«Il privato incassa e il Comune paga, i numeri dello scandalo porto»
l sindaco di Lacco Ameno torna all’attacco sulla gestione privata di Marina Capitello, bollandola ancora come “abusiva”. Ma stavolta il “Barone” snocciola numeri e mostra in maniera chiara come l’ente di Piazza Santa Restituta stia mettendo mano alla tasca senza ricavare alcun beneficio, anzi…
La sua “massima” uscita sul nostro giornale, “Perrella come Nerone”, come possiamo sintetizzarla?
«Possiamo farlo tramite un’osservazione anche banale: dopo la determinazione dell’Evi di non poter accordare l’utenza idrica alla società Marina di Capitello, la stessa società a firma del dottor Perrella fa una richiesta di accesso agli atti all’Evi chiedendo i contratti di tutte le società che operano sul demanio marittimo, come operatori balneari, ma anche di altre Marine dell’isola, come Marina di Casamicciola, Ischia Risorsa Mare e il Gruppo ormeggiatori e barcaioli di Ischia. Ecco quindi che già in questo frangente ho pensato a una sorta di “Muoia Sansone con tutti i Filisdei”».
E poi?
«Cosa ancora più grave, dopo il provvedimento emesso dall’incorruttibile giudice di Ischia, lo stesso soggetto ha inviato una diffida all’Evi, al segretario comunale, alla Procura della Repubblica, affinché il Comune acquisisca al patrimonio comunale tutti gli immobili sanzionati e realizzati abusivamente. Dunque, egli pensa: “Se muore un abusivo, devono morire tutti gli abusivi”, quindi non si limita più a “sparare” lato mare, ma spara anche lato terra, e chiede l’immissione in possesso di tutti i beni dei lacchesi che secondo lui si trovano in quella fattispecie. In più dice all’Evi che per questi immobili va staccata la fornitura idrica. Mi fermo qui per una questione di privacy, perché vorrei dire al dottore. “sapesse quali sono gli immobili per i quali chiede di procedere”, ma ripeto, mi fermo qui, perché io sono deputato alla salvaguardia del bene comune. Quindi, per tornare alla sua domanda, davanti a queste due note non mi viene altro se non pensare a Nerone quando incendia Roma per costruire poi la villa imperiale».
Lei ha più volte spiegato che c’è il Comune che paga (utenze, rate del mutuo) e il privato che incassa senza nemmeno versare il canone pattuito. Posso chiederle negli ultimi anni, non tanto quanto ha incassato il privato, ma quanto ci ha rimesso il pubblico?
«Gli atti e i fatti sono sempre più eloquenti dei discorsi. Non è un mistero che a Lacco gli investimenti nella portualità turistica sono tutti ad opera del pubblico. Noi come Comune non abbiamo mai avuto finanziamenti per poter realizzare le strutture. È così da decenni. Penso ad esempio ai tre milioni di mutuo contratti con la Cassa Depositi e Prestiti per il nuovo porto al Capitello, o al molo di soprafflutto che la mia amministrazione ha portato a termine l’anno scorso grazie ai fondi Dupim, o ancora alla banchina dei megayacht andata distrutta dopo essere stata costruita con denaro pubblico, e che comunque adesso ricostruiremo con denaro pubblico dal momento che l’assessore alla portualità Giovanni De Siano ha voluto destinare i fondi Dupim del prossimo triennio a questa struttura. Dunque stiamo continuando ad investire: d’intesa con la Regione va avanti la progettazione per il completamento delle opere a terra dell’approdo turistico».
«Il privato ci deve ancora 309mila euro per le annualità 2020-21. Inoltre ci mancano 510mila euro delle ultime tre annualità, ci mancano i 46mila euro di consumi elettrici 2018-19 e altri 150mila euro di consumi elettrici 2020-23. Mancano poi le somme da conteggiare per tutte le altre annualità per i vari consumi»
E invece per quanto riguarda le spese “vive”, ordinarie?
