«Il Signore ci aiuti ad essere pellegrini di speranza»
Ieri le celebrazioni in occasione del secondo anniversario dell’alluvione del 26 novembre 2022. Al Celario la deposizione di una corona di fiori alla presenza dei rappresentanti istituzionali, nel pomeriggio la Santa Messa in memoria delle 12 vittime: dal pulpito, le parole ed il significativo messaggio da parte del vescovo d’Ischia Carlo Villano: «I nostri fratelli e sorelle ci aiutino a prestare attenzione all’ambiente»
E’ stato il giorno del ricordo, della memoria, della preghiera, delle domande che ancora ci si pone nella speranza (vana) di trovare una risposta. Ieri ricorreva il secondo anniversario della tragica alluvione del 26 novembre 2022, che finì con lo sfregiare ulteriormente una Casamicciola ancora ferita dalle conseguenze del terremoto del 26 aprile 2022. E che, soprattutto, si portò via 12 vite umane strappate all’esistenza terrena da un destino infame, dalla furia della natura e magari anche dall’incuria dell’uomo. La triste ricorrenza è stata celebrata ma con discrezione, quasi in silenzio, con composto dolore e in fondo non poteva essere altrimenti. Tutto questo nel corso di una giornata caratterizzata da un cielo cupo, quasi in tema con l’atmosfera che si respirava in quel di Casamicciola e sull’isola tutta. E con quella pioggia che, cadendo ogni tanto, lasciava quasi intendere che pure il cielo stesso non riuscisse a trattenere le lacrime nel ricordo di quello che era successo. Due i momenti più significativi della giornata. Il primo, intorno alle 14.30 (in anticipo rispetto a quanto inizialmente preventivato per consentire a molti di partecipare ai funerali di Carolina Monti) è stato rappresentato dalla deposizione di una corona di fiori al Celario, travolto e letteralmente sepolto dalla colata di fango e rocce che si riversarono poi a valle. Tra i presenti il sindaco Giosi Ferrandino con l’amministrazione comunale al seguito, il commissario straordinario alla ricostruzione, ed i rappresentanti delle altre amministrazioni comunali (tra gli altri i primi cittadini di Lacco Ameno e Serrara Fontana Giacomo Pascale e Irene Iacono).
Nel pomeriggio, poi la Santa Messa officiata dal vescovo Carlo Villano in un altro luogo simbolo di Casamicciola, la Basilica di Santa Maria Maddalena, alla presenza sempre delle istituzioni e dei parenti delle dodici vittime. Nel corso della sua omelia il pastore della Diocesi isolana ha tra l’altro ricordato: «Essere pellegrini significa dare importanza a questo territorio, a questa vita, a questo, a questa nostra città, a questa nostra isola. Essere pellegrini significa allora prestare attenzione gli uni gli altri. Essere pellegrini significa valorizzare gli incontri, i posti che abitiamo, che viviamo. Essere pellegrini, soprattutto, ci fa essere uomini e donne in cerca di Dio. Sì, carissimi cristiani, se noi siamo chiamati ad essere pellegrini di speranza, siamo chiamati ad essere pellegrini che in questo cammino sono alla ricerca di Dio. E se siamo pellegrini alla ricerca di Dio, se siamo i cercatori di questa verità, ecco, è sempre il Vangelo di Giovanni che ci ricorda che noi questa verità siamo chiamati a renderla pratica, concreta con la nostra vita. Lo abbiamo ascoltato e pregato anche nel Salmo responsoriale, dove il signore ritorna e viene a giudicare la terra e viene a giudicare ciascuno di noi. Ma che cos’è questo giudizio di Dio? Il giudizio di Dio è soltanto un riconoscere la nostra vita, il bene che noi compiamo e che talvolta a fatica riusciamo a rendere concreto. Ecco, allora essere pellegrini di speranza significa metterci alla ricerca della verità, metterci alla ricerca di Dio. E se noi siamo alla ricerca di Dio, allora noi siamo alla ricerca degli uomini e delle donne del nostro tempo». Poi, entrando nel vivo, ha esclamato: «Carissimi fratelli e sorelle, anche in questo tempo noi siamo chiamati a coltivare la bellezza del nostro cammino. Coltivare la bellezza del cammino per noi significa coltivare il bene, coltivare il gusto del nostro stare insieme, del nostro essere comunità. Ed è allora in questo senso che io comprendo anche la celebrazione di questa sera, il nostro stare qui, il nostro fare memoria di questi nostri fratelli e sorelle che in maniera violenta hanno dato la vita, è in questo senso dello stare insieme, è in questo senso del tenerci per mano e del fare in modo da non dimenticare ciò che è accaduto, perché possa non accadere più. È in questo senso, allora, che noi questa sera siamo chiamati ad essere pellegrini? Sì, siamo chiamati ad essere pellegrini di vita e di speranza. Perché vogliamo che Giovan Giuseppe, Giovanna, Maurizio, Maria Teresa, Nicolinca, Eleonora, Salvatore, Maria Teresa, Francesco, Michele, Valentina e Gianluca ci aiutino a dire sì alla vita, ci aiutano a dire sì al nostro stare insieme, al nostro essere comunità. Ma ci aiutino soprattutto, e lo abbiamo ricordato anche negli anni scorsi, a prestare attenzione al nostro ambiente. Ci aiutano a prestare attenzione a questo grande dono che è il creato, questa casa comune che abbiamo ricevuto. Abbiamo la responsabilità di custodirla per poterla trasmettere alle nuove generazioni. Ecco, carissimi fratelli e sorelle, cosa ci dicono questi amici che hanno dato la loro vita? È un giorno di dolore, ancora una volta, perché quando ricorre questo giorno, ecco, anche dalle parole di tanti, si rinnova il dolore, si rinnova anche quel senso di paura, di precarietà che ha attanagliato quest’isola quella notte. Ecco, ma nel rinnovare quella notte, ecco, noi vogliamo dire al signore che ci aiuti ad essere pellegrini di speranza, pellegrini di vita».