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La stagione delle fiere

Ogni anno di questi tempi ci si interroga sulla opportunità di partecipare alle fiere del turismo, sulle modalità di partecipazione, sul ruolo degli operatori e delle istituzioni, sulla necessità di andare insieme per proporre un sistema che… non c’è.  Diciamo la verità, è un dibattitto antico e stantio, sempre lo stesso, che rispecchia lo stato, ormai patologico, della nostra Isola, della nostra economia turistica, sintesi ed espressione di un tessuto sociale frantumato. Anche per le fiere vale il triste luogo comune che sulla nostra Isola l’occasione per tutti diventa il solito affare (?) per pochi. Avevo sempre pensato che un evento fieristico doveva rappresentare l’occasione per “esporre” le proprie bellezze,  proporre la propria offerta legata al territorio, agli eventi, ai giacimenti balneari, termali, culturali, paesaggistici ed ambientali e, perché no, enogastronomici e delle produzioni tipiche. Ma per fare tutto ciò un “prodotto” va elaborato,  condiviso, messo in rete,  reso fruibile anche con un sistema di trasporti idoneo e sostenibile sia per il raggiungimento della meta che per la mobilità al suo interno. Forse sarò stato distratto, ma non ho percepito che sulla nostra Isola fosse in cantiere un percorso che andasse in questa direzione.

Dalle cronache giornalistiche e dai social ho avvertito solo che c’era un’Isola in cammino in ordine decisamente sparso e confuso, senza un’idea o una strategia condivisa e comune. Divisi, come sempre. Ognuno a parlare del suo piccolo o grande festival, della sua più o meno importante iniziativa o premio, dei sui alberghi, del suo Paese o della sua Frazione, ad esibire il proprio io. Ho il sospetto che così non si va da nessuna parte! Ed allora sarebbe il caso di definire i ruoli, andando oltre l’autoreferenzialità dei più, i deliri di onnipotenza di troppi e le presunzioni mal riposte di altri.  Tanto per cominciare, sarebbe meglio che i nostri rappresentanti delle Istituzioni restassero a casa e si preoccupassero di rendere la nostra Isola decorosa, vivibile, sicura ed accogliente a cominciare dai punti di approdo per finire alle spiagge, passando per i centri storici, fino ad arrivare alla splendida area pedemontana.

Non penso che la indispensabile riqualificazione dell’offerta turistica, la sua diversificazione anche in una logica del tanto abusato termine di destagionalizzazione, o quanto meno di allungamento della stagione turistica oggi fondamentaleanche per le note vicende legate alla indennità di disoccupazione, possa passare per la partecipazione ad una fiera per proporre un’Isola che non c’è. A meno che qualcuno non pensi che si possa vivere di “diritto di cittadinanza”. Oggi Ischia avrebbe bisogno di un supporto consulenziale concreto e di altissimo profilo che indichi la rotta e riscriva l’agenda delle cose da fare. Un tavolo tecnico composto, non dai soliti noti,magari espressione dei soliti gruppi di potere (?) riuniti in fallimentari organizzazioni ed organismi, ma da chi fa questo per professione e sappia raccogliere ed elaborare le giuste informazioni per capire in che direzione andare di concerto con i più grandi tour operator mondiali. Ecco, in questo senso le Amministrazioni locali potrebbero fare molto, a cominciare dal rendere disponibile la tassa di soggiorno per concorrere alla copertura della spesa di un progetto ambizioso.

Sembra ormai irrinunciabile intervenire per la ridefinizione dei cosiddetti standard dell’offerta, individuare nuove e diverse famiglie di potenziali turisti, nuovi mercati ocapire come recuperare quelli vecchi ormai perduti. Il turismo naturalistico e quello enogastronomico, come quello culturale non penso si accreditinosolo perché abbiamo dei bei sentieri, o facciamo il vino buono o perché abbiamo una densità di ristoranti stellati invidiabile grazie alla grandissima professionalità dei nostri chef o piuttosto perché abbiamo Villa Arbusto o La Colombaia e men che meno perché andiamo alle fiere. E allora, rimbocchiamoci le maniche ed ognuno faccia la sua parte nel ruolo che più gli è proprio, soprattutto di degni custodi della nostra terra, di degni eredi della cultura della accoglienza, dell’amicizia e dello stare insieme. Facciamolo con umiltà, la stessa che ha contraddistinto le nostre donne ed i nostri uomini all’avvento del turismo sulla nostra Isola, quella dei valori della civiltà contadina, per intenderci, quelli attrattivi di capitali sani, di uomini di cultura che poi, non a caso decidevano di eleggere Ischia come loro residenzaprediletta, di turisti ricchi ed importanti. Per i necessari processi di internazionalizzazione, le indispensabili strategie di marketing, di comunicazione, di vendita nel rispetto delle più innovative strategie e metodologie lasciamo che lavori chi ha le adeguate competenze e conoscenze e se ce lo chiedono … andiamo pure alle fiere.

VITO IACONO IMPRENDITORE

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