CULTURA & SOCIETA'

PRIMAVERA E GIOVEDI’ SANTO NELLO STESSO GIORNO PER RILANCIARE LA TRADIZIONALE PROCESSIONE DEGLI INCAPPUCCIATI BIANCHI DELLA CONGREGA DEL BORGO

PRIMAVERA E GIOVEDI’ SANTO NELLO STESSO GIORNO PER RILANCIARE LA TRADIZIONALE PROCESSIONE DEGLI INCAPPUCCIATI BIANCHI DELLA CONGREGA DEL BORGO

Mentre la vicina Procida è già tutta mobilitata da un bel po’ per rendere sempre più emozionante la sua grande processione dei Misteri e del Cristo Morto del Venerdì Santo, a Ischia in vista della Settimana Santa si rileva, per ciò che le riguarda, un interessante fenomeno che vede gli osservatori più attenti scontrarsi con una specialissima coincidenza di due date speciali che si sovrappongo nello stesso giorno 21 marzo, ovvero, il Giovedì Santo e l’inizio della Primavera che profumano insieme di incenso e di fiori di stagione. Qui scatta il desiderio di un ritorno al passato per farlo presente.

Mancano tre settimane all’ atteso Giovedì Santo della prossima Settimana Santa 2024, esattamente ventuno (21 marzo 2024) i giorni che precedono la domenica di Pasqua di Resurrezione che quest’anno 2024 cade il 31 di marzo prossimo. Quindi 21 giorni belli e pieni,non molti, ma sufficienti per riorganizzarsi e ripristinare a Ischia Ponte, culla da sempre della cristianità isolana, un rito di passione non più professato da 66 anni, da quando cioè, era fine marzo 1958, dalla Congrega della Madonna di Costantinopoli uscì per l’ultima volta la tradizionale processione dei penitenti incappucciati bianchi per la visita ai sepolcri. I “fratelli” bianchi erano una cinquantina che cantavano lungo il percorso Ponte-Porto, a voce altissima l’inno della penitenza composto dal monaco santo poeta e musicista Sant’Alfonso Maria De Liguori “Sono stato io l’ingrato, Gesù mio perdon Pietà…”. Per tanto, si pensa sia il caso che tale tradizione nella fede, sia riesumata e riportata alla conoscenza religiosa delle nuove generazioni che proprio nel Centro Storico, grazie agli evidenti ed incancellabili segni con l’opera fattiva e meritoria lasciata da Don Carlo Candido, sono entusiasticamente partecipi di tutte le manifestazioni organizzate nell’ambito della parrocchia. Sarebbe cosa buona e un gradito ritorno al passato che risulterebbe attualissimo anche oggi, visto che ovunque i riti pasquali sono incentivati, seguiti e pubblicizzati, anche in funzione di un riconfermato turismo religioso che anche sulla nostra isola sta ormai facendosi strada. Quindi, il nuovo parroco della chiesa dello Spirito Santo Don Pasquale Trani rettore anche della vicina Congrega, a cui affiancherei anche Don Antonio Angiolini dinamico e disponibile parroco della parrocchia del Buon Pastore e gli altrettanto attivissimi Don Giuseppe Nicolella e Padre Mario Luro, dicevo, se lo volesse, il lungimirante novello pastore di Ischia Ponte Don Pasquale insieme al suo collega, Don Antonio, non avrebbe difficoltà a raccogliere l’eredità lasciata e purtroppo caduta nel vuoto, dal suo lontano predecessore Don Liberato Morelli, per ricomporre quella passata processione dei fratelli bianchi incappucciati del primo pomeriggio del prossimo giovedì Santo di cui già si avvertono le prime sensazioni dello spirito.

Intanto, bisogna prendere atto che se Forio è già mobilitata per il suo Tragicus Actus, affidato quest’anno alla regia artistica ed organizzativa di Corrado Visone, in vista della prossima Settimana Santa 2024, Ischia è purtroppo ferma al palo per le manifestazioni tradizionali pasquali popolari cui gli ischitani e i forestieri erano in passato abituati a seguire con piacere e rispetto. Inevitabile è il ricordo cui ho fatto riferimento sopra,della forte e suggestiva processione dei “Fratelli Bianchi” con le loro possenti voci, che usciva dall’antico Tempio della Congrega del’Arciconfraternita nel primo pomeriggio del Giovedì Santo, seguendo il percorso Ischia Ponte – Porto d’Ischia per la rituale visita ai Sepolcri. Erano in realtà i Fratelli della Congrega di Maria di Costantinopoli del Borgo di Celsa che con Mons. Onofrio Buonocore prima e il Canonico della Cattedrale don Liberato Morelli dopo, sapevano mantenere saldo lo spirito di partecipazione con i propri numerosi iscritti, e dimostrarsi gruppo di congregazione ed aggregazione compatto, con uno statuto proprio, un Direttivo decisionale e una divisa di vestizione che i “Fratelli” indossavano con orgoglio e devozione verso la Madonna di Costantinopoli a cui facevano riferimento. Le loro uscite ufficiali nelle processioni e nelle funzioni sacre nella stessa Congrega, in veste bianca con mantellina azzurra recante ai pettorali il distintivo con l’immagine della Madonna, destavano sincera ammirazione fra i fedeli dell’antico Borgo di Ischia Ponte. L’occasione più importante delle loro uscite era per l’appunto quella speciale del Giovedì Santo, allorquando Fratelli scelti fra gli iscritti, vestiti con la sola veste bianca e un cappuccio di uguale colore che copriva capo e volto, fatta eccezione dei soli occhi, in processione, partivano dal Centro Storico di Ponte, per la tradizionale visita ai sepolcri allestiti nelle varie chiese, lungo l’intero percorso stabilito. Erano i Fratelli incappucciati del “Sono Stato io l’Ingrato…” Al Fratello incappucciato più forzuto, veniva affidata la pesante Croce col Cristo Crocifisso.

