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INTERPRETAZIONE DI UN INCUBO

 LETTERE ALLO PSICOANALISTA 

Gentile Signor Professore,

sono una donna di cinquant’anni e, sebbene viva da molti anni in Italia, le paterne origini tedesche hanno sempre influito su di me. Ha influenzato la mia disposizione di animo, certamente, quel tratto della cultura protestante che istituisce il proprio centro nella dimensione profonda della psiche e la elegge a fulcro della spiritualità.

Da più di una decade, dopo la conclusione del mio secondo matrimonio, ho deciso di lasciare Milano, dove abitavo, per risiedere in una piccola e graziosa casa a Serrara Fontana; qui, affacciandomi dal terrazzino fiorito, che è il mio piccolo orgoglio, godo del vasto orizzonte del mare e della silhouette della Costiera Sorrentina: per me questo è un meraviglioso premio alla sostanziale solitudine che patisco e, allo stesso tempo, che mi sono guadagnata.

La mia consueta occupazione di traduttrice letteraria favorisce, infatti, l’isolamento e l’isola lo amplifica. È pur vero che, di tanto in tanto, mi allieta la visita di amiche e di amici che vengono a trovarmi da fuori, ma, sostanzialmente, trascorro le mie giornate davanti al computer, per lavoro. Ciò mi ha comportato una crescente pigrizia, una voglia di assestarmi sempre di più nel mio spazio e nelle mie abitudini e, lo ammetto senza esitazione, effettive forme di misantropia.

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Ultimamente, però, un uomo interessante, incontrato in una delle rare occasioni in cui mi sono recata a teatro con una conoscente, a Ischia, ha perturbato il mio lungo stato di quiete, suscitando in me eccitazione e, al contempo, una sconfinata inquietudine, della quale il sogno che sto per narrare è soltanto uno dei segni più evidenti.

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La notte dopo aver accettato l’invito a cena con questo nuovo amico – serata, per altro, svoltasi in modo gradevole – il mio sonno è stato interrotto da un incubo angustiante: nella sua una prima parte, mi trovavo proprio in compagnia dell’uomo con cui ero uscita. Lo accompagnavo a fare delle compere – in particolare ad acquistare delle scarpe. Dopodiché, lui mi stimolava a fare altrettanto. In effetti, in breve mi ritrovavo con un pacco in mano a pagare quello che doveva essere il mio nuovo paio di scarpe. Giunta alla cassa, inavvertitamente, i soldi mi cadevano a terra; le commesse presenti accorrevano premurosamente e mi aiutavano a raccoglierli. Con mio stupore, non si trattava di banconote, ma di semplici spiccioli. Una volta uscita per strada, ero preda del dubbio e controllavo il contenuto del pacco. Scorgevo, allora, una scatola nera, e non bianca come sono di solito quelle delle calzature. Capivo immediatamente che lì dentro non avrei trovato ciò che credevo di aver preso e mi sentivo pesantemente raggirata.

Seguiva un secondo sogno, apparentemente senza alcuna relazione con il primo. Qui ero addormentata nel letto e, all’improvviso, dalla finestra irrompevano con violenza incredibile frotte di animali selvatici – serpenti, cinghiali, uccelli notturni e altri che, adesso, non rammento. Ciò che ricordo è, comunque, il mio disperato tentativo di respingerli chiudendo la finestra. A questo punto mi sono destata, carica d’ansia.

Poi, piano piano, ho provato a riassopirmi. Appena tornata a dormire, però, sono caduta in un incubo ancora peggiore: in casa mia erano entrati vari giovani e tra di essi c’era una ragazza. Mi chiedevo come avessero fatto, visto che avevo chiuso ermeticamente la porta principale. Quindi, riflettendo, mi rendevo conto che si erano infilati dentro dalla cantina. Molto disturbata da quella presenza, li scacciavo. Solo all’apparenza se ne andavano, però; infatti, al loro posto subentrava una banda di teppisti, che in un attimo devastavano tutti gli arredi e m’ingabbiavano in uno strano macchinario. Questo mi toglieva ogni energia dal corpo. Quindi iniziavano a picchiarmi selvaggiamente. Mi sono svegliata urlando di terrore.

Ecco il mio angosciato resoconto. Le domando come si spiega il sopraggiungere di tanta violenza nei miei sogni attuali.

