara matrice focolarina, con don Gaetano Pugliese come vicario e gli adepti nei posti chiave della diocesi. Perché don Mariano Montuori fu mandato via dalla diocesi? Mai potuto sapere! E del processo Vaticano dei due sacerdoti messi fuori dal ministero, senza un processo civile, cosa si è mai saputo? Nulla! E delle colpe dei due gemellini Mancusi, per cui non sono potuti giungere all’ordinazione sacerdotale, cosa si è mai saputo? Nulla! E di don Marco D’Orio che ha lasciato anch’egli la diocesi? Nulla! Due diritti di patronato cancellati dal limoncello e rucolino portati da Lagnese a Roma per una decisione a lui favorevole, per la quale nemmeno le azioni (crediamo decisamente blande, ma questo naturalmente è soltanto il nostro punto di vista) da parte dei comuni di Casamicciola e Forio, hanno potuto nulla.

E infatti è il nulla a dominare l’azione della gerarchia cattolica in questi ultimi nove anni. La gente è sempre più indifferente alle cose di chiesa e sempre meno fedeli partecipano, se non in modo formale per qualche sacramento alle celebrazioni liturgiche. I pochi “chiesani” si stanno anch’essi pian piano stancando e allontanando, un processo lento ma costante e che pare ormai ineluttabile e irrefrenabile. Altro che chiesa in uscita! È invece l’uscita dalla chiesa, di sempre più fedeli stanchi di un clero che si agita come canne al vento, fumoso e inconcludente, a parte poche eccezioni. L’omelia denuncia fatta da don Candido nel giorno del suo saluto, ha messo in luce ancora di più tutto ciò che abbiamo descritto e l’amarezza provata davanti a un vescovo sordo e fermo come un carro armato (ma forse sarebbe meglio dire kamikaze) nella sua decisione. Ma come si dice, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi e nel cuore di padre Mario sarebbero emersi i sensi di colpa e la consapevolezza di una ingiustizia che si stava portando a compimento in un progetto dove si vuole solo fare un dispetto a don Carlo e non il bene della comunità. Non era bastato a don Agostino e al guru Di Costanzo aver distrutto la parrocchia di Fontana e quella dello Schiappone, ora toccava demolire Ischia Ponte. Parrocchie ben strutturate e seguite, ma che andavano distrutte; e parafrasando Cristo “percuoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse!”, questo è ciò che hanno ottenuto. Ma attenzione perché la faccenda è ancora ingarbugliata: voci di dentro raccontano che nel pomeriggio il il nuovo Vicario focolarino ha chiamato e convocato Padre Mario, di certo per chiedergli di ritornare sui suoi passi. Chissà come andrà a finire questo gioco dell’oca.
A questo punto l’appello al pastore della Diocesi isolana non può che essere uno: vescovo Pascarella, non farti tirare per la giacchetta (clergyman) da chi ti ha tirato dentro al vortice del fallimento dell’episcopato Lagnese, ma cerca di dare voce alle forze positive di questo scarno clero e ai fedeli che chiedono con tutta la voce che hanno di avere come pastori dei veri testimoni di Cristo. Lei non è venuto per distruggere e abbattere, ma per edificare e piantare e per recuperare ciò che era perduto. Rivolga allora la sua attenzione verso quei sacerdoti costretti ad allontanarsi, a quelli distrutti e messi fuori dal ministero, ai due giovani aspiranti al sacerdozio e di certo questi ultimi mesi del suo episcopato varranno moto di più che degli anni ormai trascorsi, sia davanti a Dio che agli uomini di buona volontà.

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