«Sono quelle che avete sempre correttamente riportato sulla stampa: 180mila euro è la quota annuale di ammortamento del mutuo per l’approdo al Capitello, 160mila euro sono gli oneri di concessione, tutti i consumi della fornitura Evi, della Tari, sono a carico del Comune, così come è a carico del Comune la spesa dell’energia elettrica ormai insopportabile perché ormai si potrebbe configurare una complicità con un concessionario-ormeggiatore abusivo – perché di questo stiamo parlando – che ammonta a circa 150mila euro. Inoltre, il paradosso sta nel fatto che noi abbiamo anche due procedure esecutive con due decreti ingiuntivi, uno per l’anno 2020, quando su un conto corrente abbiamo trovato solo circa 30mila euro a fronte dei 309mila euro che ancora ci devono. Con un altro decreto ingiuntivo del 2021 abbiamo trovato solo poco più di 10mila euro. Io credo sia anche il caso di verificare come pagano i diportisti (assegno, bonifico, contanti), visto che i nostri consiglieri comunali ci hanno chiesto di integrare la documentazione sul punto per verificare all’insegna della trasparenza e della legalità come vengono impiegati i denari pubblici, cosa che mi sembra giusta ai fini della correttezza del bilancio. Dunque con due decreti abbiamo trovato solo poche decine di migliaia di euro a fronte degli oltre trecentomila che ci devono. Inoltre ci mancano 510mila euro delle ultime tre annualità, ci mancano i 46mila euro di consumi elettrici 2018-19 e altri 150mila euro di consumi elettrici 2020-23. Mancano poi le somme da conteggiare per tutte le altre annualità per i vari consumi. Questo è il danno economico finora inferto al Comune. Ma io ritengo che ci sia un altro aspetto molto più importante».
Quale sarebbe?
«Parlo della serena valutazione di ciò che doveva essere e non è stato. Cioè quando l’amministrazione ritenne di interesse pubblico la formula del project financing dalla società Marina di Capitello, la stessa società si impegnava a realizzare due milioni e mezzo di lavori nel quinquennio, a pagare un canone di 170mila euro all’anno, a pagare le utenze e il ripristino del campo-boe a salvaguardia della posidonia nella baia di Varulo. Registriamo purtroppo che tutto questo non è stato realizzato, e chiaramente dobbiamo giudicare come devastante per l’ente la scelta di allora».
«Personalizzare lo scontro, “Pascale contro Perrella”, “De Siano contro Pascale”, appassiona la stampa o i “tifosi”, ma qui non si tratta di un fatto personale: io sono portatore di un interesse pubblico, e la società invece di un interesse privato. Sono convinto che prima o poi ci sarà un giudice che finalmente farà prevalere l’interesse pubblico»
Cosa cambia dal punto di vista amministrativo, contabile e politico?
«In tutta sincerità dal punto di vista strettamente contabile le dico che i conti non tornano. Dal punto di vista degli investimenti del privato, francamente non ne ho visti: poi vedremo anche in contraddittorio se alcune spese sono state sostenute. Alla banchina dei megayacht ci stiamo nuovamente pensando noi. Infine dal punto di vista politico non cambia nulla: noi riteniamo che il porto di Lacco Ameno debba avere finalmente una gestione pubblica, vista anche la volontà popolare che ha avallato il nostro programma elettorale. Poi la Storia dirà se saremo stati capaci o no. E approfitto di questa intervista per invitare tutti coloro che sono deputati a far rispettare la legge, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Magistratura, Ministero, a intervenire, perché io come sindaco ho verificato che c’è un’attività di ormeggio abusivo. Non lo dico, ma lo dice una sentenza nel contenzioso tra l’Evi e la società, emessa da un giudice che ha letto le carte che finora nessuno ha letto con attenzione. Io spero di poter raggiungere questo obiettivo per due ordini di motivi: il primo è che il Comune non può essere ritenuto corresponsabile o addirittura complice di un’attività abusiva di questa portata. Il secondo è che io sono un uomo delle istituzioni e credo che prima o poi anche il Comune di Lacco Ameno possa veder prevalere l’interesse pubblico, e che quindi si possa trovare un “giudice a Berlino” che riporti la questione nell’alveo della legalità. Il giorno in cui l’approdo turistico tornerà in mano pubblica io proporrò al consiglio comunale che piazza Girardi venga intestata alla memoria di Falcone e Borsellino: ciò dovrà testimoniare che a Lacco Ameno è ritornata la legalità, e sarà un evento più che simbolico. Concludo dicendo che personalizzare lo scontro, “Pascale contro Perrella”, “De Siano contro Pascale”, appassiona la stampa o i “tifosi”, ma qui non si tratta di un fatto personale: io sono portatore di un interesse pubblico, e la società invece di un interesse privato. Io credo in quanto di buono si può ancora fare e sono convinto che prima o poi ci sarà un giudice che finalmente farà prevalere l’interesse pubblico».