CRONACAPRIMO PIANO

“Indovina chi” al camposanto

A Lacco Ameno tiene banco una vicenda dai contorni decisamente sconcertanti e che in vista della celebrazione dei defunti assume un sapore a dir poco kafkiano: nel mirino una gestione non impeccabile del cimitero

La vicenda è di quelle che in altri contesti sarebbe da prendere con un sorriso, ma che, vista la situazione particolare, acquista contorni decisamente sconcertanti oltre che paradossali. E che proprio in vista della celebrazione dei defunti assume un sapore kafkiano.

Negli ultimi mesi alcuni cittadini, recatisi a Montevico per far visita ai propri cari defunti, hanno notato diverse cose “strane” proprio in corrispondenza delle tumulazioni: targhette spostate, altre addirittura rimosse e apposte sulla sepoltura di un altro familiare. Ecco cosa potrebbe essere accaduto…

Una vicenda che sarebbe anche un indice rivelatore di una gestione piuttosto “disinvolta” del cimitero, per usare un eufemismo. Ma certo una storia tutta da raccontare, senza dubbio alcuno. E noi lo facciamo procedendo con ordine. Negli ultimi mesi alcuni cittadini, recatisi al camposanto situato sul promontorio di Montevico a Lacco Ameno per curare le sepolture dei propri cari defunti, hanno notato diverse cose piuttosto “strane”, per così dire, proprio in corrispondenza delle tumulazioni: targhette spostate, altre addirittura rimosse e apposte sulla sepoltura di un altro familiare. Insomma: tali cittadini hanno subito maturato il timore che qualcosa di grosso (o anomalo, che poi vista la delicatezza della materia fa più o meno lo stesso) potesse essere accaduto, e di conseguenza hanno rivolto le proprie lamentele, rimostranze e interrogativi ai custodi del cimitero. Eppure, da loro non sarebbe arrivata nessuna risposta realmente soddisfacente, anzi: se possibile, le spiegazioni addotte hanno persino aumentato l’inquietudine dei cittadini che non riconoscevano più l’aspetto e l’ubicazione delle sepolture dei propri cari. Per farla breve, non solo non è stata fatta chiarezza ma se possibile il quadro è diventato ancor più nebuloso e a tinte fosche.

Il risentimento è già abbastanza diffuso tra diversi cittadini: alcuni di questi, pare davvero inviperiti, arrivano addirittura a paventare scenari “apocalittici” come ad esempio paventano qualche “scambio” di nicchie e di sepolture, eseguito forse, anzi (se così fosse) sicuramente, in modo involontario. C’è anche chi non ha più dormito serenamente, al solo pensiero di apporre fiori e lumini su una lapide che forse non custodirebbe più i resti dei familiari ma quelli di uno sconosciuto. E capirete come la materia sia da prendere con le molle, con la stessa delicatezza di un ordigno che si intende disinnescare ma che in questo caso invece rischia di esplodere da un momento all’altro.

E qui la cosa potrebbe legarsi alle varie vicissitudini subìte dal cimitero negli anni scorsi: smottamenti, crolli, piccole frane, altri danni provocati dal fortissimo vento delle tempeste (senza dimenticare un incendio sulla collina che avrebbe potuto avere esiti peggiori). A intervalli periodici, come si ricorderà, la struttura è infatti rimasta chiusa al pubblico per ovviare ai danni riportati. Eppure, in quei momenti di chiusura, qualcuno è comunque riuscito ad accedere per qualche minuto nel cimitero, e le testimonianze delineano un quadro che aumenta le preoccupazioni: chi ha visto, dice che una parte del camposanto aveva assunto le sembianze di una località soggetta a un bombardamento, con lapidi in terra, sepolcri aperti, suppellettili sparse. Ci rendiamo conto senza dubbio che rimettere in ordine il sito dopo eventi naturali così dannosi non è affatto semplice, ma alcuni cittadini si chiedono quindi se, durante le complicate operazioni di ripristino delle sepolture danneggiate, qualcosa sia andato storto: sempre ammettendo ovviamente la perfetta buona fede degli addetti, forse alcune “tessere” del mosaico sarebbero state “invertite”. In pratica, se non temessimo di passare per blasfemi, la vicenda sembrerebbe aver prodotto una versione cimiteriale di quel gioco da tavolo molto popolare qualche decennio fa, “Indovina chi”, lo scopo del quale era proprio quello di individuare l’esatta identità di alcuni personaggi inizialmente misteriosi. Se questi sospetti fossero fondati, si spiegherebbero le anomalie riscontrate da alcuni cittadini nel momento in cui si sono recati in visita e in preghiera presso le tombe e i loculi. Alcuni di essi avrebbero anche minacciato di concretizzare i sospetti denunciando i propri timori alle autorità, ma finora nessuno è passato alle vie di fatto. Ma l’impressione è che quello cui stiamo assistendo sia uno stato di calma apparente, in cui il fuoco cova sotto la cenere. Ma l’esplosione – come è facilmente comprensibile in casi del genere – potrebbe davvero essere dietro l’angolo.

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