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Andar per macerie, l’ultima frontiera della vacanza

This is Ischia: terremoto e alluvione. Prende piede il turismo delle sciagure. Da Vicenza ad Ischia con tappa a Casamicciola alta sui luoghi martoriati: “Siano venuti per dare una testimonianza perché le cose bisogna vederle di persona, essere consapevoli, non affidarsi a racconti che non testimoniano la verità”

Anche Ischia, il suo terremoto ed, oggi, l’ultima alluvione, non sono immuni dal turismo delle macerie. Non è detto che sia una cattiva idea ingegnarsi per metter su un proficuo e costruttivo “Andar per macerie“. Per molti è bollato come semplice turismo macabro. Nella realtà, per quanto “male“ all’animo possa farci, questo rinnovato interesse per un certo territorio potrebbe essere una risorsa. Ci piace l’idea che si possa andare oltre, come piacque quell’“Andare“ nei luoghi tipici e suggestivi dell’isola. Insomma, si può “andar per macerie” oppure “andar per fanghi”. Al genere i turisti dovrebbero andare li dove un paese lentamente muore, dove gente come Tommaso e Giuseppina lottano per restare e lavorare ancora nella loro terra, dove lottano per vivere e restare Gennaro, Nunzio, Vincenzo con Antonio e tanti altri ancora . Dovrebbero andare per conoscere e capire davvero oltre gli stereotipi di un terremoto che in molti raccontano senza conoscere, narrando di un terremoto che non esiste e che in realtà è ben altro.Nelle zone colpite dal terremoto ed oggi dall’alluvione tra Lacco Ameno e Casamicciola alcune aziende, Hotel ed anche strutture agrituristiche prima del 26 novembre avevano riaperto, nonostante le difficoltà, con una stima in aumento delle presenze turistiche rispetto ad un passato fatto di terremoto e Covid. Uno stallo che non è tutta colpa delle catastrofi anzi, basti guardare la piaga traffico, l’assenza di parcheggi i dramma dei trasporti via terra e via mare. Lo rilevano le aziende stesse. Il terremoto è più che un alibi.

DAVICENZA A ISCHIA PER TESTIMONIARE LO STATO DELL’ARTE

Come era accaduto nelle imminenze del sisma e poi negli anni successivi, addirittura all’indomani della frana che ha colpito Casamicciola Terme, la zona alta del paese colpito ha registrato l’arrivo di turisti che hanno voluto l’area del cratere tradizionalmente vocate per vacanze termali, tradizionali passeggiate collinari, tipiche e legate alle terapie balneotermali, alla bellezza della natura e alla qualità dell’offerta gastronomica. E’ accaduto anche in questo terribile periodo dove un gruppo di turisti è giunto da Vicenza per una vacanza invernale a base di cure termali. I turisti vicentini hanno alloggiato all’hotel President di Ischia e nel corso del loro lungo soggiorno hanno fatto più volte tappa a Piazza Majo, intrattenendosi nella Baracca degli sfollati, al Bar Monti e passeggiando per le strade incerottate del terremoto, sulle strade invase dai detriti e dal fango.“Siamo venuti per dare una testimonianza – ci hanno spiegato mentre fotografavano è riprendevano i luoghi martoriati dalle calamità e dagli uomini – perché le cose bisogna vederle di persona, essere consapevoli, non affidarsi a racconti che non testimoniano la verità” hanno concluso prima di riprendere il loro tour.

Per incentivare il turismo nelle nostre aree ci restano solo le macerie. E con onestà, come ama dire qualcuno:“vedo più gente ora tra il Fungo ed il Majo in questi anni drammatici di devastazioni che prima dell’alluvione e ancora prima del terremoto“. Prima solo erbacce e cacche di cane, ora esempi di devastazione, edilizia di ogni tipo e caratteristica. Servirebbe ben altra attrattiva, servirebbe un impegno concreto della regione che pure in zona ha tantissimi interessi soprattutto con le concessioni termali (ora non ci rubate anche questa) per incentivare la ricostruzione reale, per non fare di questi Borghi, dei luoghi fantasma, dove vive solo il rimpianto.Bisognerebbe incentivare le presenze nelle strutture locali aperte e l’acquisto dei prodotti delle aziende agricole locali. Ci servire una #SalvaUnProduttoreImprenditore Ischitano per aiutare con il consumo dei prodotti delle aree terremotate dove c’è una significativa presenza di produzioni agricole, allevamenti ovicoli e cunicoli che è importante aiutare per la ripresa economica ed occupazionale. Ci servirebbero validi testimonial, un’idea, una svolta oltre il piangersi addosso. Oltre il turismo solito low cost a cui ci siamo ormai abituati come sottolineò nel 2017 lo stesso ministro per i beni Culturali Alberto Bonisoli:“serve più qualità, più tipicità. Ed ora ne abbiamo ancora più bisogno…”.

