Inchiesta Veneto Banca, decisiva la relazione dell’ischitano Gaetano Parisi
Il dirigente di vigilanza di Banca d’Italia ha ricoperto il ruolo di consulente del pubblico ministero nell’ambito dell’inchiesta sul crac della Banca Popolare di Vienza e non solo
Gaetano Parisi è il consulente chiave nell’ambito dell’inchiesta di Veneto Banca. Parisi è di Ischia. La sua famiglia vive ancora sull’isola. Ed anche lui, nei periodi di vacanza, torna a casa dalla mamma e dai due fratelli e dalla sorella. All’ombra del Castello Aragonese Gaetano Parisi è nato e vissuto fino al conseguimento della laurea in Giurisprudenza presso l’Università Federico II. Da circa venti anni è dirigente di vigilanza di Banca d’Italia e grazie al suo ruolo è diventato consulente del Pubblico ministero De Bortoli nell’ambito dell’inchiesta sul crac della banca popolare di Vicenza e della Veneto Banca.
L’INCHIESTA VENETO BANCA – È stata la relazione dell’ischitano Gaetano Parisi a smontare l’inchiesta della Procura di Trieste. Nella sua relazione il consulente della banca d’Italia conclude che “l’impatto è estremamente contenuto e nella maggior parte dei casi del tutto irrilevante”. E che “nell’ipotesi peggiore” il Cet1 di Veneto Banca, la dotazione di capitale di vigilanza di miglior qualità, sarebbe calato solo dello 0,18%. “Ne deriva – scrive il consulente – che le differenze riscontrate non sono idonee a concretizzare” l’ostacolo alla vigilanza. Grazie a questa sua relazione, in pratica, il giudice per le indagini preliminari Treviso Bruno Casciarri ha deciso per l’archiviazione delle posizioni della gran parte degli indagati nell’inchiesta di Veneto Banca. Erano accusati di ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza, oltre all’ex amministratore delegato Consoli, l’ex presidente Flavio Trinca, Stefano Bertolo, responsabile della direzione centrale amministrazione dal 2008 al 2014, Flavio Marcolin, ex responsabile degli affari societari e legali, Pietro D’Aguì, per un lungo periodo al vertice di Banca Intermobiliare, Gianclaudio Giovannone, titolare della Mava SS, Mosè Fagiani, già responsabile commerciale dal 2010 al dicembre 2014, Massimo Lembo, all’epoca capo della direzione compliance, e Renato Merlo, già responsabile banche estere e partecipazioni. Erano invece accusati di aggiotaggio i componenti del collegio sindacale Michele Stiz e Diego Xausa. Resta nell’inchiesta solo l’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli. Per il quale il Gip si è opposto all’archiviazione su una parte delle accuse.