Si chiamava Biagio (Biase per gli amici), portava degli occhiali spessi a doppia lente e si compiaceva del ruolo in esclusiva che credeva di avere. Infatti fu portatore della Croce per molti anni. Fino alla sua scomparsa. Parliamo degli anni ’50. La processione dei “Sono Stato…” era composta da una cinquantina di Fratelli Incappucciati a cui si richiedeva una voce ferma e tuonante per il canto liturgico del tradizionale Inno di Passione. Costoro lo cantavano davvero con passione, con voce altissima, tanto che l’eco era percepita ad un kilometro di distanza. Ad esempio, se la processione era giunta alla Mandra, e il canto di passione era all’apice della sua tonalità, esso veniva percepito oltre la Chiesa di San Girolamo in piazzetta . Così che, si stabiliva che la processione dei “Sono Stato…” stava per arrivare alla prossima chiesa per la visita itinerante dei “Sepolcri” che era la Chiesa parrocchiale di San Pietro. Un esempio di tradizione pasquale che affascinava chiunque vi partecipasse con fede pura. Don Liberato Morelli fungeva da sacerdote penitente in testa al corteo che da Ischia Ponte, percorrendo tutto il Centro Storico, Via Pontano, Corso Vittoria Colonna, Via Roma e Via Iasolino, giungeva fino alla Chiesa di Portosalvo , dove l’attendeva l’ultimo Altarino della Reposizione, il tradizionale “Sepolcro” allestito per la rituale adorazione. Volendo addentrarci nel vasto campo della storia, scopriamo che l’ordine dei fratelli incappucciati fu fondato nel 1615 dal Vescovo di Ischia Inigo D’Avalos (1590 – 1637) che volle seguire la stessa strada di suo zio, il Cardinale Innico D’Avalos d’Aragona che qualche decennio prima, aveva costituito il gruppo dei dodici apostoli incappucciati in quel di Procida appartenenti all’antica Confraternita dei Bianchi e dei Turchini dell’isola di Graziella. fondata dallo stesso Cardinale nel 1583. Mons. Inigo D’Avalos dimorò sia nell’episcopio del Castello, sia nel piano cosiddetto “nobile” della Torre del Ninfario chiamata dopo, Torre di Michelangelo, preferita particolarmente d’estate, sia in fine nell’episcopio del Cilento dedicato all’Annunziata.

L’ordine dei fratelli dell’Arciconfraternita di Maria di Costantinopoli ad Ischia Ponte, col passare degli anni ha annoverato sempre più iscritti, tanto da formare un gruppo consistente e devoto verso quel piccolo Tempio, che nel lontano passato i loro avi avevano contribuito ad erigerlo. Oggi è mutato quasi tutto. L’ordine dei fratelli in Maria di Costantinopoli esiste ancora. Le loro uscite ufficiale con la veste bianca e la mantellina azzurra con le effigi della madonna sui pettorali, soro rare e limitate per lo più alla processione del Santo Patrono San Giovan Giuseppe della Croce ed a qualche altra processione minore che si svolge nell’ambito di Ischia Ponte. Sono invece spariti gli Incappucciati, quelli che venivano identificati come i “Fratelli del Sono Stato Io l’Ingrato…”. Di essi non c’è più traccia e niente si è fatto fin’ora per riportare alla luce qualche frammento della loro interessante storia. Abbiamo, però, motivo di credere che non tutto è perduto. Se l’ordine dei fratelli esiste ancora, vuol dire, che anche la loro storia passata, non è del tutto morta e sepolta. L’eco lontana del vecchio inno gridato della Passione “Sono Stato Io l’Ingrato, Gesù Mio Perdon Pietà…” è ancora vivo. E si canta ancora ! Quindi, forza Don Pasquale, Don Antonio, Don Giuseppe e Padre Mario. Un quartetto attiv issimo e operoso che potrebbe per davvero far” risorgere” a Ischa la vecchia processione degli incappucciati Bianchi del Giovedì Santo. Mancano solo 21 giorni…

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