In questi mesi come dopo i momenti frenetici del post sisma migliaia di turisti hanno affollato l’area, attraversavano le zone per raggiungere le pendici dell’Epomeo, qualcuno finiva anche in zona rossa passando da Crateca, nelle ultime settimane gruppi di escursionisti attraversano la via Borbonica, fotografando ed immortalando questi luoghi, colpiscono le case rimaste in piedi oltre i mastodontici palazzi messi in sicurezza. Tantissimi gli stranieri. Non c’è solo incuria e degrado da catastrofi (vorrei solo ricordare che via D’Aloisio era impraticabile da decenni a causa di un manto stradale inadeguato e pericoloso) ora ci sono i crolli, il paese quasi fantasma, c’è la devastazione. C’è la montagna solcata dai massi e dalle colate di morte.

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Oggi Via Santa Barbara sembra il Sentiero di Santiago, ora via D’Aloisio è il cuore della zona Rossa Sisma ma ha visto passare di tutto, ministri, viceministri alti prelati e persino il presidente della repubblica Mattarella e quello per eccellenza da queste parti, Berlusconi. Insomma non saranno i tempi di Toscanini alle Terme di La Rita o Garibaldi a Villa Parodi, ma dopo aver devastato un patrimonio turistico e culturale ci tocca accontentarci anche di questo. Delle macerie e del turismo sulle macerie. Oggi più che mai: This is Ischia.“Quando si viaggia, l’empatia è un dovere e la dispatia un divieto, ingredienti indispensabili perché il fine ultimo del viaggio sia davvero quello di aggiungere conoscenza e togliere ignoranza“– per citare uno dei massimi esperti, il prof De Bò.

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QUEL LATO “DARK” DEL TURISMO

Aquila, Amatrice, Rigopiano, Cogne e il Giglio, come Ischia ora sono tutti stati prima luoghi d’attrazione macabra. Al punto che il fenomeno è stato oggetto di molteplici pubblicazione. Tra le più affascinanti quella sull’etica del Turismo. Un libro culto che pone l’accento sul lato dark dei viaggi. Il 18 gennaio 2017 a Rigopiano una valanga travolse una struttura alberghiera e fece ventinove vittime. Tanta gente ha scelto questa località come meta della gita di Pasquetta ma non per portare un fiore in memoria, per scattarsi un selfie e allestire un barbecue tra i cumuli di macerie. Non è un caso eccezionale. Prima era stato il relitto della Concordia all’Isola del Giglio, i territori colpiti dai terremoti dell’Aquila e di Amatrice, fino ai “pellegrinaggi” nei luoghi delle catastrofi più violente e devastanti. Anche questo è turismo. Si chiama “dark turism“ o turismo nero o ancora macabro, una definizione coniata nel 1996 proprio per descrivere questi flussi di “turisti” spinti dal desiderio di visitare luoghi legati alla sofferenza, dove si sono consumati disastri naturali o fatti di sangue. “Si parla di forma “tanatoscopica” del viaggio, di thanaturismo. Gli inglesi, che studiano il fenomeno da trent’anni, hanno individuato anche sotto categorie: il turismo della guerra, dei disastri, delle prigioni, quello cimiteriale, dell’Olocausto o quello a caccia di fantasmi, solo per citarne alcuni. Il turismo del macabro spazia dal tour operator inglese che organizzava tour nelle località dove RatkoMladić compì i suoi orrendi massacri, agli attuali tour nelle città bombardate del Medioriente fino alle visite a Ground Zero, ai cimiteri monumentali e ai campi di sterminio nazisti.

