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Infanzia negata, fare rete per tutelare la gioventù

Ieri mattina nella sala consiliare del Municipio di Ischia l’incontro in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

La tutela dei minori è la base imprescindibile per costruire una società sana. La giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è stata adeguatamente celebrata ieri mattina in una conferenza nella sala consiliare del Comune di Ischia, che ha riunito i numerosi attori isolani che sono a diretto contatto con le problematiche connesse al delicato tema della protezione di bambini e ragazzi dalla violenza fisica e psicologica.

Moderato dalla giornalista Carmen Cuomo, l’incontro ha preso le mosse dall’intervento del vicesindaco Luigi Di Vaia, che ha ringraziato tutti i componenti del qualificatissimo parterre di relatori, in grado di esprimere al meglio l’attuale contesto isolano sul tema in esame. Una giornata che secondo il vicesindaco può accendere un faro su situazioni anche molto crude, che talvolta maturano anche nelle quattro mura domestiche, per far nascere una maggiore consapevolezza sulla tutela dell’infanzia e dell’adolescenza.

La data di ieri tra l’altro non è stata scelta senza significato, in quanto il 20 novembre 1959 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, e lo stesso giorno del 1989 la stessa Onu approvò la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia.

Con l’ausilio di slide e di brevi proiezioni, sono passate sullo schermo alcune testimonianze reali di drammatici episodi di violenza su bimbi e ragazzi, che hanno fatto da preludio al toccante racconto di una ragazza di 21 anni che in sala ha ricordato la sua vicenda, di cui leggete a parte.

Un qualificato gruppo di relatori ha delineato l’attuale situazione sul territorio isolano circa le iniziative di protezione dei minori dalla violenza familiare e dalla piaga del bullismo e del cyberbullismo

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La prima tra i relatori a prendere la parola è stata la psicologa Maria Sarracino, dell’Unità materna infantile dell’Asl Napoli 2 Nord, che ha delineato lo stato attuale della nostra legislatura sulla problematica, le possibilità di accoglienza, di ascolto, oltre che di cura per danni anche fisici, e le problematiche psicologiche che insorgono nelle famiglie dove si genera la violenza. La disistima verso sé stessi, la vergogna, la mancanza di modelli di riferimento, la sensazione di inadeguatezza, di non essere meritevole di affetto, di meritarsi addirittura quella violenza. Molto, se non tutto, deriva dalla errata convinzione che il non denunciare sia un atteggiamento per “salvare” la famiglia, la dignità, evitando lo stigma sociale. Dunque, prevenzione prima di tutto, prima che sia troppo tardi. Intervenire tempestivamente, ha spiegato la dottoressa Sarracino, è fondamentale per garantire la crescita di bambini che siano in grado di diventare cittadini capaci di inserirsi nella società. Lo sviluppo dell’empatia è un altro aspetto fondamentale per contribuire a ridurre la violenza insita nelle relazioni.

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È poi intervenuto Ciro Di Gennaro, direttore sanitario dell’Ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, il quale ha riportato le dinamiche isolane relative a episodi di violenza subiti da chi si rivolge al Pronto soccorso. Si instaura un rapporto empatico con il giovane o il bambino, mentre l’esperienza sanitaria consente di valutare eventuali segni sul corpo per capire se siano il prodotto di violenze domestiche. C’è anche l’aspetto legale: i medici in quel momento sono pubblici ufficiali che in presenza di determinati elementi sono obbligati a denunciare o quantomeno segnalare alla autorità giudiziaria. L’Asl si è dotata di un Comitato unico di garanzia, dove notevole attenzione è rivolta alle violenze domestiche. L’opera di volontari e le dimensioni isolane, secondo il dottor Di Gennaro, possono consentire al nostro territorio una maggiore possibilità di “fare rete” in maniera efficace verso la violenza familiare.

Irene Orsino, direttrice del Centro antiviolenza “Non da sola”, ubicato al centro Polifunzionale di Ischia, ha illustrato le dinamiche dell’assistenza che viene fornita, dall’ascolto alla prima accoglienza fino ai casi di rifugio e ospitalità. La dottoressa ha spiegato quali altre misure di sostegno sono previste dalle leggi più recenti alle donne vittime di violenza e ai loro figli: sostegno economico, inclusione lavorativa, educazione domiciliare, percorso psicologico e ricorso alla Caritas. Alcune schede proiettate tramite slide hanno documentato il monitoraggio della situazione nell’ultimo anno, ma sono state illustrate anche le dinamiche legali innescate dalle segnalazioni, con la stretta collaborazione delle Forze dell’Ordine e dell’Asl, coi servizi sociali sempre più centrali e responsabilizzati nella gestione dei casi, tramite la delega di competenze dallo Stato alle Regioni, e le linee di indirizzo nazionali sulla tutela dei minori, con le tre “p”: promozione, prevenzione e protezione. Lavorare per microbiettivi, per i quali anche la famiglia è coinvolta e può sentirsi gratificata per il raggiungimento degli stessi.

