CULTURA & SOCIETA'

RIECCO IL MANDARINO, ARISTOFRUTTO NOBILE  DI STAGIONE CHE PROFUMA DI NATALE: SULL’ISOLA PRESENTI 6.000 PIANTE

I MANDARINI DI ORIGINI CINESI DOMINANO IL MERCATO DELLA FRUTTA A ISCHIA E VENGONO ACQUISTATI CON FACILTA’ DAGLI ISOLANI IN QUESTO PERIODO CHE CI CONDUCE AL NATALE / Da sempre conferito un ruolo da protagonista al mandarino, che insieme all’arancia, alle sorbe, al melograno, alle chiuppetelle ed al vino cotto, compongono il contenuto appetitoso e di bella presentazione del classico cesto-regalo di Natale che si usa offrire dalle parti della Ischia alta, da Barano fino a Serrara Fontna ed in particolare Succhivo. Vi concorrono anche gli ischitani degli atri comune dell’isola legati alle tradizioni, specie in questi giorni prenatalizi per circondarsi di tutte quelle cose buone che tengono banco e fanno felici tutti coloro che festeggiano il Natale con serenità d’animo e messa in pratica dei migliori principi . Tutto questo per magnificare il ruolo del mandarino nel largo panorama dei frutti locali e del periodo, quello attuale, dove fa meglio la sua parte

Il Mandarino il frutto di Natale per eccellenza  per tutto il mese di novembre passato è   maturato in fretta ed alla grande per trovarsi pronto per questi  giorni che precedono la festa più attesa dell’anno ove è chiamato a fungere da protagonista fra tutti gli atri frutti che consumeremo nel periodo natalizio. Il mandarino, diciamola tutta,ha quel quid in più che gli permette di essere amato ed addirittura celebrato. Il mandarino in tutto il suo splendore e gusto straordinario rimane a fare la sua parte alla grande. Esso insieme all’arancia, alle sorbe, al melograno, alle chiuppetelle ed al vino cotto,contribuisce da par suo a comporre il contenuto appetitoso e di bella presentazione del classico cesto-regalo di Natale che si usa offrire dalle parti della Ischia alta, da Barano fino a Serrara Fontana.

Vi  concorrono anche gli ischitani degli atri comuni dell’isola legati alle tradizioni, specie in questi giorni prenatalizi ove ci si organizza per circondarsi di  tutte quelle cose buone che tengono banco e fanno felici tutti coloro che festeggiano il  Natale con serenità d’animo e messa in pratica dei migliori sentimenti. Tutto questo per magnificare il ruolo del mandarino nel largo panorama dei frutti locali  e del periodo dove è primo “attore”.  Il mandarino è l’unico frutto dolce della famiglia degli agrumi. I suoi spicchi sono piccoli e succosi, con polpa di colore arancio chiaro. La buccia dei mandarini è sottile e di facile rimozione, di colore arancione chiaro e molto profumato. Un albero di mandarini, appartenente alla famiglia delle Rutacae, può produrrei fino a 600 frutti all’anno e raggiungere un’altezza compresa tra i due e i quattro metri. Sull’isola di Ischia si contano circa sei mila piante di mandarini che con la pianta delle arancie è quella che negli anni  più di tutte è sfuggita in massima parte allo sradicamento  per lo sviluppo del territorio. Secondo l’agronoma Marta Ablè, i mandarini sono ricchi di vitamina C. L’assunzione oltre vitamina A e vitamine del gruppo B, insieme a magnesio, ferro e acido folico.  Il mandarino fu introdotto in Europa nella prima metà dell’800 come pianta ornamentale, precisamente fondibile fragranza. Un aristofrutto con quattro quarti di nobiltà. Niente a che spartire con i suoi figli cadetti come mandaranci e clementine che del nobile genoma paterno hanno appena la approdò a Malta quale curiosità botanica, e più tardi in Sicilia dove si acclimatò molto bene (varietà Avana).

Il più profumato degli agrumi è quel che si dice un vero signore della tavola. E un fiore all’occhiello del centrotavola.  L’antico lignaggio del Citrus reticulata, tale è il suo nome scientifico, dà al mandarino uno statuto da grande antenato. Alcuni botanici lo considerano più antico di arance e limoni. Quel che è certo è che accanto alle ben note proprietà organolettiche – oli , vitamine, flavonoidi – possiede altrettante proprietà simboliche. Al punto da diventare il nome di una lingua e l’emblema di un’élite. Il termine «mandarino» deriva, infatti, dal colore dell’abito arancione dorato dei sapientissimi dignitari imperiali dell’antica Cina che interpretavano i voleri del cielo e li trasmettevano all’imperatore. I famosi Mandarini erano letterati e poeti che la loro educazione raffinata rendeva depositari di una saggezza superiore a ogni sapere tecnico. Esattamente il contrario dei nostri specialisti che spesso sanno tutto e non capiscono nulla. Furono i portoghesi a coniare la parola mandarim volgarizzando il sanscrito mantrim, che significa ministro e a sua volta deriva addirittura da mantra. Ma in realtà il termine originale cinese era Guan e designava il dignitario addetto alla riscossione dei mandarini di grossa taglia offerti come prezioso tributo all’imperatore. Ma oltre a una casta di altissimi funzionari, una burocrazia celeste, il termine passò a indicare anche la lingua, altrettanto elitaria, del Nord della Cina.

Come se ci fosse insomma una sorta di affinità elettiva tra la nobiltà della carica e quella del frutto, tra l’eccellenza del sapere e quella del sapore. Un’analogia che anche da noi è diventata senso comune. Forse la forza evocativa del Citrus reticulata viene prima di tutto dal suo profumo, insuperabile nel mettere in moto la macchina del ricordo. Il suo aroma dolcemente imperioso ci fa socchiudere gli occhi consegnandoci proustianamente all’onda nostalgica di un passato prossimo che parla ancora ai nostri sensi e al nostro cuore. Se il punch al mandarino fu la panacea consolatoria dell’Italia postbellica, non da meno fu il mandarinetto, voluttà orientale distillata dalle mani di fata delle nostre nonne. E l’odore delle bucce gettate nel camino resta impresso a caratteri indelebili nel nostro immaginario sentimentale. Nella mitologia festosa della nostra infanzia perduta, nel sogno incantato di una notte di mezzo inverno. Quando i bambini italiani offrivano mandarini a sua maestà la Befana, proprio come i cinesi all’imperatore. Il sapore è assai gradevole, grazie al maggior contenuto di zucchero rispetto agli altri agrumi. Il mandarino esplica una particolare azione sedativa sul sistema nervoso, dal momento che contiene più bromo dell’arancia, può essere utile consumato a cena, nei casi di insonnia. In pasticceria viene usato per torte, crostate, marmellate e gelatine, mentre il succo è utilizzato per la preparazione di budini, charlotte e mousse. A Natale la buccia di mandarino, quello originale senza inserti, viene mescolata con l’impasto dei roccoco per un maggiore profumo al dolce-biscotto natalizio.

Foto di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter

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