Non è solo la sofferenza delle persone ad essere metà di svago, ma le esperienze che la gente vuol vivere ricomprendendo il tutto nell’ampio concetto di turismo“. Esemplare la spiegazione che da nel merito il Professor Del Bò, autore del libro Etica del turismo. Responsabilità, sostenibilità, equità pubblicato per i tipi di Carocci. Come il turismo sessuale per citare uno dei casi forse più deplorevoli e discussi, ogni cosa sta nel come ci si pone, nel modo con cui ci poniamo nei confronti degli altri, con quanto sono importanti per noi.

Anche il Consiglio d’Europa abbia istituito l’Itinerario Culturale Europeo dei Cimiteri Monumentali forse ci aiuta la motivazione addotta: “Il significato del percorso dei cimiteri europei risiede nella sua diversità multiculturale, che è data principalmente dall’interazione tra i suoi membri piuttosto che dal semplice valore delle sue singole componenti”. Tutto si spiega se ricorriamo al concetto di etica del turismo. Quella dei cimiteri l’abbiamo riproposta da sempre pensando alle tombe ora distrutte del terremoto 1883, dei monumenti come l’unica copia esistente al Mondo della Vittoria Alata al Camposanto di Punta Perrone. Sarebbe chiedere troppo. Per molti le vacanze come un periodo di sospensione dove tutto è permesso, il sollevamento dalle incombenze giornaliere per costoro implica anche l’omesso rispetto di valori e principi. In realtà questo tempo vissuto riflette i nostri valori.

È sbagliato, sbagliatissimo, fare picni c davanti alle macerie così come farsi un selfie sorridenti sui luoghi tetro di una tragedia, sulle nostre macerie ischitane. Non c’è alcuna etica in questo, men che meno rispettano un’etica del turismo. Farsi un selfie è ben diverso da chi si reca in visita per capire e un terremoto, per capire il dolore di Auschwitz o a Ground Zero. Il voyeurismo è certamente d condannare. Il fattore tempo poi ci aiuterà nel creare quel codice tra le parti, reciproco rispetto, tacita intesa che possa trasformare questa forma di interesse e di flussi turistici in una commemorazione singola o collettiva.

Ci vuole è chiaro dunque un’etica anche del turismo. Allora davvero ben vengano i turisti, ben vengano a redensi conto in quanti parti è composta Ischia e chi e come ha davvero subito il terremoto. Ben vengano per un buon Caffè al Bar Monti e speriamo anche una cioccolata calda nel prossimo rigido lungo inverno che si avvicina.

Tutto è cambiato ma non per tutti

Da quel maledetto  21 agosto tutto è cambiato. Da quel sisma che uccise due persone ed ha inferto un colpo durissimo a Casamicciola. Così duro che da un anno questa piccola porzione di mondo sopra le colline e sotto le gole del Monte Epomeo non riesce a riprendersi. Un bollettino di guerra che ha recitato numeri da brivido. NUMERI : 2000 case inagibili, 2000 sfollati di cui poco meno 400 residenti ancora in albergo, strutture ricettive e ristoranti ancora chiusi e almeno 300 persone che un lavoro non l’hanno più trovato. E in molti casi qualcuno è emigrato. Così come gli alunni di 6 scuole che hanno il proprio plesso inagibile e il Municipio allocato in una ex ristorante-pizzeria.

Il resto di questo paese, di Ischia , sin dal primo giorno invece è tornata a vivere il classico andirivieni di turisti che sbarcano senza accorgersi di nulla. Tutto uguale a 16 come a sei mesi fa. Tutti si sono ripresi la loro quotidianità, l’ordinario, ora questa zona si prende lo straordinario di un turismo a cui non eravamo abituati. Ma le sciagure non sono finite. Dal 26 novembre la prima fase di emergenza ha fatto contare 253 ospiti in hotel. 118 in autonoma sistemazione. Ad ogni allerta meteo 500 persone dovrebbero uscir di casa. Il popolo dei 7329 casamicciolesi attende la seconda fase.

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