 

INTERPRETAZIONE DI UN INCUBO

 

L’incubo, (Johann Heinrich Füssli, 1790−1791, olio su tela. Francoforte)

 

Gentile Signora,

il suo è un classico “sogno di angoscia” che esprime, plausibilmente, il conflitto tra un desiderio di riprendere “a camminare insieme” a un nuovo compagno e i timori collegati al rischio di rimettersi in gioco emotivamente e sentimentalmente in una relazione profonda.

Questa “profondità”, termine da lei stessa evocato a proposito della cultura tedesca, non riguarda soltanto l’intensità degli affetti che il rapporto con un partner implica, così come la loro eventuale durevolezza, bensì concerne soprattutto il trasporto verso il mondo come luogo meritevole di un amore che va oltre la soglia del suo «spazio» privato.

Arrivano i momenti della verità nella vita, i momenti nei quali ogni tentativo di sedare la nostra autentica natura si affievolisce: le immagini che ci richiamano al senso smarrito di noi ciascuno riaffiorano, sfrecciano, ci balzano addosso, ci assalgono; quanto della nostra Anima (gli «animali») avevamo scacciato dalla «porta» rientra prepotentemente «dalla finestra»; la realtà “ctonia” della psiche, negletta e ignorata, si riaffaccia dal buio degli inferi in cui era stata sprofondata e “diabolizzata”,costringendo la Coscienza sopita a ridestarsi di colpo.

L’Io – che rappresenta il modo funzionale di approcciarsi alla realtà che ognuno di noi ha- cerca, allora, di eseguire il suo vieto rituale di esclusione ed esorcismo del mondo inconscio, ma il tentativo non può che rivelarsi fallimentare. Quella realtà va, oramai, necessariamente incontrata, altrimenti non si può che pesantemente subirla.

D’altronde, cosa poteva mai annunciare la comparsa della «scatola nera» che lei, nel sogno, ottiene in luogo del contenitore delle scarpe? Come quella degli aerei, che si cerca di recuperare dopo un incidente, poiché lì vi si trovano registrati gli eventi di un viaggio in cui qualcosa è andato storto, così, forse, è la sua traversata “infera” nei meandri dell’Inconscio che lei si ritrova a stringere tra le mani. Ciò può apparirle inizialmente un inganno, una frode pericolosa e inquietante, ma deve prendere atto che vi è condotta da un suo bisogno ineludibile: quello di rispondere a un’esigenza maggiore da troppo tempo accantonata mediante un’esistenza di eccessiva quiete e oblio.

Di conseguenza, nessuna porta sbarrata la salverà da sé stessa, poiché è il suo desiderio profondo che ve la spinge.

Attenzione, però, ché, nel riattivarsi nel rapporto con l’altro (l’uomo reale con cui sta uscendo e, soprattutto, attraverso di lui, lo scenario potenziale del mondo nel quale rimette piede) sorgono insidie ai danni del desiderio medesimo; infatti, le paure di nuove ferite insorgono a contrastare il percorso di apertura. Ecco perché gli aspetti «giovani», ossia in divenire, del suo Animus (il corrispettivo femminile di ciò che è l’Anima per il soggetto maschile, secondo Jung) assumono un contorno ipnotico per la coscienza e distruttivo per l’Io, il quale viene pesantemente “bastonato”. Questo, infatti, si ritrova imprigionato in una dimensione “macchinale” e indebolita, tipica dello stato depressivo.

È fondamentale che lei, Signora, non si lasci abbattere da questi rigurgiti di narcisismo mortifero, il cui unico scopo è di allontanarla da una vitalità audace e da una capacità d’impregnare il mondo della sua sensibilità e della sua cultura, e ciò soltanto per evitare la sofferenza che ogni autentica messa in gioco implica. Meno lei cederà al ricatto delle “sirene depressive”, maggiormente si aprirà alle proprie immagini profonde, e a quelle che si sostanziano nel rapporto con l’altro, e più sentirà scorrere in sé l’energia e la convinzione di aver scelto la strada giusta.

 

 Francesco Frigione è psicologo e psicodrammatista analitico, psicoterapeuta individuale e di gruppo, docente di psicodramma in una scuola di specializzazione per psicoterapeuti, formatore di educatori e studenti, autore di progetti psico-socio-culturali in Italia e all’estero. Nato a Napoli, vive e lavora a Roma e a Ischia. Ha fondato e dirige il webzine e il quadrimestrale internazionali “Animamediatica”.

Contatti

E-mail: francescofrigione62@gmail.it

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