CRONACA

In moto senza casco, nuova denuncia del Comitato

La pericolosa abitudine è anche l’effetto del cattivo esempio degli adulti

Il buon esempio come momento fondamentale dell’educazione stradale. Il Comitato “La strada del Buonsenso” ha diffuso una riflessione su questo tema che costituisce un punto focale del percorso per il raggiungimento di una maggiore consapevolezza e di conseguenza di una più diffusa sicurezza sulle nostre strade. «Molti di noi – scrive il Comitato – non sono ancora culturalmente pronti e predisposti a recepire il rispetto delle regole come elemento imprescindibile per il raggiungimento d dell’auspicata sicurezza stradale.

Eppure tutti sono alla ricerca di questa. Molti altri, invece, pur recependone la necessità o meglio, credendo di essere più furbi o semplicemente immuni a determinati rischi, si comportano, una volta alla guida di un veicolo, come se la sicurezza stradale fosse roba solo per altri. “Ma debbo fare solo pochi metri, che voi che accada se non indosso il casco!” oppure “vuoi che succeda proprio a me?!”, le tipiche e sbagliate considerazioni. Peggio ancora, altri si mostrano per le nostre strade come espressione del pessimo esempio che la generazione di adulti sta dando ai ragazzi. Un ragazzino di quattro o cinque anni in scooter senza casco è incolpevolmente vittima degli insegnamenti al contrario di noi “grandi” di cui, si ribadisce, oltre a subirne le sue scriteriate azioni, tenderà a replicare crescendo. Loro (i ragazzi) crescono in base a ciò che gli trasmettiamo. Per cui quando ce la prendiamo coi giovani, con le future generazioni, ricordiamoci da chi e da dove è pervenuto l’esempio. È arrivato davvero il momento di fare un serio esame di coscienza. Noi, i “grandi”, cerchiamo di provare anche un po’ di vergogna ogni tanto! Farebbe bene a noi oggi e ai piccoli oggi e domani».

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stefano

Si è vero, sta diventando un malcostume sempre più diffuso e sfacciato (l’altro giorno un distinto signore è andato dai Pilastri a Casamicciola coi capelli al vento senza colpo ferire) ma mi dispiace che chi dovrebbe controllare e sanzionare questa “moda” … non si vede.
Così l’abitudine si diffonde fino a quando sarà difficile poterla fermare (sempre così in questo Paese)

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