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Il “verbo” di Vito Manna: «L’Assoforense? Si punti sul cambio generazionale»

Lunga e articolata intervista con il presidente dei giovani avvocati isolani, costituitisi in un’associazione. La stabilizzazione del Tribunale, la gestione del covid, i rapporti con la politica ma soprattutto un identikit sulle caratteristiche (anche anagrafiche) di chi dovrà essere il nuovo presidente del principale organismo associazionistico

Si discute da tempo immemore della stabilizzazione della Sezione distaccata di Tribunale di Ischia, anche se l’argomento sembra non affascinare l’intera classe forense. Qual è la posizione dei giovani avvocati?

«Questo è un argomento molto delicato, che coinvolge l’intera cittadinanza isolana. Noi come giovani avvocati abbiamo già espresso in passato la nostra posizione, che è quella favorevole a una stabilizzazione che tuttavia deve passare attraverso una implementazione della pianta organica dei dipendenti ma anche una stabilizzazione dei magistrati sul territorio. Nelle more dell’ultima proroga, si spera dunque di ottenere un provvedimento “definitivo” che stabilizzi il presidio. Oggi, dopo un lungo momento critico, per quanto riguarda il tribunale possiamo dire che almeno dal punto di vista dei magistrati, la situazione è molto migliorata: due magistrati hanno sostituito il giudice Polcari al settore civile, mentre al penale è arrivato un nuovo giudice monocratico, applicato da novembre in sostituzione del giudice Pizzi. Anche dal punto di vista dei dipendenti, due ex colleghi sono stati applicati rispettivamente al civile e al penale. Per quanto riguarda il giudice di pace, che è già stabilizzato sul territorio, dopo oltre un anno abbiamo un funzionario, applicato grazie all’accordo col Comune di Lacco Ameno e il Ministero della giustizia, quindi potranno essere finalmente pubblicati i documenti – sentenze e decreti ingiuntivi – accumulatisi negli armadi. Dunque la nostra posizione è questa: se deve esserci la stabilizzazione, essa deve avvenire in maniera tale che la giustizia venga amministrata nel vero senso della parola, quindi facendo sì che sia garantito un processo veloce e senza troppi rinvii e ritardi, dunque con un organico a pieno regime. Se invece deve esserci solo un’ulteriore proroga con la Presidenza del Tribunale che pone Ischia in una posizione marginale, allora preferiamo spostarci a Napoli. In ogni caso ci battiamo insieme all’Assoforense per una stabilizzazione definitiva. So che le anime dell’avvocatura sono varie, ma la nostra linea è questa».

«La stabilizzazione del Tribunale deve avvenire in maniera tale che che sia garantito un processo veloce e senza troppi rinvii e ritardi, con un organico a pieno regime. Se invece deve esserci un’ulteriore proroga che pone Ischia in una posizione marginale, allora preferiamo spostarci a Napoli. In ogni caso continueremo a batterci insieme all’Assoforense per una stabilizzazione definitiva»

Avete costituito un’associazione che nell’età anagrafica ha uno dei suoi marchi di fabbrica. In tutta sincerità, in che cosa il vostro pensiero converge con quello dei colleghi più maturi e in cosa invece è del tutto distante?

«Non direi che siamo distanti. Piuttosto, noi vogliamo dare all’avvocatura un’impronta che guardi al futuro, di una professione è che in grande difficoltà, sia dal punto di vista economico che della credibilità nel tessuto sociale. Per noi è importante creare una categoria che sia solidale soprattutto tra gli stessi colleghi, e che poi riacquisti credibilità presso l’opinione pubblica. Vorremmo quindi invertire la rotta degli anni scorsi per quanto riguarda la figura dell’avvocato. Dunque, maggior associazionismo, maggiore collaborazione, e poi cercare di lavorare molto sulla formazione: il primo evento si svolgerà il 15 dicembre. Non abbiamo potuto organizzarlo prima, anche a causa del covid, ma poi siamo riusciti a dare vita a un evento che tocchi le problematiche riguardanti i giovani professionisti, come la Cassa forense e le opportunità che essa può dare ai nuovi iscritti. Tra gli obiettivi c’è proprio quello di toccare temi che in passato sono stati un po’ trascurati, coi giovani visti troppo spesso come giovani praticanti di studio legale e non come professionisti. Il futuro è dei nuovi avvocati, la generazione dai 35 a 45 anni. Non so se ci riusciremo, ma vogliamo dare questa nuova impronta alla professione».

