Il racconto di un’odissea nelle motivazioni della condanna
Pubblicati i dettagli della sentenza costata la pena di 6 anni e 4 mesi di reclusione al tassista abusivo Francesco Marrazzo, che la scorsa estate narcotizzò un’anziana ischitana diretta alla stazione per abbandonarla poi dopo averle sottratto i suoi averi tra cui la somma in denaro contante di 2.200 euro
Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna (6 anni e 4 mesi di reclusione) a carico di Francesco Marrazzo, il tassista abusivo di Napoli che la scorsa estate narcotizzò una nostra anziana concittadina derubandola dei suoi averi e abbandonandola priva di sensi in un terreno in località Poggioreale. Motivazioni che di fatto ripercorrono anche l’intera vicenda che ha visto vittima la signora Angela Maria Arcamone. Si legge infatti: “All’udienza del 19.11.2024, si ammetteva li rito abbreviato e il difensore della persona offesa, Arcamone Angela Maria (l’avvocato Gianluca Maria Migliaccio, ndr), depositava atto di costituzione di parte civile; il Giudice ammetteva la predetta costituzione e rinviava il processo all’udienza del 03.12.2024 per la discussione delle parti. All’udienza del 03.12.2024 le parti concludevano come ni epigrafe e li Giudice si riservava per la decisione, dando lettura del dispositivo con termine di legge per il deposito della motivazione. Tanto premesso, sulla scorta degli atti di causa, va dichiarata la penale responsabilità di Marrazzo Francesco per i reati ascrittigli. Invero, in data 21.06.2024 Arcamone Angela Maria sporgeva querela presso i C.C. di Poggioreale nei confronti di un soggetto, poi identificato nell’odierno imputato, li quale la mattina di quello stesso giorno, ale ore 8.40 circa, nei pressi del molo Beverello, el si era presentato come ‘tassista abusivo’, offrendole di condurla a piazza Garibaldi, dove la p.o. era diretta, facendola insolitamente accomodare sul sedile anteriore dell’autovettura. La vittima riusciva, in tal sede, a fornire una prima sommaria descrizione del soggetto (uomo di circa 50 anni, capello brizzolato, con accento napoletano) e dell’autovettura su cui lo stesso viaggiava (di piccola cilindrata, a quattro porte e di colore scuro). La Arcamone rappresentava poi che, durante la corsa, l’imputato più volte le proponeva di sostare brevemente per consumare un caffè, invito che la stessa ogni volta rifiutava, riferendogli di avere timore di lasciare incustodita la propria borsa contenente del denaro. Nonostante il diniego espresso dalla persona offesa, l’imputato decideva lo stesso di fermarsi, inducendola a bere il caffé, che presentava uno strano sapore dolciastro, proponendole altresì di recarsi ad acquistare dei dolci, offerta che la p.o. riusciva a rifiutare. A quel punto la Arcamone perdeva i sensi e ricordava solo di essersi ritrovata ancora in stato confusionale sulla pubblica via, accorgendosi inoltre di esser stata derubata del proprio portafogli contenente, tra le altre cose, la somma di euro 2.200,00. La p.o., inoltre, notava la presenza all’interno della propria borsa di una ricevuta fiscale della pasticceria ‘Fratelli Attanasio’, rilasciata li 21.06.2024 alle ore 10.16”.
Poi nel dispositivo è ancora riportato quanto segue: “Con integrazione di querela del 12.7.24, la Arcamone riferiva poi agli operanti di aver visionato un video sulla piattaforma ‘TikTok’, mostratole dalla figlia, relativo ad un soggetto segnalato dagli utenti in quanto noto per avvelenare sconosciuti e di essersi resa conto, in quella circostanza, che si trattava della stessa persona che el aveva offerto un passaggio il 21.6.2024. Precisava, inoltre, che l’auto su cui viaggiava l’uomo era una Fiat Panda di colore nero e dichiarava, infine, di essersi ricordata che prima di perdere i sensi l’uomo l’aveva trascinata con la forza fuori dall’autovettura. Le immagini catturate da alcuni sistemi di videosorveglianza, nonché i fotogrammi generati dal S.C.N.T.T. consentivano di individuare l’autovettura Fiat Panda tg. (omissis), corrispondente alla descrizione fornita dalla p.o., che inizialmente si trovava ferma in sosta in via Acton in corrispondenza del molo Beverello, e poi, una volta che la Arcamone saliva a bordo, veniva ripresa mentre effettuava esattamente il percorso indicato dalla stessa in denuncia. Le immagini acquisite permettevano, inoltre, di rilevare el fattezze fisiche e l’abbigliamento del guidatore, nonché di osservare la sua condotta successiva in quanto, dopo aver fermato l’automobile ni cui era ancora presente la p.o., il ‘tassista’ scendeva dal veicolo, ma rimaneva nei paraggi e continuava a monitorare l’autovettura con a bordo la donna. Sulla scorta di tali evidenze, gli operatori, riconoscendo il soggetto raffigurato nelle immagini in Marrazzo Francesco, noto alle forze dell’ordine, il 4.7.2024 procedevano alla sua identificazione, unitamente alla moglie Caiafa Antonietta. Di poi, come da annotazione dei CC di Napoli centro – nucleo operativo del 5.7.24, a seguito di attenta e prolungata osservazione dell’imputato che faceva ingresso nell’attività commerciale Pizza Loca, gli operanti acquisivano le immagini del sistema di videosorveglianza di tale esercizio e procedevano al loro raffronto con quelle già acquisite nel corso delle indagini e con l’effige foto segnaletica del Marrazzo più recente, riscontrando che si trattava della stessa persona”.
Il processo è stato celebrato con il rito abbreviato, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna ancor più dura (8 anni). La vittima, costituitasi parte civile, era rappresentata dall’avvocato Gianluca Maria Migliaccio
Ancora i giudici osservano che “dagli accertamenti effettuati sull’autovettura Fiat Panda (omissis), la stessa risultava invece intestata ala società di noleggio srls “Auto Flash VR”, noleggiata a tale Paolino Emanuela e a sua volta sub-noleggiata a tale Volante Pasquale, come da contratto di sub noleggio, in atti. Con decreto del 10.07.24, il P.M., considerato il solido quadro indiziante a carico del Marrazzo e valutata la sussistenza di un suo concreto pericolo di fuga, poiché poteva evidentemente contare su una rete di supporto per allontanarsi dal territorio dello Stato, ne disponeva li fermo, eseguito in data 11.07.2024. All’udienza di convalida del fermo, l’imputato ammetteva gli addebiti, affermando di aver versato nel caffè della Arcamone tre o quattro gocce di ‘Tranquillit’ in un bar nei pressi di piazza Borsa, specificando che si trattava di un medicinale di uso comune. In relazione a tale episodio, con ordinanza del 13.07.2024, li Gip convalidava il fermo e contestualmente applicava la misura cautelare della custodia in carcere”.