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Illeciti nei centri di accoglienza, sequestrate due ville a Ischia

Un uomo di Barano è finito lo scorso marzo ai domiciliari. Secondo l’accusa il danaro destinato all'assistenza dei profughi e alla loro integrazione finiva su conti correnti personali

Un sequestro di beni per 750mila euro è stato eseguito dai militari della guardia di finanza di Cassino, unitamente agli agenti della polizia di Stato del commissarialo di Cassino, al termine di un’articolata indagine di polizia giudiziaria delegata dalla Procura della Repubblica. Tra i beni ci sono anche due ville sull’isola di Ischia. Il provvedimento fa seguito all’ordinanza di applicazione di misure cautelari disposte dal Gip del Tribunale di Cassino. Secondo la procura laziale il denaro che lo Stato e l’Unione Europea stanziavano a favore di alcune cooperativa per l’accoglienza e l’integrazione di profughi finiva “investito” nell’acquisto di beni anche lusso come due ville ad Ischia oppure in conti correnti intestati a prestanome. A scoprire la truffa messa in atto da imprenditori campani sono state le indagini portate avanti dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato in provincia di Frosinone. A marzo tre sono state le persone finite agli arresti domiciliari e cinque colpite da misura interdittiva e alle quali vengono contestati a vario titolo i reati di truffa ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, autoriciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Ieri il gip del Tribunale di Cassino, Salvatore Scalerà, ha messo in atto la seconda parte dell’indagine «Pecunia no Limes» e ha disposto il «fermo» dei conti correnti e beni immobili ad uso commerciale e residenziale, tra cui appunti i due immobili nell’isola di Ischia, per un valore complessivo di oltre 750mila euro.

i migranti dovevano chiedere l’elemosina per acquistare cibo o pagarsi il corso di alfabetizzazione che invece avrebbero dovuto svolgere gratuitamente. Se provavano a ribellarsi venivano puniti con la riduzione del pocket money. È questo quanto emerso dall’indagine Pecunia no limits che la Procura di Cassino ha portato avanti per due anni si è conclusa con l’arresto di tre imprenditori campani. A finire agli arresti domiciliari sono stati tre uomini residenti in provincia di Napoli mentre cinque operatori, di cui un casertano di 31 anni, si sono visti notificare una misura interdittiva che gli vieta di poter entrare in strutture di assistenza e di svolgere la loro attività. Il pm della Procura di Cassino Emanuele De Franco ha chiesto e ottenuto dal gip Salvatore Scalera, 8 misure cautelari di cui 3 agli arresti domiciliari. Si tratta degli imprenditori Francesco e Raffaele Odierno, il primo residente a Barano d’Ischia e il secondo in provincia di Frosinone anche se nativo di Qualiano come il suo socio Pasquale Nappi, e di cinque che si sono visti notificare il divieto di esercitare attività. L’operazione di polizia giudiziaria ha consentito di rintracciare quel «danaro senza limite» che invece di essere destinato all’accoglienza degli immigrati finiva sui conti correnti personali di chi avrebbe dovuto garantire loro assistenza e sostegno. L’inchiesta, ha preso il via dopo la rivolta da parte degli emigranti ospiti in strutture oltre che del frusinate anche del casertano e della provincia di Napoli, ha consentito ai militari del gruppo di Cassino della Guardia di Finanza e agli investigatori del commissariato di Cassino e ai colleghi della Squadra Mobile della questura di Frosinone di ricostruire molteplici illeciti commessi da un gruppo criminale che gestiva diverse cooperative attive nel settore del sistema dei centri di accoglienza straordinaria (C.a.s.) di cittadini stranieri, tra le province di Frosinone e Caserta.

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