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IL TEATRO TRADIZIONALE DI NATALE A ISCHIA. MANCA LA “CANTATA DEI PASTORI”

Anche quest’anno gli ischitani vivranno il loro Natale senza la tradizionale rappresentazione teatrale della “Cantata dei Pastori”. Al Polifunzionale non c’è spazio per simile opera popolare, dal momento che si va sul teatro impegnato. Due  anni fa  fu Ernesto Di Liddo ad allestire l’impegntivo ed antico  lavoro teatrale e mandarlo in scena proprio al Teatro isolano del Polifunzionale di via Morgioni dopo tanti scappellamenti  di fronte a chi doveva decidere.  Di Liddo  riuscì a superare gli ostacoli e fu un successo di pubblico e di critica. Quest’anno tutti hanno dato forfait si sono defilati. E’ venuta a mancare quella sensibilità  che in passato i teatranti dell’epoca a Ischia avevano. Nonostante tutto una speranza potrebbe esserci. Dovrebbe però farsi avanti Salvatore Ronga e dimostrare in una forma più popolare, tutta la sensibilità che lo anima e lo emoziona quando si tratta di ciò che maggiormente ama, ovvero il teatro, da regista, attore, sceneggiatore, scenografo, suggeritore, animatore. Insomma, tutto. Se è vero come è vero che Salvatore Ronga il maestro, a Ischia oggi è il teatro in persona, allora l’opera  del ‘600    LA Cantata dei Pastori che Ronga ben conosce, per il prossimo Natale sarebbe salva. Ma Salvatore Ronga affronterebbe questo lavoro teatrale con lo stesso amore ed impegno dei vari Roberto De Simone e Peppe Barra a Napoli ? Crediamo di si, specie se lo si lascia libero di esprimersi come il personale estro artistico gli suggerisce.  Maestro Salvatore Ronga, se ci sei, batti un  colpo. La Cantata dei Pastori ti aspetta. La storia riaccende la nostalgia. Negli anni ’40 e ’50 le sole Compagnie teatrale  che si distinguevano ogni anno  nella rappresentazione della Cantata dei Pastori sull’isola erano la Fisalugo a Ischia Ponte e la Don Bosco a Porto d’Ischia. Entrambe le filodrammatiche potevano contare su di un cast di attori compatti e di notevole bravura. Gli attori di punta della Fisalugo degli anni ’40 erano Sparaspilli, Ciccio Messana,Giovanni Mascolo, Ippolito Scoti, Maria Castaldi, Maria Artiano,Michele Trani, Valentino Barile, Giannino Lauro, negli anni ’50 invece eccellevano Giovan Giuseppe Cervera, Filippo Farese, Francesco Iacono, Vittorino Cortese, Tina Carcaterra, Tonino Artiano, Antonio Rando, Grimaldi,  Lello Di Meglio, Antonio Lubrano (il sottoscritto), Vittorio Napolano Salvatore Curci. Al Don Bosco mantenevano la scena Giannino Messina, Eduardo Canestrini, Vincenzo Taliercio, Mario Di Liddo, Giovanna Mira, Marisa Mira,Rita Assante  Giannino Barile, Michele Boccanfuso Rosaria Buono, Rocco Lombardi e il loro padrfe spirituale Don Agostino Lauro. I loro cavalli di battaglia, nel cartellone che presentavo durante l’arco della stagione teatrale  erano per l’appunto La Cantata  dei Pastori a Natale e la Passione e Morte di Gesù a Pasqua.  La Cantata dei Pastori era l’appuntamento teatrale che più di altri li teneva uniti , specie nelle serate in cui erano impegnato nelle prove. Si ritenevano una vera famiglia in cui riuscivano a dare il meglio delle proprie capacità di recitazione. La coppia Razzullo-Sarchiapone della Fisalugo degli anni ’40 era composta da Sparaspilli e Capaliscia, mentre quella degli anni ’50 er rappresententa da Giovan Giuseppe Farese (Cardinale) e Peppino Pilato (‘O Brigante) poi sostituito da  Peppino Poli. A Porto d’Ischia alla Don Bosco spadroneggiava nelle parti di Razzullo e Sarchiapone la coppia Giannino Messina e Eduardo Canestrini. Il Benino della Fisalugo è stato prima Michele Trani e dopo Vittorino Cortese, mentre il Benino della Don Bosco era interpretato da Mario Di Liddo. La Cantata dei Pastori presentava altri ruoli di indimenticabile suggestione quali quelli di Belfegor nel Prologo ricoperto a Ischia Ponte da un bravo Rino Gamboni,di San Giuseppe (Antonio Rando), della Madonna (Tina Carcaterra), del cacciatore Cidonio (Lello Di Meglio), del pescatore Ruscello ( Francesco Iacono), del Pecoraro Armezio (Antonio Rando in doppia parte). Insomma  una Cantata dei Pastori di cui alle nuove generazione non è giunto come si deve il giusto messaggio. La vicina Napoli con la sua culture e le sue tradizione ce lo insegna. Infatti Natale a Napoli significa anche poter assistere a “La Cantata dei pastori”. Si tratta di una rappresentazione teatrale in tre atti che ha origini molto antiche, risale infatti alla fine del Seicento ed è opera di Andrea Perrucci, commediografo siciliano. La sacra rappresentazione nacque nel periodo della Controriforma ed intendeva celebrare la Natività di Gesù. Nel corso dei secoli la trama è stata rimaneggiata, sono stati aggiunti personaggi nuovi, tutto in funzione di una maggiore fruibilità da parte di un pubblico essenzialmente popolare. Molte sono le figure inserite in epoche successive alla stesura della Commedia che rappresentano la realtà popolare come quella di Sarchiapone, un barbiere napoletano che si trova in Galilea per sfuggire alla galera. L’alter ego di Sarchiapone è rappresentato da Razzullo, uno scrivano napoletano del Settecento.  Dall’iniziale trama d’impostazione strettamente religiosa e moraleggiante, i rifacimenti continui hanno reso “La Cantata dei pastori” un testo teatrale avvincente per la vivacità delle battute e per la gestualità dei personaggi. La trama in breve: Maria e Giuseppe sono in viaggio da Nazareth a Betlemme ma il loro cammino è ostacolato dalle forze del Male (Belfagor, Satana, Astarotte). Alla fine queste ultime verranno sconfitte grazie all’arcangelo Gabriele e il sipario cala sulla scena finale della Natività.

                                                                                    antoniolubrano1941@gmail.com

 

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