CULTURA & SOCIETA'

Capitani coraggiosi di Procida: “L’acqua del mare è salata” di Giacomo Retaggio

La drammatica vicenda con epilogo edificante di una famiglia di naviganti

“Alla memoria di tutti i naviganti che hanno perso la vita in mare” è la commovente dedica del prestigioso autore Retaggio e subito mi è venuto in mente l’infantile romanzo del 1897 di Kipling dal titolo “Capitani coraggiosi” rivisto in tante trasposizioni cinematografiche, dove Cheyne, un ragazzino spocchioso figlio di un magnate, dopo che è stato salvato dall’affogamento nell’Oceano Atlantico da un peschereccio statunitense guidato dal burbero capitano Troop. Lì impara a faticare, conoscere e apprezzare la lealtà e la solidarietà degli uomini di mare, persone di poche parole ma di grande coraggio, abilità e altruismo: il ragazzino quindicenne diventa così un giovane consapevole, laborioso e buon marinaio facendo la felicità del padre che lo riabbraccia ricompensando Troop per la salvezza e maturità raggiunta dal figlio!

Sì, I libri di memorie del grande Scrittore procidano doc Giacomo Retaggio, medico ed altresì Sanitario per venticinque anni nel carcere borbonico di Procida, attrae, affascina il lettore soprattutto se accomunato dai vivi ricordi del proprio padre -Tirrenia; mio figlio-Toremar; mio genero- Grimaldi. L’ìncipit dell’avvincente storia vissuta ha per principale attore protagonista il Direttore di macchina Miclele Lubrano, piuttosto contrariato e con le spalle al noto Circolo dei Capitani e Macchinisti sulla Marina Sent’ Co’: mormorava contro “quel pallone gonfiato” del comandante Scotto, che, come i “comandanti”, si sentiva superiore ai Direttori macchinisti. Ora era in pensione e libero, ma si “sentiva come inutile”: la sua unica figlia Teresa si era sposata con Vincenzo Carannante, un comandante imbarcato a lungo sulla “Texaco Oregon” americana, guadagnava molto sul mare e si era costruita pure una bella casa. Michele, con la nascita della nipotina, aveva tuttavia “perso” la moglie Nunziatina che si era trasferita in aiuto dalla figlia. Così per lui il giorno trascorreva un po’ dal tabaccaio Nardino a prendere il giornale, incontri tra amici al Circolo, un caffè. Il ricordo del mare e del primo imbarco come Allievo Ufficiale insieme col Giovanotto di macchina Giuseppe spediti a volo in America a bordo del “Giovanni Amendola”un “liberty” di circa diecimila tonnellate e poi per mare in Nord Europa. Il ricordo del “Dea Mazzella”, un “Liberty” carico di minerali, in una paurosa tempesta verso il Nord America: un equipaggio di quasi tutti procidani e il carbonaio Pataniello ferito alla testa nel forte rollìo. La nebbia nel canale di Kiel e la mina: paure! Sempre in giro per il mondo al ricordo immutabile del Venerdì Santo con i Misteri! Ancora il ricordo col comandante Coppola, quando a Palma de Majorca salì a bordo per saluti il Re Umberto II di Savoia allora in esilio, causando problemi al capitano. Le apparenze differenziavano le Società di navigazione in quelle di serie A (“pacchetti” passeggeri “Italia”) e quelle di serie B (carico, petroliere). Da Nardino l’ingresso di un giovane ufficiale ricordò che i tempi erano cambiati e tutto era ormai automatizzato: per Michele fu una delusione!”Questa è l’esistenza della gente di mare -pensò Michele- . Non ci sono soldi per pagare questa non vita ! Non sarà mai abbastanza per compensarli di ciò che perdono, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, a bordo delle navi”. A terra si sentivano spaesati e Michele se n’accorse quando per incontrare l’assessore col quale aveva frequentato il Nautico, non fu possibile per l’andirivieni elettorale: richiesta di voti e liti giudiziarie in paese per futili motivi.

Mare e terra due mondi così diversi: era nata la vispa nipotina e Michele lo trascorreva con lei, a raccontarle qualche memoria. Ma lo spessore morale di Michele e sua moglie Nunziatina con i consuoceri Saverio e Concetta si rivela nella prova: la petroliera guidata dal genero comandante Vincenzo andò a incagliarsi su una scogliera verso il Sud Africa, con una falla e disastro ecologico: tutti salvi, tranne Luigino -sbattuto con la testa- al suo primo imbarco e vicino di casa…Ogni tg ne parlava e causava disagio nella famiglia… Il drammatico funeale nella Chiesa della Pietà alla Marina…Vincenzo è naturalmente scosso, depresso e rifiuta di imbarcarsi ancora…la moglie Teresa non sa che fare e pensa di lasciarlo…Il ceffone della buona madre…A questo punto i Valori della coscienza morale di Michele e della moglie prendono l’iniziativa…l’invito a un pranzo particolare…Il telegramma stavolta della Società “Tirrenia” da terzo ufficiale sulla linea Napoli-Palermo…Doveva trasformarsi da uomo di mare a uomo di terra. Bellissimo. L’art. 34 della Costituzione: “La Repubblica agevole con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi…” e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo all’art. 16,3: “La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”. Retaggio di compito assolto da questi Capitani coraggiosi: “Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”(Mt 19,6). (continua)

*Pasquale Baldino – Responsabile diocesano Cenacoli Mariani MSM; docente Liceo; poeta; emerito ANC – Ass Naz Carabinieri (e-mail: prof.pasqualebaldino@libero.it)

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