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«Per noi è importante creare una categoria che sia solidale soprattutto tra gli stessi colleghi, e che poi riacquisti credibilità presso l’opinione pubblica, invertendo la rotta degli anni scorsi: maggior associazionismo, maggiore collaborazione, e lavorare molto sulla formazione»

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La gestione del covid all’interno degli uffici giudiziari in questo periodo di pandemia è stata molta discussa: la promuovete, bocciate o, per usare un linguaggio scolastico, “rimandate”, e perché?

«Per quanto riguarda i protocolli adottati dalla Presidenza del Tribunale, dopo la fine della fase più acuta dell’emergenza, dunque da aprile 2021 in poi, stabilire solo venti cause quotidiane per il giudice di pace era un po’ poco, visto che il giudice dopo averne concluso la trattazione alle 9.40 avrebbe potuto celebrarne altre, scaglionate negli orari. Con tale protocollo ci siamo trovati numerosissimi rinvii al 2022, che invece potevano essere già trattati, dunque a livello di giudice di pace si poteva fare di più. Per quanto riguarda il Tribunale, le udienze da remoto sono state utilizzate relativamente poco, ma la trattazione scritta, ormai usata fin nel 70% dei casi, ha consentito di poter svolgere determinate udienze nell’ambito civile senza recarsi in Tribunale, cosa molto positiva. Gli accessi alla struttura avrebbero potuto avvenire in maniera più sicura in passato, ma anche adesso la sicurezza è demandata al buon senso dei colleghi. Da questo punto di vista non è stato previsto nemmeno a livello legislativo l’utilizzo del green pass per accedere ai locali del palazzo di Giustizia, che invece è previsto per dipendenti e magistrati».

«Durante la fase acuta della pandemia i protocolli per la trattazione delle cause avrebbero potuto essere migliori, come il numero di cause quotidiane presso il giudice di pace, piuttosto ridotto, ma contemporaneamente si è avuto un aumento della trattazione scritta, che ha permesso di far andare avanti numerosi procedimenti»

Si dice che il sistema-avvocatura sia nelle mani di una oligarchia di avvocati e che tanti colleghi, specialmente giovani, facciano fatica a farsi largo. Cosa c’è di vero?

«Di vero c’è che, essendo Ischia una realtà circoscritta, alcuni studi hanno consolidato la loro attività negli anni, di conseguenza hanno più esperienza, e quindi attirano i clienti. D’altro canto ci sono tanti studi professionali composti da giovani professionisti che sono perfettamente in grado di garantire un’adeguata difesa al pari di studi più blasonati. C’è quindi una maggiore preparazione dei giovani rispetto al passato, che noi tramite l’associazione vogliamo coltivare e curare, anche con continui confronti, meeting e occasioni di formazione. Di conseguenza la sua domanda mi riporta allo stesso tema, cioè sulla preparazione e formazione, per fronteggiare anche la difficile congiuntura economica che sta provocando una fuga dalla professione: negli ultimi tre anni moltissimi colleghi hanno partecipato a diversi concorsi pubblici. Nel solo 2021 dieci colleghi che conosco hanno lasciato la professione per tentare altre vie. Il momento di difficoltà economica per noi è forte, ma facendo associazionismo e creando un legame solidale tra i professionisti, come fanno altre categorie, evitando quindi lotte fratricide e migliorando l’immagine pubblica dell’avvocato, possiamo superare questa crisi e diventare più forti sul mercato».

Che idea vi siete fatti, da giovani avvocati, di tutte le sentenze condanna con pena accessoria della demolizione passate in giudicato? Forse in passato è stato un atteggiamento “leggero” quello di far ricorso al patteggiamento.

«Beh, questa è una valutazione che si fa col senno di poi: fu una scelta frequente agli inizi degli anni ’90 fino al 2000 circa, dunque in un periodo in cui io non avevo nemmeno in mente di intraprendere questa professione, quindi non posso esprimermi su quella scelta. Guardandola come detto col senno di poi, si potrebbe dire che, pur essendo forse efficace nell’immedianto, non sia stata lungimirante. Si è generato un problema che non riguarda soltanto il nostro territorio, ma diverse regioni, tra cui la Campania; un problema che andrebbe affrontato a livello legislativo nazionale».

