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Invertire la tendenza, altrimenti Ischia muore

DI GIANLUCA TRANI

Faccio una premessa. Nella mia disamina, sebbene parte in causa, cercherò di spogliarmi del ruolo istituzionale ricoperto cercando di essere quanto più obiettivo possibile. E scusandomi in anticipo con i lettori de Il Golfo se la cosa non dovesse riuscirmi compiutamente. Ischia, credo sia davanti agli occhi di tutti, è ormai un paese al collasso con una guida non soltanto incapace di guardare in prospettiva ma evidentemente nemmeno di gestire l’ordinario. L’estate ce la siamo messa alle spalle ma il modo con il quale ci siamo presentati all’utenza turistica è stato francamente imbarazzante, per usare un eufemismo, ed ha costituito ancora una volta un biglietto da visita pessimo, che certamente non ha regalato una bella immagine del paese. Vorrei partire dalla questione traffico, che oggettivamente in una realtà come la nostra non si può pensare di curare con un’operazione “spot” e poco più come la navetta Zizì, peraltro in una prima fase affidata in maniera un po’ azzardata ad una ditta privata prima che venisse stipulata una convenzione con l’Eav. Provo a farmi e a farvi una domanda: ma siamo davvero sicuri che questo mezzo di trasporto, anche usato a pieno regime, contribuisca a risolvere i problemi di ingolfamento del traffico nel centro di Ischia? Insomma, non ci vuole certo un genio della matematica per capire che non saranno quindici, massimo venti auto (quelle lasciate al Palazzetto nei momenti di massima affluenza sulla navetta) a risolvere ataviche ed irrisolte criticità. Capirete che parliamo di parva materia e che certo nemmeno l’istituzione della seconda linea servirebbe a granché.

Occorre riuscire ad avere la lungimiranza di guardare lontano ed adottare misure che rientrino in un piano armonico e soprattutto studiato a tavolino, e non certo affidato ad estemporanee iniziative. Se si vuole arrivare ad una chiusura del centro di Ischia, bisogna affidarsi ad un sistema di mobilità alternativa che garantisca davvero ai cittadini – siano essi residenti che ospiti dell’isola – la possibilità di muoversi lungo il territorio in maniera rapida (e dunque senza lunghe attese) e agevole, e soprattutto h 24, in modo tale da non danneggiare settori come il commercio che dalle nostre parti, già in crisi, alle volte devono fare i conti con degli orari di chiusura al traffico veicolare che, in virtù anche delle nostre pessime abitudini, finiscono col tenere lontano la clientela. Occorre volare alto, al tirar delle somme e mio malgrado ogni giorno che passa mi rendo conto che questo sindaco e la sua amministrazione non sono in grado di farlo.

In un contesto tanto deprimente aggiungiamo la scarsa cura del territorio: spiagge abbandonate dalle quali si pensa appena a rimuovere qualche barca (ma non i rifiuti continuamente ammassati sugli arenili e nei pressi degli stessi, altro esempio di operazione spot tanto cara ai nostri governanti), pulizia delle pinete inesistente (roba da far gridare allo scandalo), periferie dimenticate che ricordano tanto le zone degradate dell’hinterland partenopeo e prossima inaugurazione di un’opera pubblica quale il parcheggio ex Jolly che in primis tarda ad arrivare e in secondo luogo non è nemmeno da attribuire a questo sindaco. Ciliegina sulla torta, la soppressione di due manifestazioni di assoluto richiamo turistico come la Festa di Sant’Alessandro e la Festa del Porto. Ma forse non ci si può aspettare di più da un’amministrazione che si tiene in piedi grazie a qualche “salto della quaglia” su cui vale la pena di stendere un velo pietoso. Eppure non è giusto che a pagare le spese di tutto questo debba essere la gente di Ischia. Vivendo alla giornata non si va lontano. E così il paese muore.

* CAPOGRUPPO CONSILIARE ISCHIA CAMBIA

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