CULTURA & SOCIETA'GALLERIA

Il ricordo indelebile di Giorgio Buchner, lo scopritore di Pithekoussai

Presso lo storico Bar Internazionale di Forio l’Associazione Incontrarte, il Parco Culturale Ischia e le archeologhe Mariangela Catuogno e Maria Lauro hanno reso omaggio al grande archeologo scomparso vent’anni fa

La storia millenaria dell’isola d’Ischia è nota a tutti e un contributo enorme per la riscoperta delle sue origini si deve a Giorgio Buchner, figura che ha segnato la seconda metà del Novecento con le sue scoperte in campo archeologico.A lui si deve il ritrovamento della necropoli della colonia greca di Pithecusa, utilizzata dall’VIII secolo a.C. fino all’età romana nella baia di San Montano a Lacco Ameno. Buchner nacque nel 1914 a Monaco di Baviera da padre tedesco e madre italiana. Da bambino era solito trascorrerele sue vacanze a Ischia, insieme ai suoi genitori e fin da subito rimase affascinato dalle storie che udiva in giro e dalla lettura del libro di Julius Beloch “Storia e topografia antica di Napoli e dintorni” del 1890, in cui veniva menzionata l’esistenza di una necropoli greca in località San Montano a Lacco Ameno.Qui, infatti, erano stati rinvenuti numerosi reperti ed erano state scoperte delle sepolture del V secolo a.C. Già Tito Livio raccontava che i Greci dell’Eubea, prima ancora di fondare Cuma si erano stabiliti sull’isola. Al tempo, però, nessun ritrovamento era in grado di dare credito a questa testimonianza. Giorgio Buchner, dopo il Liceo, decise di studiare lettere classiche a Napoli e successivamente a Roma, dove nel 1938 si laureò in paletnologia con una tesi sulla preistoria e l’archeologia di Ischia. Nel 1949 Buchner prese servizio come funzionario della Soprintendenza archeologica di Napoli con delega per Ischia ed ebbe così la possibilità di iniziare gli scavi a San Montano. Ben presto, si scoprì che Ischia era il primo insediamento greco sulle coste tirreniche grazie al ritrovamento della necropoli della colonia greca di Pithecusa, utilizzata dall’VIII secolo a.C. fino all’età romana.Buchner, insieme ai suoi collaboratori, rinvenne corredi con monili, oggetti di vasellame e, soprattutto, la Coppa di Nestore, custodita in una ricca tomba a cremazione. Il prezioso manufatto, risalente al 725 a.C., rappresenta, ad oggi, uno degli esempi più antichi di scrittura greca nonché il più importante reperto delMuseo Archeologico di Pithecusae. Buchner morì nel 2005 e a vent’anni di distanza dalla sua dipartita l’isola gli ha reso omaggio attraverso un evento dal titolo “In ricordo di Giorgio Buchner, il meticoloso scavatore di Pithekoussai”, organizzato dall’Associazione Incontrarte e dal Parco Culturale Ischia che, per l’occasione, hanno stretto una partnership al fine di realizzare insieme altri eventi culturali. Dopo i saluti di Umberto Lucio Amore (Presidente Associazioni Incontrarte) e Caterina Mazzella (Presidente Parco Culturale Ischia), ha preso la parola la prima relatrice, ovvero l’archeologa Mariangela Catuogno: «Per capire la grandezza di Giorgio Buchner è necessario tornare indietro nel tempo e calarsi negli anni Cinquanta, quando iniziarono gli scavi in località San Montano. A quell’epoca erano tante le domande riguardanti la storia più antica dell’isola d’Ischia. Fonti del passato parlavano di una colonia greca, ma non c’erano ancora i riscontri e le prove archeologiche.Buchner, dotato di un talento fuori dal comune, decise di intraprendere questo viaggio nel tempo e iniziare una campagna di scavi senza precedenti. Ben presto rinvenne tombe risalenti all’VIII secolo a.C. e, in un di esse, scoprì nel 1955 la celeberrima Coppa di Nestore. L’obiettivo, fin dall’inizio, era quello di scoprire le relazioni sociali e i comportamenti degli uomini giunti sulla isola tantissimi secoli fa. Buchner è stato un pioniere e molte delle tecniche di scavo che adottava sono ancora attuali, basti pensare che già negli anni Cinquanta metteva in atto la stratigrafia quando in Italia ancora nessuno lo faceva. Tuttavia quello che lo rende speciale è aver capito l’unicità del nostro territorio sotto il profilo storico e aver anticipato i tempi in termini di scoperte. Ricordarlo a vent’anni dalla sua scomparsa è un dovere e tutti gli isolani dovrebbero tributargli onori per quello che ha fatto per l’isola d’Ischia». L’archeologa Maria Lauro, avendo lavorato a stretto contatto con Giorgio Buchner nelle campagne di scavo, ha voluto ricordarlo con aneddoti e pensieri personali: «Io ho avuto il piacere e l’onore di conoscere Buchner a partire dal 1983, dunque in una fase avanzata della sua carriera da archeologo. Lo ricordo come un uomo determinato e innamorato di Ischia in maniera viscerale. Già da piccolo veniva sull’isola con i genitori, ma dal 1949, dopo la laurea in paletnologia, decise di stabilirsi qui e dedicare la propria vita alla scoperta della necropoli di San Montano. Quello che fece con i mezzi dell’epoca è straordinario e ogni manufatto riportato alla luce era per lui motivo di orgoglio. La Coppa di Nestore per Giorgio era tutto, tant’è che la teneva chiusa in una cassetta di legno protetta da una voluminosa quantità di ovatta. Non permetteva a nessuno di toccarla e se qualcuno voleva vederla doveva esserci anche lui, come quella volta in cui venne sull’isola il giornalista Luigi Necco. A partire dagli anni Ottanta, poi, cominciavano a essere organizzate grandi mostre sul territorio nazionale e una volta la Coppa di Nestore fu richiesta per un’epsosizone sui Greci in Occidente a Palazzo Grassi a Venezia. Buchner era restio a prestare la coppa e ricordo bene la sua preoccupazione di far partire il prezioso manufatto, anche se per una mostra temporanea. Dovette intervenire il Soprintendente De Caro che lo rassicurò in ogni modo ottenendo alla fine il via libera. Infine, vorrei dire che il ricordo di Giorgio Buchner non può essere slegato da quello di Giosuè Ballirano e Giuseppe Simonelli, i suoi fedeli collaboratori. Lo aiutavano in ogni campagna di scavo e Giorgio si fidava ciecamente di queste due persone, avendo insegnato loro la tecnica stratigrafica che, come si sa, permette di studiare con attenzione il terreno e i suoi manufatti, molti dei quali risalenti a epoche diverse».

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