CRONACAPRIMO PIANO

Ischia piange Gianni Buono, addio al primo sindaco della seconda Repubblica

Si è spento all’ospedale Rizzoli all’età di 75 anni, ucciso dal covid: si era negativizzato ma le sue condizioni purtroppo erano drammatiche e nella tarda serata di giovedì è arrivato il decesso. La storia di un politico che anche cronologicamente ha scritto un pezzo di storia ma soprattutto quella di una persona perbene

Non ce l’ha fatta a vincere la battaglia più importante, quella contro il nemico invisibile chiamato coronavirus che si è portato via un altro figlio della nostra terra. Una terra che Gianni Buono, ingegnere e già docente presso l’istituto Mattei di Casamicciola, amava tanto. Era stato ricoverato presso l’ospedale Rizzoli Gianni Vuoso, che fu anche sindaco d’Ischia e su questo a lungo ci soffermeremo. Le sue condizioni non erano migliorate nemmeno dopo che si era negativizzato e nella serata di giovedì è arrivato purtroppo il decesso. Tutto questo dopo circa un mese e mezzo trascorso nel nosocomio lacchese, l’aggravarsi delle sue condizioni di salute aveva portato anche ad autorizzare l’utilizzo del plasma iper immune.

Gianni Buono aveva indossato anche la fascia tricolore, fu eletto nel 1994 e fu il primo sindaco della Seconda Repubblica (e il primo eletto direttamente dal popolo, col nuovo sistema elettorale che prevedeva che non si esprimesse più la preferenza su liste e partiti ma sugli uomini e le coalizioni). L’Italia a fatica cominciava a provare a scrollarsi di dosso l’incubo Tangentopoli, ma si era ancora in una fase in cui un pubblico amministratore davvero aveva quasi paura a firmare una carta di identità. Si insediò al timone del Comune capofila dopo aver trionfato al ballottaggio contro Luigi Osterini e fu indubbiamente favorito anche da un “brand” come quello di Forza Italia che all’epoca rappresentava davvero un valore aggiunto.

Chi scrive ha un ricorso preciso, nitido, quasi indelebile, di Gianni Buono. Era quasi al tramonto del suo mandato (poi interrotto anzitempo) ed il cronista si recò presso il palazzo municipale di via Iasolino per una lunga intervista. L’ingegnere era un fiume in piena ed alla fine di quella chiacchierata, con un garbo ed uno stile davvero fuori dal comune, si doleva delle critiche che venivano rivolte al suo operato lamentando che aveva avuto evidentemente carenze nella comunicazione, nel trasmettere all’esterno e dunque in particolare al mondo mediatico la bontà dell’attività amministrativa. Quello, evidentemente, restò sempre un cruccio esternato sempre con eleganza e a bassa voce, perché allo stile Gianni Buono non derogava mai. Eh sì, perché soltanto i posteri poi hanno ricordato che sotto la sua sindacatura furono avviate numerose opere pubbliche e creata la prima società isolana per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, la Ischiambiente. Una cosa è certa, Gianni Buono era un “antidivo” e questo aspetto caratteriale poco giovava all’epoca (e in fondo anche oggi) a chi si cimenta in politica. Di certo non sapeva cosa fosse il clientelismo, nemmeno quello spicciolo, e a confermarlo c’è soprattutto il suo incredibile declino politico. Quando nel 1998 si ricandidò come consigliere comunale, collezionò da sindaco uscente la “miseria” di 90 preferenze, che lo tennero finanche lontano dai banchi del civico consesso. La sua “storia d’amore” con la politica si chiuse lì e da quel momento l’ingegnere Buono è tornato a dedicarsi alla professione ma lasciando sempre un impronta di signorilità difficile da emulare. Con Gianni Buono se ne è andata una persona perbene, e mai come stavolta non siamo davanti a una frase fatta.

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