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Il ruggito di Paolo: «la caciara” in consiglio? Servono educazione e rispetto»

L’assessore torna sull’epilogo “rissoso” dell’ultimo consiglio comunale e difende l’operato del sindaco Enzo Ferrandino e dell’amministrazione comunale in questo momento di estrema difficoltà

Spesso siamo stati colpiti dalla tua pungente ironia, oggi vorremmo partire ascoltando la voce della saggezza. L’ultimo consiglio comunale, senza entrare ancora per adesso nel merito delle responsabilità, non meritava forse un epilogo migliore considerata la delicatezza dell’argomento?

«Voglio rispondere così. Per potere interloquire bisogna essere in due: io parlo, tu mi ascolti, se non capisci chiedi i chiarimenti del caso e poi magari ci si intende. Enzo Ferrandino, dopo la proposta sullo stato di calamità naturale formulata dalla minoranza, a mio avviso ha fatto un discorso molto importante nel quale è partito da una premessa: Io sono il sindaco di tutti, ed era un primo chiaro messaggio che andava nella direzione degli amici della minoranza, per la serie mettetevi anche voi tra quei “tutti”. Poi ha fatto un excursus sull’attività svolta prima di spiegare che la proposta di delibera di consiglio comunale non era ricevibile per i motivi ampiamente illustrati e ormai noti, in primo luogo il fatto che nessun ente locale avesse varato un atto del genere. Vuoi perché obiettivamente fuori dal tempo, vuoi perché non proponibile dal momento che l’Italia tutta versa in uno stato di calamità naturale al punto che lo Stato sta finanziando cose impensabili fino a qualche mese prima».

I consiglieri di minoranza non la pensano così, però.

«La delibera è stata di fatto ispirata da quella varata da un Comune che ha chiesto lo stato di calamità per altre motivazioni. Quando questo particolare è stato spiegato dal sindaco, si è visto non l’imbarazzo della controparte quanto piuttosto la voglia di scendere sul “ring”. Chissà, magari merito anche del collegamento da remoto, magari a distanza ognuno prende il coraggio che non ha faccia a faccia. Poi c’è un uomo (Enzo Ferrandino, ndr) che non sempre a sopportare senza colpo ferite e poi a quel punto la discussione è degenerata e questo non doveva accadere vista la drammaticità dell’oggetto del dibattito. Per la verità si era anche pensato, se il dirimpettaio avesse compreso di aver commesso una gaffe di emendare la proposta della minoranza, perché magari in questo momento anche a noi interessa far casino. Mettiamola così, si è persa l’occasione per discutere in maniera fraterna. Qui nessuno vuole il male della gente, ma i cittadini nemmeno vanno presi in giro».

Per l’isola, più che per altre località, sembra mettersi male vista la caratterizzazione esclusivamente turistica della nostra economia. Quanto c’è da essere preoccupati?

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«Almeno ottanta, considerando una scala di cento. E’ indubbio, bisogna essere preoccupati: noi stiamo mandando messaggi a chi può o sta pensando di aprire le proprie attività, dicendo loro che staremo particolarmente attenti e vicini a chi si rimette in moto dando una mano anche a garantire occupazione e lavoro. Ma è chiaro che per quello che si vede la platea degli anni scorsi, anche straniera, non la vedremo dalle nostre parti e in più per quelle che sono le prescrizioni previste per tutte le attività, succede che la paura di aprire prende il sopravvento soprattutto per i reati nei quali si potrebbe incappare. Questo, presumibilmente, preoccupa ancor più che trovare una potenziale clientela che riempia gli spazi».

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E quindi, come la mettiamo?

«Occorre fare pressioni su Inail e Ministero per fare alleviare certe direttive, io credo che rispettando sempre un minimo di distanziamento sociale ed avendo cura di indossare la mascherina si potrebbe essere meno drastici nei provvedimenti da adottare. Spero anche nell’apertura dei confini europei, magari puntando proprio sui tedeschi che dal prossimo 15 giugno potrebbero muoversi verso l’estero».

Cosa poteva fare di più fin qui l’amministrazione comunale e cosa è invece chiamata tassativamente a fare da domani?

