LE OPINIONI

IL PUNTO La forza delle donne

Siamo dei contenitori, ma non siamo vuote. Ma piene di tante cose e non lo sappiamo, abbiamo così tanto spazio che nell’incertezza ci riempiamo di tanti frammenti inutili. E così ci ritroviamo piene di paure, di insicurezze e di tanti vuoti da riempire mentre è sempre troppo grande il bisogno di amare. C’è sempre quel qualcosa che ci manca, ci sentiamo incomplete fino a che non accade. Non si vede nulla, non si sente nulla, ho la mia mano appoggiata leggera sul mio grembo e sotto ci sei tu e adesso vivi di me. Ormai non ci speravo più e invece è arrivato il regalo più bello che la vita potesse farmi. Anni ad aspettare quello che non succedeva mai, mi sentivo a metà. Sperando sempre di riempire quella metà che non arrivava mai. Ho girato medici, quanti, non lo so. Sono stata saccheggiata per i tanti esami che mi hanno fatto fare, per noi donne è sempre più complicato. Siamo così ingarbugliate, anche per mettervi al mondo. E intanto vivevo con questo pezzo di me mancante e non si può spiegare, una pianta che non fa fiori oppure che non da’ frutti? Vedevo le mia amiche che sfoggiavano orgogliosamente i loro pancioni, gli anni passavano e per me nulla, ho somatizzato talmente tanto questo mio malessere da iniziare a sentirmelo addosso, appiccicato come una seconda pelle. Non stavo mai bene e sostanzialmente non avevo nulla. A volte non mi credevano nemmeno, ho girato l’Italia in lungo e in largo fra tutti i luminari della fecondazione assistita, fino a che non andai a Bologna dal prof. Carlo Flamigni. Non lo dimenticherò mai, altissimo e con gli occhi di ghiaccio, un’empatia immediata tra me e lui. È stato l’unico che mi disse di tornarmene nella mia bella isola perché non avevo nulla che non andasse e mi convinse così tanto che dopo qualche mese mi sono trovata con questo esserino che mi cresceva nella pancia. È stato facile ? Non per me, sono stata per mesi quasi immobile, per paura di perderti, ma poco importava, ero felice di non essere più una scatola vuota, ma piena di te e per la prima volta nella vita, mi sono sentita invincibile. Con te fra le braccia ho capito tutto quello che avevo dentro, ma non lo sapevo. È così che sono diventata forte, e non me lo sarei mai immaginato, con te in braccio ho imparato a raccogliere il mio coraggio, a mantenere la calma e ad avere la pazienza di saper aspettare. Non sapevo che per difenderti sono capace anche di digrignare i denti e di farmi uscire le unghie da fuori come artigli. Non sapevo di quando la rabbia aumenta e invece d’impadronirsi di me, sono io che la domino con la mia freddezza. Non stupitevi di tutto quello che riusciamo a fare anche se possiamo sembrare fragili ed indifese è qui che vi sbagliate e ricordatevi che se respirate è perché una donna un giorno ha posato la sua mano sul suo grembo e dentro c’eri tu, “piccolo uomo”.

A Clelia e a Francesca

con tutto l’amore che ho

“Durante la gravidanza, alcune cellule del bambino migrano nel flusso sanguigno della madre e poi ritornano al bambino. Si chiama “microchimerismo materno-fetale”.⁠ Per 41 settimane, le cellule si mescolano e circolano avanti e indietro e, dopo la nascita del bambino, molte di queste cellule rimangono nel corpo della mamma, lasciando un’impronta permanente nei tessuti, nelle ossa, nel cervello e nella pelle della madre, e spesso rimangono lì per decenni. Ogni altro figlio che una madre avrà in seguito lascerà un’impronta simile sul suo corpo. Anche se una gravidanza non va a termine, o se si ha un aborto, queste cellule migrano comunque nel flusso sanguigno. Le ricerche hanno dimostrato che se il cuore di una madre è ferito, le cellule fetali si precipiteranno sul sito della lesione, e si trasformeranno in diversi tipi di cellule specializzate nella riparazione del cuore. Il bambino aiuta a riparare la madre, mentre la madre costruisce il bambino. Questo è spesso il motivo per cui alcune malattie svaniscono durante la gravidanza. È incredibile come il corpo della madre protegga il bambino a tutti i costi, e il bambino protegga e ricostruisca la madre in cambio, in modo da potersi sviluppare in sicurezza e sopravvivere. Pensiamo per un momento alle voglie della gravidanza. Di cosa aveva bisogno la mamma, che il bambino le facesse desiderare? Gli studi hanno anche dimostrato la presenza di cellule del feto nel cervello di sua madre 18 anni dopo il parto. Che meraviglia è?”

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