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Il peso della giustizia sulle elezioni ischitane

 

 

Di Mauro Iovino

Il quadro nell’ambito del processo denominato “Free Market” è ormai delineato con l’avvenuto rinvio a giudizio di tutti e tredici gli imputati, tra cui spicca la presenza dell’avvocato Maria Grazia Di Scala (che riveste la carica politica di consigliere regionale e quindi secondo politico dell’isola in ordine di importanza, dopo il Senatore Domenico De Siano) e quella del sindaco di Barano, Paolino Buono. Processo che inizierà velocemente il prossimo 17 maggio per la presenza del Tenente Stanziola, detenuto.

Il prossimo 10 maggio conosceremo anche la sorte processuale e giudiziaria del Senatore Domenico De Siano, quella di Oscar Rumolo (ancora agli arresti domiciliari), Rando e & nell’ambito dell’inchiesta “Pecunia non olet” ovvero “La compagnia del balzello”. Il GUP sarà chiamato a decidere sulle richieste di rinvio a giudizio degli imputati, così come chiesto dai pubblici ministeri, Sepe e Arlomede.

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Il processo a Giosi Ferrandino, dopo una spinta iniziale ha subito una (normale) fase di stanca e procede, come tutti i processi, lentamente, al contrario di quella scelta e richiesta fatta dal sindaco di Ischia di procedere “celermente”. I giudici si prendono i tempi che il calendario impone e se poi accade qualche inghippo di notifica si perdono mesi.

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Questo è il quadro giudiziario inerente i principali protagonisti della vita politica isolana, Giosi Ferrandino, Domenico De Siano e Maria Di Scala, tutti accusati di reati gravi dalla Procura della Repubblica. I processi ci diranno alla fine se sono o meno colpevoli di quanto a loro ascritto nei capi di imputazione.

Perché questo brevissimo excursus? Perché in prospettiva delle prossime – importanti – amministrative della primavera 2017 molti giochi erano già stati fatti ed altri erano in corso fino a quando, a rovinare la “festa” a Giosi Ferrandino e Domenico De Siano sono arrivati i magistrati con la raffica di inchieste che hanno coinvolto la nostra isola.

Negli ambienti politici è notorio di un accordo sottobanco che era stato chiuso tra i due (ex?) leader maximi della politica isolana, la classica divisione delle poltrone con Ferrandino disposto a sacrificare un po’ dei suoi fedeli supporter a beneficio dei soli fedelissimi per pochi scranni in consiglio comunale, tanto per restare col (presunto) vincitore. Ma si erano fatti i conti senza “l’oste”. Dopo lo scoppio dello scandalo dell’inchiesta de “La compagnia del balzello”, Domenico De Siano è stato costretto a dedicarsi con intensità a lavorare ai fianchi dei colleghi senatori (quelli del cosiddetto PD che strizza l’occhio a destra) e ai suoi colleghi di area perché rigettassero la richiesta di arresto, sospesa perché non concessa dall’aula di Palazzo Madama ma pur sempre vigente ed in agguato. Paradossalmente, allo stato degli atti, se a De Siano venisse meno l’immunità parlamentare verrebbe immediatamente arrestato. Per questo turbinio di eventi, voci di palazzo hanno cominciato a raccontare che al posto di Domenico De Siano sarebbe potuta entrare in campo la Di Scala come candidato sindaco di Ischia. Ma, come abbiamo visto, alla fine, in sede giudiziaria, con il rinvio a giudizio, non è andata come auspicato e previsto. Quindi, alla luce dei recenti accadimenti giudiziari, con Giosi a processo che balla ancora, Domenico De Siano che rischia il rinvio a giudizio e la Di Scala ormai a processo, quella che poteva essere una strategia già delineata, rischia di cambiare adesso in virtù di questo nuovo assetto “giudiziario”? E soprattutto questo gruppo di politici andrà avanti per la propria strada fregandosene di tutto ciò – visto che comunque la legge gli consentirà di candidarsi a tutti gli effetti – o si muoverà diversamente? E soprattutto Giosi Ferrandino che farà? Tornerà a guardare in casa PD o proseguirà imperterrito in questo accordo spurio?

Va anche detto che questa situazione potrebbe anche finire con il far ringalluzzire anche personaggi interpreti di secondo piano della politica ischitana che potrebbero ambire a candidarsi alla poltrona di primo cittadino, pur consapevoli di riuscire ad ottenere al massimo uno scranno in consiglio come consigliere.

Insomma, siamo davanti ad uno di quegli intrecci magari non rarissimi ma neppure ordinari che potrebbero sparigliare le carte in tavola: e se per una volta a farne le spese non fossero gli improvvisatori dell’ultim’ora ma chi invece aveva programmato tutto a tempo debito? L’impressione, almeno stando a oggi, è che questa sia l’ipotesi più accreditata…

 

mauroilgolfo@gmail.com

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