Il “re dei rifiuti” e la morsa del silenzio: viaggio nell’inchiesta che scuote Ischia

Una mattina di marzo, sotto il cielo ancora plumbeo di Casamicciola Terme, R.B. trova il suo camion parcheggiato in deposito con i sigilli della Capitaneria. Era la terza volta in un mese. Ma questa volta qualcosa scatta: chiama un legale, poi si presenta dritto dalle forze dell’ordine. La sua voce incrinata dalla tensione dà il via a un’inchiesta destinata a scuotere il mondo sommerso del trasporto rifiuti sull’isola d’Ischia. A finire al centro della scena è un nome già noto agli investigatori: Angelo Marrazzo, 75 anni, imprenditore di Casandrino trapiantato a Ischia, per tutti “il re dei rifiuti”. Secondo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla GIP Rosaria Maria Aufieri, Marrazzo avrebbe imposto per anni una gestione monopolistica e violenta del trasporto di rifiuti speciali tra le isole di Ischia e Procida e i porti di Napoli e Pozzuoli. Lo avrebbe fatto attraverso la sua compagnia di navigazione TRA.SPE.MAR. S.r.l., di cui è considerato gestore di fatto. E non si sarebbe fermato davanti a nulla: minacce, intimidazioni, ritorsioni, sanzioni orchestrate. Il tutto con il silenzioso appoggio di un clima di terrore, radicato nei presunti legami con la criminalità organizzata.
UN SISTEMA DI CONTROLLO TOTALE
Dalle carte dell’inchiesta emerge un quadro inquietante. Marrazzo avrebbe imposto ai trasportatori locali il pagamento obbligato di 250 euro per ogni viaggio di rifiuti speciali (170 per l’andata, 80 per il ritorno), anche se il biglietto di ritorno non veniva usato. Chi si opponeva, come Boccanfuso, veniva colpito con sequestri, multe, o addirittura con l’esclusione forzata dai viaggi. “Ti faccio sequestrare il camion, il deposito… ad Ischia comando io. Il re dei rifiuti sono io“, avrebbe detto Marrazzo, secondo le intercettazioni. Una frase che non lascia dubbi sul controllo esercitato. Il meccanismo si è rivelato semplice ma efficace: prezzi imposti, tratte obbligate, concorrenza eliminata. Alcuni imprenditori hanno raccontato di aver ricevuto visite “di cortesia” o chiamate intimidatorie ogni volta che tentavano di rivolgersi ad altre compagnie. Una forma di estorsione sistemica, condotta con metodi tipicamente mafiosi.
IL LEGAME CON IL CLAN MOCCIA
A rendere ancora più solido il potere di Marrazzo ci sarebbe, secondo gli inquirenti, il legame diretto con il clan dei Moccia.E lo stesso Marrazzo non avrebbe fatto mistero di questo legame, anzi: lo avrebbe rivendicato per legittimare il proprio dominio. Gli investigatori ipotizzano che il nome dei Moccia sia stato usato come strumento intimidatorio per ottenere il silenzio degli imprenditori locali. L’efficacia del metodo è evidente: molti di loro hanno continuato a servirsi della TRA.SPE.MAR. pur consapevoli delle condizioni vessatorie, pur di non esporsi a ritorsioni. Si tratta di un clima di paura “paragonabile a quello di un regime di dominio mafioso“, scrive il giudice nell’ordinanza.
LE TESTIMONIANZE: CHI HA PARLATO, CHI HA TACIUTO
La denuncia presentata da R.B. il 9 marzo 2023 ha fatto da spartiacque. Nei mesi successivi, altri imprenditori — titolari di ditte edili, aziende di trasporto, società ambientali — hanno iniziato a collaborare. Le sommarie informazioni testimoniali (SIT) raccolte a luglio dello stesso anno hanno tracciato un filo comune: tutti sapevano, pochi parlavano. Il ricatto implicito era lo stesso: o con Marrazzo, o fuori dai giochi. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver subito pressioni anche per questioni che andavano oltre i rifiuti. C’è chi ha parlato di richieste per imbarchi “fuori regola” di veicoli non autorizzati o di favoreggiamenti nella movimentazione merci. Una gestione che spesso avveniva in deroga alle disposizioni della Capitaneria di Porto, soprattutto nei periodi turistici, quando i limiti di sicurezza erano più stringenti.
L’INDAGINE E I METODI DEGLI INQUIRENTI
A supporto delle testimonianze, gli inquirenti hanno raccolto un imponente materiale probatorio: intercettazioni ambientali e telefoniche, sopralluoghi, fotografie, verbali. Gli episodi raccontati da R.B. sono stati verificati e confermati in occasione del suo esame del 13 giugno 2023. Le intercettazioni hanno rivelato frasi pesanti, spesso pronunciate in ambienti pubblici, quasi a voler rafforzare la reputazione criminale del “re dei rifiuti”. Il GIP Aufieri ha ritenuto le dichiarazioni delle vittime coerenti, dettagliate e convergenti, tali da far ritenere sussistenti gravi indizi di colpevolezza. Per Marrazzo è scattata la misura cautelare degli arresti domiciliari, in attesa del processo.
UN SISTEMA CHE HA FUNZIONATO TROPPO A LUNGO
L’inchiesta apre uno squarcio su un problema strutturale che va ben oltre l’isola d’Ischia. Il settore dei rifiuti in Campania — in particolare quello dei rifiuti speciali e pericolosi — è da anni sotto osservazione per il rischio di infiltrazioni criminali. Secondo Legambiente, nel 2023 la Campania è risultata tra le prime regioni per illeciti ambientali. I porti rappresentano un nodo cruciale: controllarli significa controllare la filiera dei rifiuti. L’indagine napoletana mostra come anche in contesti insulari, apparentemente periferici, possano nascere meccanismi di monopolio fondati sul terrore. Ischia e Procida, note al grande pubblico per il turismo e il paesaggio, diventano in questa storia l’epicentro di un sistema opaco dove la legge del più forte ha dettato regole per anni.
IL SILENZIO E’ FINITO?
La speranza, ora, è che il coraggio dei testimoni dia l’impulso per una bonifica non solo ambientale, ma anche sociale. Le parole di Boccanfuso, che ha deciso di rompere l’omertà, restano scolpite nell’ordinanza: “Ho avuto paura, ma non potevo più restare in silenzio. Dovevo farlo per i miei figli“. Un sistema criminale è fatto di chi lo esercita, ma anche di chi lo subisce senza reagire. Questa volta, almeno in parte, qualcuno ha deciso di dire basta. Ma la domanda che resta sospesa tra i moli di Ischia e i vicoli di Casamicciola è la stessa: chi si prenderà cura dei rifiuti, ora che il re è caduto?
Ci hanno messo giusto un paio di giorni per scoprirlo …
Eppure con me era sempre gentile don Angelo non immaginavo
Una discarica di concussione e corruzione allora….
Anche da me passava e si prendeva cura della spazzatura…che Dolce