LE OPINIONI

Il presidente del consiglio comunale di Forio L’amarezza di Regine: «Bisognava “rischiare” per tutelare l’isola e il suo indotto»

«Ho avuto già modo di parlare di questa vicenda, ovviamente in modo più generico, proprio sulle colonne de Il Golfo qualche tempo fa. Preannunciavo quali potevano essere gli scenari negativi a fronte dell’emergenza coronavirus per il comparto turistico ricettivo e per l’economia isolana». A parlare è Michele Regine, presidente del consiglio comunale di Forio, il quale interrogato sulla mancata apertura dei Poseidon parte da lontano prima di arrivare al dunque: «Le mie preoccupazioni, purtroppo, si sono avverate. La situazione è davanti agli occhi di tutti, ci troviamo di fronte alla preannunciata chiusura del maggiore stabilimento termale dell’isola d’Ischia e tra i più importanti al mondo. Il quadro è allarmante e non soltanto perché ci sono diverse famiglie che traggono sostentamento da quella struttura, ma anche per il danno ancor più grave arrecato all’intera economia isolana che resta “ferita” da una scelta aziendale che gli imprenditori hanno forzatamente preso a fronte dello scenario attuale e non soltanto per timore di non vedere sbarcare turisti sull’isola». E qui l’avvocato precisa: «Mi riferisco al fatto che la proprietaria è preoccupata di eventuali ripercussioni di carattere sanzionatorio in caso di possibile contagio».

Ma visto l’attuale clima di incertezza, non sarebbe stato più opportuno attendere ancora un po’ prima di “staccare la spina”? Su questo Michele Regine non ha dubbi: «Certo, sarebbe stata la scelta migliore e più logica. In fondo oggi viviamo nel periodo della precarietà della fase emergenziale, è evidente che quello che si dice adesso può essere il contrario di ciò che sarà ordinato domani e a riprova di questo ci sono una serie di ordinanze regionali e DPCM che dicono tutto e il contrario di tutto a distanza di giorni se non addirittura di ore». Resta poi un altro rammarico, quello che da un’azienda comunque sana e che dall’isola ha avuto tanto ci si aspettava un atteggiamento diverso, nella speranza che si riuscissero a garantire almeno alcuni mesi di occupazione ai dipendenti, anche a rischio di finire “zero a zero”. Un rischio che però la proprietà non ha voluto correre e anche dinanzi a questa considerazione Regine non si tira indietro: «Certo, si poteva e anzi doveva ragionare in questo modo, sarebbe stata una forma di investimento per il futuro prossimo, quello immediatamente successivo alla fase emergenziale. La chiusura di una struttura del genere comporterà ripercussioni sull’indotto turistico per l’intera isola, forse sarebbe stato meglio investire su questa emergenza cercando di minimizzare il problema e il conseguente danno…».

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