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«Il Rifiuto come risorsa»

Ha ragione il Presidente della Proloco di Lacco Ameno, Vincenzo Morgera. Ha proposto l’adozione di un nuovo e unico modello di raccolta dei rifiuti per l’isola d’Ischia. Naturalmente il tema è caldo ma anche vecchio ma finora nessuno – degli amministratori locali- si è deciso a uscire dal guado dell’immobilismo e delle semplici proposte per sostituirle con l’azione. Quest’annoso problema potrebbe essere risolto in un colpo solo con l’unificazione dei servizi, per quanto riguarda i sei Comuni, ma si risolverebbe pure caos, emergenze e, non da ultimo, si abbatterebbero i costi. Potremmo insomma risparmiare parecchie migliaia di euro l’anno, da un lato. Ne potremmo guadagnare, dall’altro, con l’unione dei servizi che ne deriverebbe – magari previa «Unione dei Comuni» come descritta all’art. 32 e 33 del Testo Unico degli Enti Locali con l’accesso ai fondi previsti – e per il maggiore potere contrattuale conseguente, sia in Regione Campania e sia nella Città Metropolitana. Se c’è chi non è d’accordo con l’istituzione del Comune Unico, operazione che prevede la creazione di un nuovo Ente locale per intenderci, chiediamoci perché proprio chi è contro la fusione dei Comuni non sia a favore, invece, dell’unione dei servizi. Per un’isola che peraltro ha sei tipi di raccolta rifiuti diversa cui corrispondono costi esagerati sarebbe un mezzo per abbattere i disservizi. Secondo il rapporto di Legambiente che si riferisce al 2017, sono circa 3 milioni e 276 mila i cittadini “premiati” dal dossier “Comuni Ricicloni” che dal 1994 premia l’eccellenza di comunità locali, amministrazioni pubbliche e cittadini che hanno ottenuto i migliori risultati nella raccolta e gestione dei rifiuti. Sono circa 486 i comuni (in tutta Italia) presi in esame. Se il numero degli enti locali è diminuito – l’anno prima erano 525 – si deve alle fusioni tra comuni avvenute agli inizi del 2016. Per il resto i dati sono chiari. Esistono differenze di gestione tra Nord e Centro-Sud.

L’82% dei “comuni rifiuti free” si trova nel Settentrione, il 7,8% nel Centro e il 10,1% è collocato al Sud. Naturalmente il servizio di raccolta gestito in forma consortile non solo consolida la propria validità ma garantisce servizi omogenei sul territorio servito. Stare uniti, insomma, è meglio ma noi – sull’isola – sappiamo come falsare o evitare di leggere i dati o far passare chi accenna al tema della trasformazione circa la raccolta e trasporto dei rifiuti o come visionario oppure sconvolto da bollenti allucinazioni. Tuttavia i dati parlano chiaro: l’83% dei Comuni a bassa produzione di rifiuto indifferenziato fa parte o di un Consorzio o di una Comunità Montana. I cittadini che ne sono serviti, prendiamo ad esempio i due colossi del Consiglio di Bacino Priula (serve 554 mila abitanti) e il Consiglio di Bacino Sinistra Piave (serve 314 mila abitanti), entrambi trevigiani, producono tra i 50 e i 53 Kg d’indifferenziato residuo. I Consorzi riescono a fare la parte del leone sia perché è agevolata la facilità di gestione e sia grazie all’introduzione di un sistema di tariffazione basato sulla quantità di rifiuto prodotto garantendo che i migliori risultati nelle politiche di riduzione si ottengono in forme associate e per la presenza di sistemi incentivanti. Un altro dato. Dei 20 Comuni presenti in Campania, nel rapporto di Legambiente, molti ruotano intorno alle province di Benevento, Salerno, Caserta o Avellino.

L’economia circolare, ossia «il processo che si occupa delle materie prime utilizzate per scopi industriali o civili, dove queste non si trasformano in rifiuto ma sono recuperate e impiegate per usi sempre nuovi», sta per essere consacrato nell’Olimpo dei business del futuro. Se adesso, arrangiato e poco seguito, magari è la criminalità organizzata a gestirne le dinamiche, domani l’uso dell’immenso patrimonio delle materie prime potrà ridurre notevolmente i costi per i cittadini e la società. Ad esempio la Mapei attraverso il suo additivo “Re-con Zero” in pochi minuti trasforma il calcestruzzo di scarto in aggregato pronto all’uso, oppure la cooperativa sociale “Fungo box” punta al riutilizzo dei fondi del caffè per produrre funghi di qualità e usare gli scarti – del caffè – come fertilizzante. Che cosa accadrebbe all’isola se i progetti come questi, già testati e che funzionano nel resto d’Italia e in Europa, li calassimo in un modello innovativo di raccolta e gestione del rifiuto capace di valorizzare talento e creatività e sviluppare metodi di selezione efficaci (spiega Massimiliano Leprotti, co-autore del libro “Economia Innovatrice”, che con il “porta a porta si raggiungono risultati notevoli”) per creare nuova economia e posti di lavoro invece che buchi e costi da milioni di euro ripartiti per sei amministrazioni?

Facebook Graziano Petrucci

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