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Il Riesame e la tegola del “sì” all’arresto di De Siano

Di Francesco Ferrandino

NAPOLI.  Il Tribunale del Riesame ha rigettato il ricorso presentato dai difensori del Senatore nonché coordinatore regionale di Forza Italia Domenico De Siano, che era stato discusso lo scorso martedì 2 febbraio. Gli avvocati Genny Tortora e Salvatore Pane, legali di fiducia del senatore, avevano chiesto l’annullamento della misura cautelare agli arresti domiciliari – tra l’altro non eseguita in virtù dell’immunità parlamentare e sul cui nulla osta dovrà pronunciarsi il Senato – ma dai giudici è arrivata la conferma di quanto disposto dal giudice per le indagini preliminari, Claudia Picciotti. Un responso che complica, anche a livello politico, la situazione dell’indagato di spicco nell’inchiesta-rifiuti deflagrata tre settimane or sono. Tuttavia, il collegio giudicante della dodicesima sezione penale del Tribunale di Napoli ha escluso la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza in relazione alla contestazione del reato di associazione per delinquere: un dato accolto con soddisfazione da parte della difesa, che vede in pratica cadere un’accusa grave, mentre per ora rimane comunque in piedi il resto dell’impianto accusatorio delineato dai pubblici ministeri Graziella Arlomede e Maria Sepe, con le accuse di corruzione e di turbata libertà degli incanti. «Per noi – ha dichiarato l’avv. Tortora – è un risultato importante: è venuto a cadere il capo d’accusa dell’associazione a delinquere. Quindi allo stato restano le semplici ipotesi di corruzione nei quali peraltro a nostro avviso emerge la completa estraneità di De Siano, in particolare circa i presunti accordi corruttivi intercorsi tra gli altri protagonisti dell’inchiesta». L’avvocato si riferisce a quanto emerge dalle conversazioni intercettate e inserite nell’ordinanza del Gip, in cui si legge che il dottor Rumolo, da sempre stretto collaboratore del senatore, si raccomandava con il titolare della Ego Eco, Vittorio Ciummo, affinché “non si parli di dazioni di denaro al cospetto di De Siano”. «Il quadro accusatorio – continua il legale del Senatore – è caduto: se non c’è un’associazione specializzata nel commettere dei reati-fine (quelli tipici dell’associazione a delinquere ndr), vuol dire che tali reati non esistono, oppure sono stati commessi da persone non associate. In astratto è più facile che si realizzi l’ipotesi di un dirigente che commetta il reato di corruzione in concorso con un imprenditore, che non con un politico». La difesa di De Siano ritiene quindi smentita l’ipotesi di ordini criminosi inviati “dall’alto” tramite il versante “politico”. Nonostante l’alleggerimento delle accuse, resta comunque confermata la richiesta degli arresti domiciliari. Sul punto, l’avvocato Tortora segnala comunque una certa presunta ambiguità dell’ordinanza di custodia cautelare, che «andrà debitamente analizzata. Essa non sembra rispettare in pieno – afferma Tortora – la nuova normativa sulle misure cautelari, perché in presenza di un’omessa motivazione sulle esigenze cautelari dei reati-fine nell’ordinanza del Gip, l’ordinanza stessa avrebbe dovuto essere dichiarata nulla. Questa è l’eccezione che abbiamo illustrato in udienza. Ora dovremo analizzare le motivazioni, ma su questo punto è pacifico che non può più esserci alcuna integrazione della motivazione omessa». È scontato il ricorso in cassazione da parte del collegio difensivo del Senatore: «Certo, anche perché adesso di fatto i soggetti chiamati in causa sono tutti indagati per corruzione, quindi per una logica coerenza bisognerebbe applicare a tutti la stessa misura. Ecco perché la pronuncia del Riesame secondo noi è molto positiva, visto che smonta completamente le fondamenta logiche all’ordinanza del Gip. Adesso bisognerà adeguare le misure stesse: visto che tutti gli indagati sono accusati dello stesso reato, dovrà esserci un’unica misura valida per tutti, che nel peggiore dei casi sarebbe costituito dall’obbligo di firma, nel migliore dalla revoca di ogni misura. Sarebbe assurdo infliggere una misura pesante come gli arresti a coloro che non sono più ritenuti i presunti “capi” dell’associazione a delinquere. È pura logica». Per il momento, tuttavia, il responso del Riesame resta comunque “problematico” anche per la posizione di coordinatore regionale di Forza Italia ricoperta da Domenico De Siano, che aveva inizialmente annunciato di volersi dimettere da tale carica, oltre a voler affrontare le accuse senza avvalersi dell’immunità garantitagli dalla carica di Senatore. La Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato dovrà infatti esprimersi a breve sulla richiesta di arresto emessa dal Gip: verso fine mese potrebbe anche svolgersi il voto in aula. Un appuntamento al quale De Siano, nonostante la caduta dell’infamante accusa dell’associazione a delinquere, si presenterà  con la conferma del Riesame circa la misura cautelare dei domiciliari. Probabile che la circostanza, almeno all’interno del partito, possa portare a un riassetto organizzativo di Forza Italia a livello regionale.

 

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