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I “MISTERI” COL CRISTO MORTO DELLA PROCESSIONE DI PROCIDA IN PASSATO ISCHIA CON I SUI RITI REGGEVA LA CONCORRENZA

Giovedì Santo e Venerdi Santo con i  loro tradizionali riti della Passione di Cristo pongono come ogni anno Procida alla ribalta per la sua spettacolare processione dei Misteri col Cristo morto. Questa processione ormai da tempo entrata nella storia, esce all’alba e percorre le vie principali dell’isola accompagnata dall’inconfondibile, triste stridente  suono di una  tromba. Tutto questo  accresce sempre più il rammarico che a Ischia certe inziative similari legate ai riti  della Settimana Santa non si fanno più. Sparite le processioni degli incappucciati dell’Arciconfraternita del Borgo di Celsa del Giovedì Santo e dei Misteri con la storica statua dell’Addolorata della Cattedrale il Venerdì Santo, rimangono solo la Via Crucis col Vescovo, le processione con l’Addolorata di Casamicciola e Forio, la Corsa dell’Angelo e l’Actus Tragicus della stessa Forio. Sono manifestazioni  locali che non godono della stessa popolarità ed importanza della grande processione di Procida. Ecco cosa la storia dei ricordi della nostra Congrega a Ischia Ponte non ci fa dimenticare. Da Mons. Onofrio Buonocore a Don Liberato Morelli, un arco di tempo in cui i due sacerdoti, dalle personalità completamente opposte, ma con il grande amore chi li univa per la madonna di Costantinopoli venerata nella Congrega di Ischia Ponte dove ciascuno, in tempi differenti,  ha ricoperto il ruolo di rettore del tempo e  dimostrandosi abile guida spirituale del Fratelli iscritti. Specie con Don Liberato, i Fratelli dell’antica Congrega hanno rappresentato il fiore all’occhiello dell’Arciconfraternita. Questi fratelli con il loro ispiratore e cantore Morelli sono stati  la parte dimostrativa più evidente della Congrega, dove  naturalmente il punto di riferimento era l’immagine della madonna di Costantinopoli. Quando i Fratelli uscivano incappucciati il Giovedì Santo per la visita itinerante dei Sepolcri, con quel grido di “colpa” cantato “ Sono Stato, io l’Ingrato….>> l’emozione che suscitavano era davvero tanta. Punto di partenza  era per l’appunto l’Arciconfraternita di Santa Maria di Costantinopoli, la chiesa addossata allo Spirito Santo, fondata nel 1613 dagli artigiani del borgo d’Ischia, i quali vollero staccarsi da marinai e pescatori, assieme ai quali avevano fondato nel secolo precedente lo stesso Spirito Santo, per creare un autonomo Oratorio laico, che entrò in funzione nel 1626 e fu ristrutturato completamente nel 1693. In essa per decenni si sono tenuti accesi dibattiti consiliari. Il 25 agosto 1794 il Capitolo Vaticano incoronò la statua della Madonna, conservata all’interno e risalente al secolo XVIII, che nei giorni di festa viene ricoperta del suo manto azzurro e di  oggetti preziosi ex voto. Molto venerato è anche il medaglione del paliotto raffigurante la Madonna del Melograno, che certamente costituiva la parte centrale di un sarcofago smembrato, proveniente dal Castello. In questa congrega è nato l’Ordine  dei Fratelli dell’arciconfraternita ispirata a Maria di Costantinopoli. Il Gruppo dei Fratelli fu all’origine fondato dal Vescovo d’Ischia Innigo D’avalos che emulò suo zio il Cardinale Innigo d’Avalos d’Aragona che  alcuni anni prima aveva fondato  il gruppo degli incappucciati detti “I Bianchi” che sfileranno domani di primo mattino Venerdì Santo nella grande processione di Procida.  Per la qual cosa Ischia ha sempre provato una certa invidia ed anche ammirazione. Prova il fatto che ogni anno numerosi sono gli ischitani insieme ai nostri turisti in vacanza a Ischia in questi giorni di festa pasquale, che si recano a Procida per la tradizionale Processione del Venerdì Santo. I cui riti  a Procida, hanno inizio alla prima alba  di questa mattina giorno di  giovedì Santo con la suggestiva processione dei dodici Apostoli Incappucciati, organizzata dalla più antica confraternita dell’isola, quella dei Bianchi e dei Turchini , fondata, come si è detto sopra,  nel 1583 dal Cardinale Innico D’avalos d’Aragona. La prima parte si svolge in una delle tredici chiese dell’isola dove i dodici confratelli dapprima indossano il loro abito di confraternita e poi celebrano il rituale della Lavanda dei Piedi. Terminata la funzione religiosa gli apostoli si incappucciano e con una croce sulla spalla e una corona di spine sul capo procedono per le strade dell’isola scortati dalla figura del “centurione”, dai cerimonieri, e dai restati partecipanti delle confraternita che sfilano in mano con dei grossi ceri. Il corteo prevede una visita al SS. Sacramento esposto nelle diverse chiese che incontrano lungo il percorso. Al termine della processione, nella sagrestia della chiesta che è stata scelta, si svolge lUltima Cena: gli apostoli, disposti lungo un grosso tavolo, consumano un pasto a base di legumi, pesce arrostito, agnello, pane azimo. Tutto dal vivo.

Michele lubrano

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