CULTURA & SOCIETA'

Si legge spagnolo (o francese), ma si dice napoletano

Inedito confronto lessicale dalle radici

Un tempo la zappa e la rete erano i principali mezzi per le fonti di sostentamento alle famiglie nell’isola d’Ischia e ovunque. Concluso il rito della vendemmia della rotonda uva ‘janculella’, ‘pane’ e anche rossa (per le occasioni), la natura collinare (e selvatica) offriva la abbondante raccolta delle olive dalla feconda Scarrupata, con grano, orzo, chichierchie, ma la natura all’avvio, magari dopo una bella ‘chiòppeta’ offriva spontaneamente gonfi fichi d’India – che la mia eroica nonna Maria Giovanna Di Iorio raccoglieva nel ‘canisto’ o nella ‘spasella’- con ‘sciuscelle’ o bei gustosi sorbi marroni. Sugli alti ‘àstechi’ – lo ripetiamo- era un saliscendi col meteo per l’essiccazione sulle ‘spaselle’ e ‘nasselle’ (foto dello scrivente) al sole di frutti da conservare nella cassapanca (‘cascia’ che portammo da B. Aires nel 1956 col “Conte Grande”) per l’inverno, accanto a grossi ‘cufunaturi’ dei maiali salati.

Era il tempo per la raccolta delle noci e nocelle nelle Piànole con una bella ‘scutuliata’ usando una pertica. Veniva il Natale, si stava assieme col ‘capitone’(dal lat. ‘caput’=testa, anguilla somigliante al serpente, simbolo del demonio e quindi mangiare il fritto capitone un modo scaramantico per allontanare il male: “Io porrò inimicizia tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”, Gen 3,15, o De Filippo in ‘Natale in casa Cupiello’), si sparavano i ‘trictrac’ e chi aveva la doppietta, come mio zio Giovanni, all’arrivo della Visita del Bambino, esplodeva qualche ‘scoppettata’ e si ‘ngegnava’ il frizzante rosso, come a Capodanno. ‘O juoco’ era quello della tombola, ma lo scrivente si divertiva pure al gioco delle nocciole sul sentiero del Piano, sotto casa con quella della cara famiglia di Pierino Buono (Angelina, Eleonora, Sisina, o con Mattia, Fermina, Salvatore, figli ‘e zi’ Nannanina a tarantina’ o con la cara confinante famiglia ‘e’ Maria o’ conciatiane’) a colpire il ‘castilletto’ o ‘ca ‘mbucata’. La nonna dai bei ‘piènnoli’ di pomodori (ma anche d’aglio, cipolle, origano, peperoncini, pannocchie mais) non mi faceva mancare il bel ‘crudurcio’ di pomdori o ‘cuzzetiello’ (parte terminale del fragrante pane fatto in casa, impastato nella ‘màttera’!) con l’olio del nostro frantoio, una pesante ruota di pietra, avvolta nei sacchi, fatta anticamente rotolare, nel racconto della mia cara mamma, pian piano dal Rotaro. Un olio che la buona nonna mi faceva ‘ngniòttere’ per ogni problema, come mal di pancia o di testa. Nulla mancava sotto la caratteristica gigantesca pigna che mia nonna ricordava così grande già da bambina e che spesso i turisti si dilettavano a disegnare seduti ad ammirarla sui gradoni di salita al colle, accanto alla casa di Elvira e Michele Di Scala.

Come prof di Lettere, Latino e nei vari corsi multilingue organizzati (spagnolo, francese, greco, tedesco) nella didattica del pomeriggio dalla Scuola e condotti dallo scrivente si scoprì con tanti cari Allievi interessati (Liceo Linguistico) la corrispondenza identica di molti termini di SPAGNOLO (conoscere pronuncia) col dialetto napoletano: sp. abajo (sotto) nap. ‘abascio’; aca (qua) ‘accà’; aguantar (sopportare) ‘agguantà’; ayer (ieri) ‘aièr’; camisa (camicia) ‘camìs’; cajon (cassone) ‘casciòn); cacerola (casseruola) ‘cazzaròl’; correa (cinghia) ‘currèa’; cortar (tagliare) ‘curtà’; cuchara (cucchiara) ‘cucchàr’; chal (scialle) ‘sciàl’; chaqueta (giacca) ‘giacchèt’; confite (confetto) ‘cunfièt’; mocoso (moccioso) ‘muccus’; olè (bravo) ‘ohè’; silla (sedia) ‘seggia’; trapo (straccio) ‘trap’; turron (torrone) ‘turròn’; tos (tosse) ‘tos’; tronàr (tuonare) ‘trunà’; chofer (autista) ‘scioffèr’; jugador (giocatore); pisto (darsi arie) ‘pist pist’; tras (dietro) ‘attràs’; zumbàr (saltare) ‘zumbà’; surco (solco) ‘surc’; jornata (giornata) ‘jurnàt’; joven (giovane) ‘giovane’; paseàr (passeggiare) ‘passià’; cacahuete (arachide) ‘caguèt’; ataùd (bara) ‘taùd’. Esempi FRANCESE (conoscere pronuncia): fr. Bouteille (bottiglia) nap. ‘butteglia’; boite (scatola) ‘buàt’; bordèl (bordello) ‘burdèl’; carriole (carretta) ‘carriòl’; chance (sorte) ‘ciàns’; chauffeur (autista) ‘scioffèr’; coucher (andar a letto) ‘cuccà’; gaffe (errore) ‘gaff’: jettèr (gettare) ‘jttà’; monter (salire) ‘muntà’; mouchoir (fazzoletto) ‘muccùso’; pipe (pipa) ‘pip’; purée (purè) ‘purè’; rageur (rabbioso) ‘arragiàt’; rire (ridere) ‘rir’; siège (sedia) ‘seggia’. Il napoletano, ovviamente, dal latino dei Romani e dal greco della Magna Grecia. (continua)

*Pasquale Baldino – Responsabile diocesano Cenacoli Mariani; docente Liceo; poeta; emerito Anc-Ass Naz Carabinieri (e-mail: prof.pasqualebaldino@libero.it)

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