«È vero che alcuni studi blasonati attirano molti clienti, ma oggi gli studi dei giovani professionisti sono molto più preparati rispetto al passato. Dobbiamo consolidare tale preparazione, per fronteggiare il rilevante fenomeno dell’abbandono della professione»

L’Assoforense si prepara a tornare al voto, qual è l’identikit del vostro presidente ideale?

«Non ci siamo confrontati su chi debba essere il possibile nuovo presidente. Noi guardiamo innanzitutto alla crescita della nostra associazione, tuttavia possiamo dire che il lavoro svolto da chi finora ha guidato l’Assoforense è stato importante. Allo stesso modo è importante che si verifichi un cambio generazionale, e quindi una figura da scegliere in una fascia di età più bassa, proprio per cercare di dare nuova linfa all’associazione».

«Come nuovo presidente dell’Assoforense è necessario un cambio generazionale, scegliendo un candidato più vicino alle giovani generazioni»

Avete contestato non poco le dichiarazioni “no vax” del collega Francesco Cellammare. A posteriori, rimanete della stessa idea?

«Preferirei non tornare sull’argomento. Ci sono state delle polemiche inutili. Da questo punto di vista mi sono già espresso in passato, e preferirei evitare di tornarci. Il mio pensiero è questo: chi ricopre una carica istituzionale deve tenere determinati comportamenti e quindi anche delle dichiarazioni pubbliche più sobrie e meno estremiste. Poi ciascuno nella propria vita privata può avere le proprie idee. Non voglio esprimermi ulteriormente sull’argomento».

Dai sindaci e dalla politica locale in genere quale “scatto” in più vi aspettate?

«Ho sempre detto che la politica può essere decisiva nelle scelte che riguardano il futuro dell’isola, anche in materia di giustizia, oltre che di sanità, trasporti, e da questo punto di vista è importante ciò che sta facendo il sindaco Francesco Del Deo come presidente dell’Ancim, il quale sta lavorando proprio in quest’ottica. Rispetto al passato vedo maggiore collaborazione tra i sindaci, un maggiore lavoro di squadra: penso che questa sia la strada per cercare di migliorare i servizi sulla nostra isola».

«Non voglio tornare sulla polemica con Cellammare. Secondo me chi ricopre una carica istituzionale deve tenere comportamenti e quindi anche delle dichiarazioni pubbliche più sobrie e meno estremiste»

Come si pone l’Agai di fronte alla prospettiva del Comune unico?

«Sotto questo punto di vista non abbiamo avuto alcuna discussione in merito, quindi non c’è un’idea dell’associazione sul tema. Posso esprimere la mia personale opinione in merito: guardo con favore all’unione dei servizi. Se proprio la strada del Comune unico non può essere praticata, bisogna almeno cercare di unire la gestione dei servizi fondamentali che riguardano l’intera isola, per renderli più efficienti e meno costosi e quindi con minori spese per i cittadini».

«Rispetto al passato vedo maggiore collaborazione tra i sindaci, un maggiore lavoro di squadra: penso che questa sia la strada per cercare di migliorare i servizi sulla nostra isola. Del Deo come presidente Ancim sta operando bene in tal senso»

Dunque è difficile oggi intraprendere la professione di avvocato in una realtà particolare come Ischia.

«Sì, non è semplice. È una scelta coraggiosa, visto anche il momento di difficoltà economiche, che si riverbera sulle possibilità dei cittadini di fare ricorso alla giustizia e affrontare le relative spese, e poi c’è da considerare il numero rilevante di professionisti sul territorio…».

Ha anticipato l’ultima domanda, e ci perdoni se è maliziosa: ma sull’isola non siete in troppi?

«Beh, questo lo si dice da anni: la percentuale di avvocati sull’isola è superiore alla media nazionale. Analogamente, in Italia la percentuale di avvocati rispetto alla popolazione totale è superiore a quella di molti altri Paesi d’Europa. È un dato di fatto: proprio per questo, in un mercato saturo, è importante la specializzazione, tramite la formazione per la crescita professionale. Anche questo vogliamo far capire ai colleghi, nel momento in cui intraprendono questa professione».

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