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Indifferenza, riflessioni sulla Shoah

di Giacomo Retaggio

 

Non c’è bisogno di scandalizzarsi (o addirittura di far finta di farlo) di fronte a dei gravi problemi che investono la nostra società. Noi tutti siamo così chiusi nel nostro becero egoismo, travestito da perbenismo ipocrita, che siamo portati a girarci dall’altra parte d fronte a qualcosa che crediamo non ci tocchi da vicino. Quando sentite qualcuno dire : “Io mi faccio i fatti miei e non voglio sapere  niente altro!”, state pur sicuri che si tratta di un grosso egoista e di un vigliacco. Ci sono degli avvenimenti che non si possono ignorare e di fronte ai quali far finta di niente. Noi viviamo tutti nello stesso mondo ed i problemi del singolo prima o dopo diventano i problemi di tutti. Questo atteggiamento di anestesia nei riguardi di ciò che ci circonda ha un solo nome: INDIFFERENZA. E non è un fatto recente, ma affonda le sue radici nel passato antico dell’uomo, anzi, si può dire, che faccia parte della sua stessa natura. La storia ce lo insegna.Il tema dell’INDIFFERENZA è stato il leit- motiv della rappresentazione del 28 gennaio presso la Scuola Media procidana, da parte dei ragazzi delle terze medie, in occasione della “Giornata della memoria”.

Occorre del coraggio a parlare di indifferenza di fronte ad una tragedia che può essere definita come il più grande abominio sofferto dall’umanità. Vi sembra credibile che nessuno sapesse cosa stesse succedendo agli Ebrei in quegli anni terribili? Se non tutti, ma alcuni sapevano. E perché non hanno parlato? Quando nel’38 in Italia furono varate le inique “leggi razziali”, che escludevano dalla sera alla mattina ragazzi dalle scuole ed i loro genitori dal lavoro, per il solo fatto di essere di razza ebraica, quanti dei cosiddetti benpensanti si opposero se non pochissimi o addirittura nessuno? Quando in un palazzo non si vedevano più intere famiglie, perché deportate nei lager nazisti, quanti dei coinquilini si sono preoccupati di conoscere quale fine avessero fatto? Quasi nessuno! Paura, convinzioni errate, menefreghismo, indifferenza hanno avuto il sopravvento.E la stessa cosa accade oggi di fronte alla tragedia dei migranti bloccati in mare senza possibilità di scendere in un porto sicuro. Donne, uomini, vecchi, bambini rischiano la vita (e spesso la perdono) ed i capi della ricca e civile Europa litigano su chi debba accoglierli. Tutto ciò è indegno e fa il paio con quell’altra tragediadel secolo scorso, la Shoah.E si applaude a frasi oscene come “Chi è amico dei migranti è nemico dell’Italia” che sembra scimmiottare quella di Hitler “ chi è amico degli Ebrei è nemico della Germania”.

La storia nel suo ritmo inesorabile si ripete. Dicevo prima che occorre coraggio a parlare di certe cose: il coraggio di andare contro corrente e di sbattere in faccia l’amara verità. E coraggio, tanto coraggio, hanno dimostrato di avere le insegnanti Pina De Rubertis, Annalisa Coppola, Stefania Scotto e Concetta Borgogna a mettere in scena, con la collaborazione di Annalisa Barbato per il supporto audio e di Andrea Piro per la scenografia, il dramma   dell’indifferenza di fronte alle tragedie della Shoah e a quella a noi contemporanea dei migranti.Lo spettacolo messo in atto dai cento ragazzi delle terze medie, dal titolo “LA BELLEZZA VINCERA’ LA FOLLIA – memoria e indifferenza”, è scivolato agile e profondo ad un tempo. Grazie ragazzi! Siete stati splendidi perché siete belli fuori e dentro. Siete puri e non ancora guasti dall’ipocrisia che ci circonda. La vostra bellezza vincerà la follia. E complimenti agli insegnanti che, pur tra mille difficoltà e con un intenso lavoro, hanno scritto i testi ed architettato lo spettacolo. Da questo viene fuori un messaggio forte e chiaro: “Meditate gente, meditate! Questo è successo e…può ancora succedere”. Chi vuole intendere, intenda!…

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