Dal dibattito è emersa la presenza di sempre maggiori mezzi a disposizione per combattere una battaglia difficile ma che si può vincere grazie alla intensa collaborazione tra istituzioni sanitarie, servizi sociali, sportelli di ascolto, Forze dell’Ordine

Un’altra problematica molto seria è quella del bullismo e del cyberbullismo: è stata proiettata una testimonianza videoregistrata di un’altra ragazza, colpita da dislessia che veniva pesantemente schernita in classe dai compagni. La scuola, dopo essere venuta a conoscenza della patologia, non diede alcun aiuto sostanziale, mentre continuavano con sempre maggiore violenza gli atti quotidiani di bullismo, al punto da rendere ogni giorno la frequenza scolastica come una sofferenza da incubo. Tre anni di scuole medie terribili. La voce flebile della ragazza attraversava lo schermo, facendo sentire epidermicamente tutta la sofferenza subita dalla giovane per interminabili anni. Alle superiori ella trovò qualche momento di tregua, ma dopo qualche tempo l’incubo tornò sotto forma di atti di scherno ed emarginazione, inducendola a chiudersi sempre di più, a non uscire mai di casa. La situazione sfociò in un ricovero causato dall’immenso stress psichico: da allora la ragazza riuscì a trovare la forza, con l’aiuto della madre, per reagire. Fu presa la decisione di cambiare scuola, a favore di un istituto molto più attento ad assistere i giovani dislessici: sono arrivate finalmente alcune amicizie, e una situazione comunque migliore, insieme a una maggiore fiducia nel futuro, con la volontà di essere finalmente felice, come a volte le era capitato alle scuole elementari, prima che il bullismo la travolgesse.

È stato l’ispettore Giuseppe Marro, della Polizia di Stato, a illustrare il lavoro sul campo degli agenti del Commissariato di Ischia per fronteggiare il fenomeno del bullismo, sempre più diffuso. L’emarginazione e l’isolamento di quello che viene considerato “diverso”, anche a livello di etnia, diventa troppo spesso il detonatore di situazioni drammatiche. L’ispettore Marro ha sottolineato l’importanza della prevenzione, la cui efficacia non potrà mai essere eguagliata da nessuna repressione del reato. Oggi le moderne applicazioni, disponibili sul sito della Polizia di Stato, consentono ai ragazzi vittime di episodi di bullismo di inviare facilmente le segnalazioni: un invito a vedere nelle Forze dell’Ordine, sotto la divisa, delle persone pronte a fornire un aiuto concreto.

Il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Ischia, Angelo Pio Mitrione, ha commentato un video dove si evidenziava efficacemente la frequente sottovalutazioni di crimini gravi come il bullismo, la violenza, lo stalking, la discriminazione razziale, l’istigazione al suicidio che vengono spesso colpevolmente definiti come ragazzate o bravate. Il Comandante ha messo in guardia sui vantaggi e i pericoli che il web ha introdotto nelle nostre vite. Il dualismo tra identità reale e identità digitale non deve far dimenticare che in entrambi i campi i nostri atti presuppongono delle responsabilità, a dispetto di chi si sente deresponsabilizzato dallo schermo di un supporto elettronico, come i famosi, anzi famigerati, leoni da tastiera. Il comandante ha ricordato diversi casi, verificatisi sulle isole del Golfo, che hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, ma anch’egli ha rimarcato il valore della prevenzione, dell’intervento tempestivo, del rivolgersi a persone di fiducia, anche nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine. Un messaggio rivolto in maniera davvero sentita ai tanti giovani presenti in sala.

In un territorio relativamente circoscritto come l’isola, l’impegno per la tutela dei giovani parte innanzitutto dalla prevenzione. L’intervento tempestivo può evitare esperienze da incubo, in grado di segnare indelebilmente la vita del minore: in sala diverse testimonianze drammatiche di vita vissuta

La dottoressa Cristina Rontino, del Punto D Centro di Ascolto, si è ricollegata al caso della ragazza che aveva riportato in sala la sua personale testimonianza, ripercorrendo sinteticamente i contatti che hanno consentito di aiutarla. La dottoressa ha evidenziato i numerosi mezzi che ormai presidiano il territorio isolano a tutela e protezione dei minori, anche grazie a una sempre maggiore attività di Cittadinanza attiva. La violenza non è solo fisica, ma anche psicologica, economica, che rende impegnativo far comprendere alle donne che esiste la possibilità di essere aiutata.

Componente della cooperativa sociale Arké, oltre che esponente di spicco della Caritas isolana, Luisa Pilato ha lodato l’iniziativa del tavolo che ha riunito i tanti attori isolani, la cui cooperazione sta dando numerosi frutti, e ha ricordato altre problematiche tipiche del territorio, come quello dei senzatetto. Problematiche che su uno spazio relativamente ridotto come l’isola possono essere validamente affrontate.

Anche la dottoressa Assunta Barbieri, dirigente scolastica del liceo Ischia, ha messo in guardia sugli enormi pericoli di comportamenti che il web rende abnormi: filmati che, immessi sulle chat, rendono praticamente impossibile il pur anelato diritto all’oblio. Si pensi anche alla piaga del revenge porn.

Tre ore filate via veloci, su un tema urgente ma difficile, coi ragazzi in sala che si sono detti sorpresi dall’aver appreso numerosi aspetti di comportamenti purtroppo diffusi, ma sulle cui gravissime conseguenze spesso non si riflette ancora a sufficienza.

Foto Franco Trani

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