«Mi limito a sottolineare due aspetti sui quali anche Enzo Ferrandino ha posto l’accento: tutto quello che era possibile fare è stato fatto. E’ stato ribadito in consiglio comunale che era imminente l’approvazione di un DPCM, dovevamo capire quali ristori prevedesse per la municipalità e le opportunità che lo stato metteva a disposizione. Se non capiamo cosa c’è nel piatto… diventa difficile muoversi. Nonostante questo il sindaco ha lasciato intendere che saremmo pronti anche a intervenire al limite di una eventuale possibilità di dissesto. Non staremo fermi, raschieremo il fondo del barile e vedremo dove tagliare per mettere poi a disposizione. Ma tu comprendi bene da solo che le difficoltà che vivremo quest’anno ce le porteremo dietro nei bilanci futuri e quindi non possiamo rischiare di ritrovarci senza la disponibilità finanziaria necessaria a poter garantire anche al minimo i servizi essenziali».

Polemiche e accuse sui buoni spesa, ovviamente la cosa immagino abbia infastidito non poco voi amministratori, considerando il momento delicato e l’argomento così spinoso.

«Anche su questo aspetto il sindaco è stato chiaro. Gli uffici incaricati hanno svolto l’iter seguendo le indicazioni. Tutte le domande secondo la gradualità di sostegno sono state evase e l’intero incartamento è stato poi trasmesso alla guardia di finanza che potrà valutare la bontà di quello che è stato fatto. Nessun essere umano che pretenda di essere in buona fede può neanche lontanamente pensare che in queste circostanze si possa favorire chi non ha bisogno a discapito di chi non può mettere il piatto a tavola. E’ una insinuazione gravissima, una mancanza di rispetto soprattutto per l’amministrazione. Ribadisco, abbiamo fatto tutto nella maniera migliore».

Tra Gianluca Trani che ricorda al sindaco di essere una formichina con qualche chilo di troppo ed Enzo Ferrandino che accusa il consigliere di minoranza di voler scimmiottare Salvuni magari dovendo indossare i tacchi, quale battuta ti ha divertito di più?

«Con molta franchezza e sincerità non mi ha divertito proprio nulla, visto l’argomento che stavamo trattando. Piuttosto, mi auguro che questo fraintendimento venga chiarito e si possa riprendere un corretto rapporto. Non solo, mi auguro anche che il più giovane dei contendenti recuperi l’educazione necessaria nei riguardi delle istituzioni, da chiunque esse siano rappresentate: è un concetto basilare e necessario per intrattenere rapporti civili con chiunque. Non si può sberleffare il prossimo così. Inutile incitare tutti alla rivolta, in questo momento sono più utili parole di conforto e di speranza».

Sei un uomo di mare e quindi non possiamo non chiederlo anche a te: quest’estate al mare ci andremo e in che modo?

«Io penso che al mare ci andremo, ne sono convinto. Certo, con l’obbligo del distanziamento, ma ritengo ci saranno location e spazi a sufficienza per poterlo fare. Anzi, in cuor mio spero che gli spazi scarseggiano, vuol dire che Ischia si sarebbe riempita: ma sono realista e temo che questa resterà una speranza in parte delusa. Ad esempio magari in molti usciranno con la barca insieme ai propri familiari liberando zone di arenile. In fondo gli spazi non mancano, si tratta solo di trovare posti congeniali».

Un’ultima riflessione. Quando questo, speriamo presto, sarà finito, cosa dovrà fare Ischia per risollevarsi e far sì che questa tragedia si trasformi magari in una opportunità?

«Questo lo sento dire anche io e allora vorrei ripeterlo: trasformiamo questa tragedia in opportunità. Poi però rifletto e penso che per come è strutturata l’isola forse tutti si augurano che le cose ritornino com’erano prima. Ormai dobbiamo orientarci sulla qualità, migliorandoci nelle infrastrutture e nell’immagine che dobbiamo trasmettere soprattutto ai turisti stranieri che mi auguro ritorneranno a frotte».

In conclusione?

«Ischia sia di nuovo un’isola felice che appartenga ai sogni di tanti…».

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